TWEET: LA FANTAPOLITICA, TUTTI COMMENTANO NON CAPENDO IL DATO DELL’ASTENSIONE

 

L’astensione è diventata una forma del voto fluido

 

La forma partito va rivoltata come un calzino, ma per ora nessuna invenzione l’ha superata

 

Sono partiti i commenti del voto e personalmente rimango perplesso di come si possano sostenere analisi politiche che prescindono dal dato dell’astensione. E, per la precisione, non sull’aspetto sociologico  e di costume dell’astensione, ma dell’astensione che pregiudica una comparazione di dati e la costruzione di tendenze e giudizi elettorale.


Purtroppo sui numeri e sul saper far di conto,  mezzo paese crolla, e spesso crolla sul sapere fare una proporzione, purtroppo però è come aver pregiudicato un nostro senso, l’udito, la vista, l’olfatto. O, se posso fare un paragone, è come prendere in considerazione un campione di sondaggio che necessitava di 1000 rilevazioni, e ci si trova a fare considerazione avendo però potuto averne solo 300. Dal punto di vista del valore del sondaggio, questo dato lo compromette. Nelle elezioni, decide chi vota, ma sulla lettura delle tendenze elettorali l’astensione compromette i paragoni e le valutazioni.

A meno di considerare quell’astensione strutturale, cioè che questo 40% è divenuto la nuova base elettorale e gli altri non voteranno più. Ma non è così. C’è un’astensione cronica, che cresce, ma l’astensione è divenuta una forma di voto di un elettorato sempre più fluido.

E’ chiaro che questa astensione ha colpito tutti i partiti, ma alcuni di più. L’elettorato più demotivato, più deluso, ed è chiaro che questo oggi riguarda la sinistra, delusa da diversi fattori non tutti legati alle regionali, alleanze e candidati, ma anche dalle conseguenze del voto del 25 settembre. Ma questo non è un elettorato fuori gioco, è un elettorato che intende anche punire i propri partiti, senza cambiare voto, ma lanciando segnali consapevoli ma anche inconsapevoli.

Ecco perché vedere la destra esultare di questa vittoria (che c’è numericamente) fa un po sorridere perché è come vedere qualcuno che non ha capito quel che è successo. Anche se può affermare, “comunque la metti, abbiamo vinto”.

Hanno vinto le forze che hanno deluso meno il proprio elettorato, essendoci centinaia di migliaia di elettori di centro destra che non sono andati a votare e certo non perché sapevano che ce ne sarebbero stati altrettanti, anzi di più, del centro sinistra che non sarebbero andati.

E chiaramente oggi, l’elettorato più motivato in questo momento è quello della Meloni, che in questi mesi ha cambiato vita e percezione di sé, nonostante la mutazione genetica della propria leader.

Se partiamo da questo, da questa dimensione delle analisi e considerazioni da fare, un voto dice sempre qualcosa, per capire cosa pensa e cosa si attende dalla politica questo paese. Una volta era il mestiere della sinistra nei territori, che attraverso il proprio radicamento di massa provava ad intercettare in anticipo, prima del voto, l’umore del proprio elettorato e del paese.

Il centro destra regge ed avanza in percentuale, l’elettorato della lega e forza italia che temevano di essere annientati, invece hanno ricevuto una motivazione a reggere e votare. Questa era, nel dato scontato che i candidati di centro destra avrebbero vinto nel Lazio e Lombardia, una delle sfide attese di questo voto. Fratelli d’Italia non hanno assorbito altri voti nella propria alleanza (tenendo sempre conto del sotto-insieme che ha votato).

Nel centro sinistra vi era un’altra sfida su cui gli editorialisti dell’informazione main stream si ponevano in emozionata attesa: il Pd (in palese auto scioglimento, per gli analisti da piano bar e talk show) sarebbe stato annientato da destra o da sinistra? Ed accadde che Calenda e Conte subissero una doppia sconfitta, e che oggi rimangano senza parole ed in evidente difficoltà a capire dove abbiano sbagliato. Non loro, gli elettori perché Calenda e Conte sono accomunati invece da una salda convinzione di se stessi.

Il Pd dentro una memorabile sconfitta, salva però la pelle. Come mai? Con il beneficio del dubbio direi perché è ancora un Partito, quello che da tante parti in questo 4 mesi hanno chiesto che si auto sciogliesse.

La bellezza è che la politica è diventata come il calcio, è importante che tutti vogliano  commentarlo e si sentano allenatori e facciano la propria formazione al fantacalcio. Anche in politica ciascuno si sente analista, commentatore, segretario di partito. Il problema è non scegliere  però i segretari di partito, i deputati, gli amministratori come se la politica fosse un talent show.

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