Altro che fiori Rock e chitarre. Ormai l’Ariston è Casa Måneskin

Ernesto Assante La Repubblica 10 febbraio 2023
Altro che fiori Rock e chitarre. Ormai l’Ariston è Casa Måneskin
Il gruppo sul palco con Tom Morello dei Rage Against The Machine. Televoto per i 28 in gara. E Morandi torna a prendere il latte

 

Serata maratona con tutti i concorrenti L’esordio di Paola Egonu con Amadeus Dopo Blanco problemi tecnici per Grignani “Ma io ho 50 anni e so come gestire le cose”

Si è parlato di politica, di donne, di carcere, di Costituzione, ma alla fine si tratta pur sempre di una gara di canzoni e ieri Sanremo ne ha fatte ascoltare ventotto, una dopo l’altra, tutte nuove. È stata sostanzialmente una serata di musica, perché alla fine anche l’intervento di Paola Egonu è rimasto circoscritto in un mare di musica.

Quindi una serata senza scandalo, senza sorprese, nulla di veramente significativo o anche di vagamente memorabile al di fuori della musica, aperta da Morandi che prima fa finta di essere ufficialmente il valletto di Amadeus e poi, invece, diventa l’elemento vitale del palco, quello che dialoga con i cantanti in gara, scherza con il pubblico, sfugge ai testi scritti, non vuol fare il conduttore e ci riesce, davvero, benissimo.
M

usica quindi, tanta, con in bella mostra i Måneskin: non potevano non esserci nel Festival che prova a mettere insieme tutta la musica italiana. E quando arriva Tom Morello a fare da guest è chiaro che la band romana sta vestendo i panni dei superospiti internazionali, dopo quello di concorrenti e vincitori.

E tanto per dire che tutto sta insieme, dieci minuti dopo, lo stesso pubblico che cantava entusiasta Zitti e buoni , intonaFatti mandare dalla mamma con Morandi e Sangiovanni, senza attrito. E i due sono in perfetta sintonia, nonostante l’inutile balletto che cita Morandi di 50 anni prima ma rischia di trasformare l’incontro tra due generazioni della canzone italiana in una puntata di I migliori anni .

Parliamo di canzoni? Ma sì, in fin dei conti ieri sera ne abbiamo sentite più di trenta e non sono poche, quelle di Morandi e di Guè, quella di Annalisa e dei Måneskin, oltre a quelle dei concorrenti.

Il vero fuori programma lo offre Gianluca Grignani, costretto a stoppare la sue esibizione per problemi tecnici offrendo poi una performance molto intensa. Piccolo giallo per una presunta bestemmia dell’artista, prontamente smentita. Alla inevitabile domanda: “cosa ti è piaciuto di più” quest’anno, a dire il vero, non è facilissimo rispondere e si è notato ieri, ascoltando una dopo l’altra le ventotto canzoni in gara.

Perché è tutto, o quasi, nella media, accettabile, gradevole, e preferire (ma alle volte anche distinguere) una canzone all’altra non è semplicissimo. Ci sono ovviamente delle canzoni brutte, ma sono poche e non sono comunque mai bruttissime. E ce ne sono poche, pochissime che salgono al di sopra della media, ma nessuna delle quali è catalogabile come bellissima. È un festival omogeneo, insomma, totalmente privo di sorprese.

Se nei due anni passati, di sorprese e di singolarità ce ne sono state tante e belle, il 2023 invece offre una playlist “normalizzata”, che può piacere a tutti ma fatta di canzoni che, scommettiamo, tenderemo a dimenticare abbastanza rapidamente, sostituite nell’arco di qualche mese da altre canzoni simili, magari proposte dagli stessi artisti del Festival.

Cosa resterà allora? Certamente i Coma Cose, che sono sulla strada giusta per provare a mettere in equilibrio canzone d’autore e indie pop, come dimostraL’addio. E poi il matrimonio annunciato in scena è praticamente imbattibile, la vita che straborda nel festival. Poi anche ieri è stato bravo e gIANMARIA, che ha stile, personalità e forza sufficienti per riuscire sia ad affermare Mostro, che comunque non è male, sia a trovare canzoni migliori di questa.

Forse Madame, ma non perché la sua canzone sia bella (è intercambiabile con altre, è un tormentone) ma per le sue capacità di performer, decisamente al di sopra dellamedia. Marco Mengoni (standing ovation per lui) non aveva bisogno del Festival, ovviamente, per riaffermare il suo status di star, ma Due vite probabilmente gli servirà come sliding door per decidere cosa essere e dove andare domani. E poi Elodie, che può permettersi di uscire dal personaggio glamour e brillare di luce propria come ha dimostrato con una bella performance.

Il resto? Colapesce e Dimartino, Lazza, Levante, e poi una lunga serie di brani che affolleranno le playlist, la programmazione delle radio, le ospitate dei programmi televisivi, poi arriverà l’estate, il reggaeton, il suono latino e andremo avanti verso un’altra stagione di musica da dimenticare. Speriamo in meglio il prossimo anno.

 

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