Castellina, il mio voto disgiunto: Majorino in Lombardia, Bianchi nel Lazio

Luciana Castellina il Manifesto 11 febbraio 2023
Il mio voto disgiunto: Majorino in Lombardia, Bianchi nel Lazio
Ritengo il Pd largamente responsabile di questa differenza di opzioni che ci troviamo difronte e che apparentemente sembra una stravaganza incomprensibile


Ho pensato che sia giusto dirsi, fra lettori e affezionati del manifesto del Lazio e della Lombardia, per chi ognuno di noi domenica voterà e perché. Un tempo era scontato, oggi no. Dirselo e spiegarselo reciprocamente forse aiuta tutti. E così comincio io con la mia dichiarazione di voto.

Io, qui a Roma, voterò per una sigla sconosciuta sebbene quelli che rappresenta siano conosciutissimi. Si chiama Polo progressista, e più sotto è scritto “Sinistra ecologista”, più sopra “Donatella Bianchi (ex presidente del Wwf) presidente della regione Lazio”, candidata scelta dai 5Stelle con cui in questa tornata Sinistra italiana è alleata.

Pochi giorni fa ho partecipato, a Milano, all’assemblea del c.d.Cocomero, la lista rosso-verde con cui ci siamo presentati alle elezioni politiche del 25 settembre, qui alleata col Pd. Anche questa volta con convinzione, e infatti non mi sento affatto in contraddizione, solo amareggiata perché ancora una volta non si è riusciti a stabilire un’ efficace alleanza in grado di contrastare la destra, ma anche di rappresentare un punto di riferimento tale da invogliare i milioni di persone che ai seggi nemmeno ci vanno, a tornare a credere che votare può forse aiutarle a vivere meglio.

Debbo dirvi che ritengo il Pd largamente responsabile di questa differenza di opzioni che ci troviamo difronte e che apparentemente sembra una incomprensibile stravaganza. E che tuttavia è invece, nelle condizioni date, per quell’area di sinistra in cui io mi riconosco, la sola opzione coerente.

In Lombardia una alleanza Pd, sinistra, verdi, 5Stelle si è potuta fare perché Calenda e Renzi hanno deciso di andarsene con la Moratti; perché c’è un buon candidato alla presidenza della regione, Majorino, un Pd che al Parlamento europeo, dove è deputato, ha quasi sempre votato come uno di sinistra. E Sinistra Italiana ha potuto presentarsi con il simbolo che l’ha già unita ai Verdi.

Sarebbe stato meglio che nello schieramento lombardo ci fosse anche il c.d. “terzo polo”? Si’, se si decideva di mettere in campo un fronte antifascista, in base alla stessa logica che spinse Togliatti a dar vita al Cnl. Il fascismo attualmente al governo evidentemente non appare oggi abbastanza pericoloso per suggerire una simile unità, del resto forse peggio esser condizionati da questo duetto detto “terzo” nelle scelte che nelle due Regioni si dovranno fare. A Milano oltretutto

Il nome del candidato presidente, è buono, e altrettanto buono è il cocomero visto che la lista è capeggiata, per i “verdi”, da Daniela Padoan, già alleata alle ultime europee nella lista “per Tsipras”, responsabile del gruppo “Laudato sì”; per i “rossi” da Onofrio Rosati, ex segretario della camera del lavoro di Milano. Per di più anche i 5Stelle fanno parte dell’alleanza.

Nel Lazio si sarebbe potuto fare la stessa cosa? Naturalmente sì, a condizione che il Pd anziché decidere tutto da solo con una arroganza che non ha più titoli per esser giustificata, avesse cercato un dialogo con le altre forze politiche, che avrebbe oltretutto dato ben altre possibilità di vittoria. Il dialogo c’è stato solo nientemeno che con Calenda e Renzi, proprio quelli che in Lombardia hanno preferito stare con la Moratti, e che danno dunque alla compagine un segno che non è quello dell’unità antifascista, ma quello di una precisa e pessima scelta politica. Agli altri – e cioè Sinistra italiana e 5Stelle (con cui peraltro il Pd era in giunta nel Lazio) – è stato solo detto a mezza bocca, dopo aver scelto in proprio il candidato presidente senza consultare nessuno: se volete venire anche voi potremmo farvi un po’ di posto. Dire no a questa proposta e appoggiare una lista che assume con la scelta del terzo polo un preciso equivoco significato politico, credo sia la scelta giusta.

E così a Roma voterò per il Polo progressista, oltretutto perché andando in giro per la campagna elettorale (io sono una veterocomunista e quando c’è una campagna elettorale mi viene naturale andare in giro ), ho scoperto un sacco di nuovi compagni bravi e simpatici che non avevo mai incontrato prima. Soprattutto compagne.

Domenica scorsa a Roma si è tenuta una fantastica assemblea in cui si sono presentate tutte le candidate del Polo progressista e dell’alleato 5Stelle. La sala era stracolma di donne, le candidate di Sinistra italiana e quelle dei 5Stelle molto molto omogenee nei loro propositi, affiatate. Quando hanno dato la parola anche a me, ho raccontato che in una delle vecchie campagne elettorali in cui per le prime volte si affacciarono i 5Stelle mi era capitato assai spesso che qualche compagna alla fine del mio discorso venisse da me e mi dicesse: ”sono totalmente d’accordo con quello che hai detto. E però voterò per i 5Stelle”. Alla mia reazione sconcertata rispondevano “perché c’è bisogno di un botto, di una rottura”.
Era l’epoca Renzi, e la reazione si poteva capire. Il tempo talvolta aiuta. Alle nuove alleate dei 5Stelle ho detto:”Per fortuna anche voi avete capito nel frattempo che destra e sinistra non sono uguali”.

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