Augias, la destra e Sanremo “Aggressivi dopo lo smacco estero”

Andrea Malaguti La Stampa 12 febbraio 2023
Augias: “Aggressivi dopo lo smacco estero. Meloni tace e acconsente, così rischia”
L’intellettuale: «In 60 anni di tv pubblica non ho mai visto un attacco tanto forte. Amadeus leader di sinistra? Da ridere. Morgan? Siamo un Paese libero, per ora»

 

Ariston-gate. «In oltre mezzo secolo di televisione pubblica un attacco così forte, concentrato e pretestuoso non l’avevo mai visto».

Curriculum del preoccupato interlocutore, così come protocollato al neonato Ministero della Cultura e della Censura (non c’è, e forse vista l’aria che tira sarebbe meglio non scherzarci troppo su, ma il corpo a corpo sul Festival ha profili talmente surreali che, se non fossero spaventosi, solleciterebbero imperitura leggerezza): Augias Corrado, giornalista, scrittore, drammaturgo, politico e fine intellettuale. In Rai dal 1960, quando entrò per concorso pubblico come funzionario di fascia C e dove, al culmine di una inarrivabile carriera, è ormai considerato, per storia, prestigio, saggezza e stile, il presidente della Repubblica di viale Mazzini. Nessuno meglio di lui per muoversi nel chiaroscuro di questi giorni sanremesi assai torbidi.

Augias, sul palco dell’Ariston stiamo assistendo al killeraggio politico di cui parla la destra?

«No. Killeraggio politico è un’espressione fortissima, che davvero non capisco. Non c’è proporzione tra quello che succede in questi giorni e un’affermazione tanto pesante».

Minimizza?

«Ma si figuri, valuto. E sono sgomento, perché è come se a qualcuno fossero ceduti i nervi».

Qualcuno che siede al governo?

«La mia impressione è che lo smacco ricevuto in politica estera, che mette a repentaglio la posizione dell’Italia in Europa, spinga ad aumentare gli attacchi interni in una sorta di compensazione».

Fedez, che parla di cannabis libera davanti a milioni di telespettatori, non è un agitatore comunista?

«No, è solo un cantante che sta esprimendo un’opinione su un fatto molto delicato che andrebbe discusso con la dovuta serenità da parte degli organi competenti, in altre parole dal Parlamento».

Ha anche sbandierato la foto del sottosegretario Bignami vestito da nazista a carnevale. Chissenefrega anche di questo?

«Non l’avrei detto in questo modo, ma sì, in fondo chissenefrega. Fedez è solo un artista che fa l’artista. A Sanremo è successo tante volte che i cantanti si occupassero di politica anche in modo sgangherato. Non è una tragedia».

Fino a quale livello di share dovrebbe essere consentito parlare di politica?

«Scusi? ».

Secondo Carlo Cottarelli, neo-eletto senatore del Pd, con uno share come quello di Sanremo non dovrebbe essere consentito.

«Io credo che si possa parlare di politica ovunque, comunque e con qualunque tipo di share. Con Rebus, il mio programma, a volte lo faccio. Ovvio che ascolti come quelli sanremesi impongono altre responsabilità».

La Rai non dovrebbe controllare gli artisti al Festival?

«Ma come si fa? Vai da un cantante, o da un ospite, e gli spieghi che cosa può dire? Davvero riteniamo che siano tutti in malafede e che fossero d’accordo per sponsorizzare la legalizzazione della cannabis? ».

La destra le direbbe: davvero.

«Io, che forse sono ingenuo, non lo penso. E invito tutti a una valutazione più equilibrata di fatti, che, a pensarci bene, sono insignificanti».

Amadeus è il nuovo leader della sinistra?

«La sola idea mi fa ridere. Siamo di fronte a un’ipotesi inverosimile. Amadeus è un bravissimo presentatore con una declinazione vagamente malinconica che lo rende affascinante. Ma da qui a farne il leader del Pd ce ne corre».

Anche i leader del Pd sembrano piuttosto malinconici.

«Non c’è dubbio. Ma del Pd non vorrei parlare, perché quando mi succede sono io a diventare malinconico. I dem sono allo sbando. E la politica non c’entra più. Direi che c’entra di più la psicanalisi».

Torno ad Amadeus. Non è che con questa storia si è giocato la riconferma?

«Spero di no. Amadeus è un professionista di prim’ordine, il meglio del pippobaudismo. Ha svolto il suo lavoro in maniera impeccabile e la Rai non dovrebbe farselo strappare, né, tantomeno, relegarlo in un cono d’ombra».

Secondo Gianmarco Mazzi, sottosegretario alla cultura, sarebbe almeno ora di cambiare i vertici di viale Mazzini.

«Ovviamente il governo li può cambiare. Ma essendo in scadenza tra un anno forse sarebbe più utile farli arrivare a fine mandato. Parlarne oggi ha un sapore vendicativo che una classe dirigente si potrebbe risparmiare».

L’idea della vendetta in Rai è presente da decenni, al di là dei colori politici.

«Io resto comunque sorpreso. Ho accolto l’arrivo di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi con benevola curiosità. Mi era parso di capire che volesse dare vita a una maggioranza di destra di tipo liberal-europeo. Invece gli smacchi subiti a livello internazionale e il momento particolarmente difficile per l’Italia la stanno facendo reagire con una aggressività che testimonia la sua, fondata, preoccupazione».

Di Sanremo Meloni non ha parlato. La dico male: lascia agli altri il lavoro sporco?

«Al suo posto farei lo stesso. Se intervenisse anche su questo si brucerebbe definitivamente agli occhi dell’Europa. E magari anche degli italiani».

Tace e acconsente?

«Qui tacet consentire videtur. Come dicono i latini».

Anche Mattarella, primo Presidente all’Ariston, e Benigni che legge la Costituzione, fanno parte della congiura anti-destra?

«Provoca?».

Un filo.

«La destra fa male a reagire, anche se sarebbe ingenuo negare che nella presenza del Presidente della Repubblica e nello show di Benigni ci fosse un sottofondo politico. Ma era un sottofondo correttissimo. Sulla Costituzione e sull’articolo 21 dovremmo essere tutti d’accordo».

Salvini non ha gradito neppure le parole di Paola Egonu sul razzismo.

«Eppure era solo il messaggio di una magnifica atleta che ha vissuto sulla propria pelle l’aggressività di qualche stupido (come direbbe Calderoli). Egonu ha solo raccontato la sua esperienza. La sproporzione degli attacchi che ha ricevuto mi fa molto pensare».

Non le torna in mente l’editto bulgaro di Berlusconi?

«L’editto bulgaro aveva come cifra quella goffaggine che accompagnava molti atti del governo di allora. Qui ho l’impressione che ci sia una venatura più insidiosa. Che siamo alle premesse. Ai tamburi che precedono la fanfara. Mi auguro che non sia così. Per il bene del Paese e anche per il bene della destra. Buona parte dell’elettorato moderato che li ha seguiti fino ad oggi potrebbe non capire».

Qualcuno potrebbe approfittarne per dire che la retorica sul fascismo delle opposizioni è diventata realtà?

«Appunto. La destra finirebbe per dare ragione a certe preoccupazioni che quando vengono formulate sembrano eccessive. Consiglio a tutti cautela. E buona educazione. Di cui una classe dirigente dovrebbe essere esempio».

Due terzi del Paese ipnotizzati da Sanremo. Tutti comunisti?

«Figuriamoci. Immagino che la buona parte di chi ha votato all’interno di quella vasta platea lo abbia fatto per Meloni».

Si saranno offesi dopo questa settimana di propaganda rossa?

«Dubito. Molti si saranno divertiti. Alcuni, come me, si saranno annoiati e avranno cambiato canale».

Ecco, il solito Augias radical-chic.

«Ci mancherebbe. Amo leggere. Lo faccio in continuazione, anche prima di dormire. E poi c’è dell’altro».

Cosa?

«In questo periodo sono a Torino per un programma assieme all’orchestra sinfonica della Rai. Raccontiamo la migliore musica mai composta nel mondo occidentale, da Beethoven a Tchaikovsky. Arrivati a sera è difficile passare alle canzoni di Sanremo».

Augias, chi lo presenta Sanremo l’anno prossimo: Morgan con la collaborazione artistica di Sgarbi?

«Morgan è un artista notevole e un buon musicista. Non so quanto valga come presentatore. Se fossi un dirigente Rai prima lo proverei in un programma meno esposto. A quel punto potrebbe arrivare anche l’Ariston. In fondo viviamo in un Paese libero. Per ora».

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