Sandro Bonvissuto La Repubblica 6 febbraio 2023
Roma, Mourinho e la sindrome dell’autosconfitta
Così la lite tra l’allenatore e Zaniolo racconta il male atavico che affligge la Capitale, Caput Mundi e cortile di condominio
E la sua struggente bellezza. Io sto sempre qui, fra la storia sovrapposta, i rioni, le ere, i quartieri, i disastri architettonici del centro e della periferia, la gente. Quello che resta della città più bella del mondo è comunque ancora la città più bella del mondo.
Capace come nessun altro posto conosciuto a tenere insieme bellezza e bruttezza. Quelle che gli ha inflitto la vita. Solo a chi vive qui è concesso di conoscere questa città dall’inizio alla fine, chi invece viene di passaggio gode di Lei come si fa quando ci si concede un lusso a pagamento. Gli altri, i cittadini romani sono obbligati a viverne anche le miserie. E non sono poche.
L’eliminazione di ieri dalla Coppa Italia segna la stagione della ASRoma privandola del primo obbiettivo di quest’anno. Il principale, il più importante, per ciò che mi riguarda avrei anche firmato col sangue nel caso in cui fosse rimasto l’unico. Un po’ perché sta Coppa Italia è diventata una chimera ( sono cresciuto con una Roma che vinceva sempre Coppe Italia. Un anno si e un anno pure. Che dicevamo fra noi, ce la dessero subito senza nemmeno giocarla.
E ad ogni inizio stagione, in tutti i bar del paese, si affermava con forza che tanto la Coppa Italia l’avrebbe vinta la Roma), un po’ perché la nuova maglia dell’anno prossimo con la stellina d’argento sopra sarebbe un bellissimo vestito con il quale farsi seppellire. Tu che te metteresti quando muori? Mah, direi elegante, ciò un vestito grigio scuro che presi al Gruppo Clark a Piazzale della Radio. Tu, invece che te metteresti? Io la maglia della Roma, quella dell’Adidas, con la stella d’argento sopra. E basta.
Oggi invece ci ritroviamo davanti ancora un’altra stagione guasta, l’ennesima alla quale riuscire a dare un significato, noi a lei, e non lei a noi, che siamo l’unico stadio sempre esaurito che c’è, nonostante i prezzi, nonostante i controlli, nonostante le infrasettimanali, nonostante tutto.
La Roma scende in campo con una formazione suicida nel primo tempo, piena di ragazzini, fra i quali gente come un appagato Volpato che a 13 anni e per un gol al Verona forse si sente Garrincha, o Cristante che a Firenze farebbe la panchina, o Mancini che è come quegli amici che non ci puoi uscire perché vonno menà a chiunque.
Kumbulla che s’era scordato di essere un giocatore di pallone. Tahirovic titolare per forza perché andrà venduto in estate ad un prezzo più alto possibile, quindi meglio che a rimanere fuori siano Bove o Camara.
O Pellegrini, sul braccio del quale splende la fascia che fu dei capitani romani eromanisti, prestigio e orgoglio che solo la Roma può esibire al mondo. Capitani ai quali nessuno di noi ha mai chiesto di vincere. Ma solo di combattere. Lottare. Per la squadra e per la maglia. Arriviamo alle partite così, con una grande partita a Napoli, dove potevi pure perde tranquillamente, tanto ci perdono tutti, e disputare invece un grande incontro con la Cremonese, visto che si trattava solamente della partita più importante della stagione.
Con gli acquisti del mercato invernale conclusi negli ultimi 20 minuti, il caso Zaniolo che si colora di dolorose epistole, una società che finge di non capire come gli unici boni a giocà a pallone qui siano Dybala, Smalling, e quel che l’anagrafe ci ha lasciato di Matic.
E allora niente, andiamo avanti così in attesa di sapere quello che farà il Mister a fine stagione, se sarà rimasto anche lui stregato da questa città e dal pubblico giallorosso, o se andrà via per lasciarci di nuovo in mano agli allenatori di sempre, quelli venuti qui perché alla moglie e al loro commercialista sta bene così, e della ASRoma chissenefrega.
D’altronde questo è il nostro destino: l’autosconfitta. Mentre al popolo romano tocca il compito di sempre, quello di assistere allo spettacolo della bellezza e della bruttezza insieme, il gol di Zaniolo che ci regala la Conference, e il file audio coi retroscena silvani di lui in camporella. Perché Roma è così, Caput Mundi e cortile de condominio delle case popolari. Insieme.