Antonello Guerrera La Repubblica 9 febbraio 2023
E in Gran Bretagna il leader di Kiev incassa l’apertura sugli aerei da guerra
«Lo vedo nei vostri occhi: vinceremo. Sconfiggeremo il male, come nella Seconda guerra mondiale. La Russia soccomberà. Anche il mondo cambierà. La libertà vincerà.
Ma la libertà ha le ali…». Così parla Volodymyr Zelensky, in uno storico discorso a Westminster Hall. Parole emozionanti, che convogliano scroscianti applausi di ogni colore politico nel glorioso e affollato atrio più antico del Parlamento di Westminster.
Ma che allo stesso tempo veicolano una pesante richiesta di Zelensky, che difatti consegna un casco da pilota militare allo speaker della Camera dei Comuni, Lindsay Hoyle. Dopo i tank – una dozzina di “Challenger 2” da Londra – ora il leader ucraino, arrivato ieri nella capitale britannica per la prima visita nel Regno Unito dall’inizio della guerra, chiede esplicitamente “i caccia”.
Il primo ministro Rishi Sunak, a differenza dei più riluttanti alleati occidentali, apre: «È un’opzione sul tavolo». Downing Street precisa che «sarebbe un’opzione a lungo termine » visto che gli inglesi ci hannomesso cinque anni a imparare a far volare un Typhoon. Ma il ministro della Difesa britannico Ben Wallace è già stato istruito di individuare i jet adatti, F-16 o gli stessi Typhoon.
E soprattutto, ieri lo stesso Sunak ha annunciato che i britannici stanno già istruendo i soldati ucraini in Inghilterra (10mila l’anno scorso, 20mila quest’anno) a pilotare caccia «standard forniti alla Nato» per «proteggere i cieli ucraini». «Date subito i jet a Kiev!», rilancia uno spettinato Boris Johnson, che da mesi sta soverchiando il successore Sunak con il suo attivismo per l’Ucraina e che ieri è stato lodato pubblicamente da Zelensky: «Boris, senza di te l’Occidente non sarebbe mai stato unito contro la Russia».
«Grazie, Gran Bretagna» ripete il leader ucraino, nella sua bellica tuta cachi. Tra ricorrenti riferimenti a Churchill, Sunak e Zelensky si abbracciano, si scambiano regali, come una munizione sparata in onore della defunta Queen. Poi l’incontro a Buckingham Palace del leader ucraino con Carlo III, «un re pilota» (nella Raf negli anni Settanta), «come sono re i piloti militari ucraini».
«Eravamo tutti preoccupati dellasorte sua e del suo Paese», lo conforta il monarca, «ora sono così contento che mi è venuto a trovare».
Il Regno Unito è tra i Paesi che maggiormente hanno sostenuto lo sforzo bellico ucraino. Londra lo ha fatto sinora con oltre 2,4 miliardi di euro in mezzi ed equipaggiamento militare forniti a Kiev, tra cui i missili Brimstone e gli anti-tank “Nlaw”.
Il patto tra Londra e Kiev è indissolubile. Non a caso i britannici hanno sostenuto militarmente e finanziato l’Ucraina dalla sua indipendenza oltre 30 anni fa (vedi l’operazione Orbital) e ieri sera Sunak e Zelensky hanno firmato una “Dichiarazione di unità” in difesa delle «nazioni sovrane, democratiche e libere» prevedendo tra le altre cose anche il «futuro ingresso dell’Ucraina nella Nato», processi internazionali alla Russia e riparazioni per Mosca.
Ieri sera, il ministro degli Esteri britannico James Cleverly, durante il summit di “Pontignano” a Roma d ove oggi si terrà un vertice “2+2” con quello della Difesa Ben Wallace e i pari italiani Tajani e Crosetto, ha ammonito: «Noi e l’Italia dobbiamo fare tutto il possibile perché l’Ucraina vinca contro la Russia».