Perche la sinistra non è stata in grado di intercettare la crisi del Pd?
Non basta fare le alleanze giuste, la crisi a sinistra è più profonda
Luciana Castellina,(il manifesto 11 febbraio) , con un ottimismo da giovane ventenne che gli invidiamo, ci racconta di aver scoperto nella campagna elettorale la freschezza giovanile e femminile di questo nuovo, ennesimo tentativo del Polo Progressista, che gli permetterà di riporre di nuovo fiducia nel voto nel Lazio e in Lombardia. Da una parte in una alleanza Pd- sinistra –M5S in Lombardia, e nel Lazio in quella sul nome di Donatella Bianchi con i soli 5 stelle.
Le colpe del Pd, un animale senza anima ed identità, ci hanno portato alla sconfitta alle politiche, ci porteranno a perdere nel Lazio e a votare con qualche speranza in Lombardia.
La sinistra, quella che sopravvive nel Pd e quella che galleggia alla sua sinistra, da sempre vive e muore di discussioni sulle alleanze, potrei dire, a ricordo, dal compromesso storico. Discussione e conflitti seri, fondati su analisi di spessore, sul mondo e sulla composizione sociale del paese, sui mutamenti sociali in atto.
Seppure le alleanze, politiche e sociali, mantengano una importanza decisiva, esse oggi sono una teatrino dialettico fondato sul nulla in assenza di una lettura della società di oggi. Da quando è nato il Pd, la questione è stata risolta con le primarie e la scelta del leader, il leader è la linea politica, la linea politica è un galleggiamento sull’esistente delle scelte che avvengono a livello europeo, con margini irrilevanti di oscillazione della rotta in chiave prevalentemente trasformista e populista .
Alla sinistra del Pd si è scelta o l’irrilevanza anti-sistema o il tentativo di offrire la versione sociale e alternativa della sinistra governista, che di fatto però ha assunto tutti vizi della sinistra governista: assenza dal conflitto sociale, dalle periferie, dagli ultimi e permanente preoccupazione di come non rimanere esclusi dalla rappresentanza istituzionale, parlamento e governi locali.
Risvegli avvengono alla vigilia delle elezioni per mettere su accrocchi elettorali che si rompono il giorno dopo il voto alla prima votazione su un qualunque argomento. Conflittualità permanente tra sigle che nascono dalla mattina alla sera attorno ad ex-qualcosa, tra tentazioni anti-sistema e assillo di entrare nella rappresentanza istituzionale. La perdita di una dimensione di massa ha favorito il formarsi di ceto politico che si risveglia un anno prima delle prossime elezioni comunali regionali politiche europee.
La competizione a sinistra attorno alle crisi prima del M5S e poi del Pd ha riaperto questo gioco, legittimo, inevitabile, ma segnato da tutti i vecchi vizi da cui non può nascere e crescere nulla.
Il voto regionale è segnato.
Cosi come il Pd non ha imparato niente dagli errori di questi 16 anni di vita, la sinistra di alternativa continua a non imparare niente da questa sequenza di fallimenti elettorali.
La domanda delle domande è: dallo spostamento a destra del Pd in questi anni, perché la sinistra non ha raccolto nulla di questo fiume di voti in dismissione? Perché la sinistra-sinistra non è stata un soggetto credibile in grado di essere soggetto aggregatore e non soggetto in permanente conflitto interno con tutti i vizi del personalismo e del carrierismo?
Quella sinistra, credibile, pensante, onesta, generosa io l’ho conosciuta, l’ha conosciuta anche Luciana, dove è finita? Quella gente lì, le alleanze le sapeva fare.