Claudio Tito La Repubblica 15 febbraio 2023
I dubbi Nato su caccia e missili a lunga gittata “In Ucraina rischiamo una guerra infinita”
Al vertice dei ministri il messaggio a Kiev: no ad armi per colpire la Russia o che trascinino l’Alleanza nel conflitto. Che non potrà essere eterno: Zelensky dovrà trattare
«L’Ucraina non può trasformarsi in una guerra di vent’anni ». Il messaggio che gli Stati Uniti hanno iniziato ad inviare a Kiev è stato sintetizzato riservatamente con queste parole anche durante la prima giornata del vertice dei ministri della Difesa della Nato che si sta svolgendo a Bruxelles. Ovviamente la situazione è diversa. In primo luogo non c’è un coinvolgimento diretto degli Usa e dell’Alleanza. In fatti il riferimento che Washington intende sottolineare riguarda soprattutto il fattore tempo: non si può pensare ad un conflitto che duri venti anni. Gli States non reggerebbero un sostegno di così lungo periodo. Non vuole dire che pensano ad una soluzione a breve termine. Ma che Zelensky deve predisporsi ad una battaglia intensa adesso per sedersi eventualmente al tavolo delle trattative in una posizione di forza.
E questo nella consapevolezza che la guerra sta ora entrando in una fase nuova. Il Cremlino sta sferrando il contrattacco. Ha ammassato aerei ed elicotteri al confine ucraino per accompagnare l’avanzata delle truppe di terra.
Anche durante il summit di ieri, allora, non ci sono stati dubbi sugli aiuti da fornire a Kiev. Sulla necessità di fermare il Ras moscovita nella sua avanzata. Anche perché buona parte dei servizi segreti americani ed europei sono ormai entrati in possesso di piani di azione russi che puntano alla conquista di tutto il Paese e non solo del Donbass. Una eventualità che rappresenta un pericolo per la sicurezza del Vecchio Continente e per la sua tenuta democratica. Una prospettiva inaccettabile per gli stessi Usa anche per evitare di trasmettere un segnale sbagliato ad un altro futuro potenziale nemico: la Cina.
Eppure ci sono tre punti interrogativi che in questo quadro l’Alleanza sta tenendo in considerazione: la tenuta nervosa di Zelensky, i rischi connessi alla possibile fornitura di caccia e le riserve di munizioni.
Tra i ministri della Difesa della Nato, allora, ieri circolava un report non classificato in cui si faceva riferimento agli Atacams, Army Tactical Missile System. Ossia missili a lungo raggio. Il governo ucraino ne ha chiesto nuovamente la fornitura. La Casa Bianca è molto scettica su questo punto. Perché? In primo luogo perché in una situazione di allarme costante come questa e con la possibilità che si possa verificare nei prossimi mesi una precipitazione degli eventi anche nell’Indo-Pacifico, l’amministrazione Biden è preoccupata di non avere abbastanza dispositivi a lunga gittata per se stessa. Ma c’è una motivazione ancora piùprofonda. Non si fida pienamente della tenuta nervosa dell’esercito ucraino. Cosa vuol dire? Che non si può escludere una reazione non ponderata di Kiev in un momento di particolare tensione: sostanzialmente che i missili a lungo raggio verrebbero usati per attaccare in profondità il territorio russo. Magari la stessa Mosca. Una circostanza che farebbe saltare qualsiasi equilibrio e soprattutto renderebbe difficilissimo mantenere la Nato fuori dal conflitto vero e proprio.
Ragionamento analogo riguarda la richiesta ucraina di jet. «È importante che la Nato non faccia parte del conflitto», ha ripetuto il segretario generale Jens Stoltenberg. Fornire i caccia comporta una serie di problemi logistici che potrebbero essere risolti facilmente solo con una “No fly zone”. E comunque, se nel “trasferimento” dei velivoli si verificasse un qualsiasi tipo di incidente, cosa accadrebbe? L’Alleanza atlantica potrebbe essere direttamente coinvolta. Non a caso ieri tre caccia russi hanno invaso lo spazio aereo polacco. Perché una delle soluzioni è l’invio a Kiev dei vecchi Mig in dotazione all’aeronautica di Varsavia. E perché la Polonia è di certo il Paese Nato più sensibile rispetto alle pretese espansionistiche del Cremlino. Molto spesso i rappresentanti polacchi, in questo senso, devono essere “calmati” dagli altri alleati.
L’ultimo aspetto si concentra sul deficit di munizioni. «La guerra in Ucraina ne sta consumando un’enorme quantità – ha osservato ancora Stoltenberg – e sta esaurendo le scorte alleate. L’attuale tasso di consumo è molte volte superiore al nostro attuale tasso di produzione. Questo mette a dura prova le nostre industrie della difesa». Anche prima dell’invasione russa dell’Ucraina, diversi partner dell’Alleanza non avevano raggiunto gli obiettivi di stoccaggio. La motivazione è semplice: quasi tutti consideravano le guerre di logoramento con battaglie di artiglieria su larga scala solo un ricordo del passato. La Nato ha addirittura dovuto effettuare un’indagine straordinaria per capire a quanto ammontano le scorte di munizioni. Le criticità riguardano i proiettili da 155 mm utilizzati negli obici, i missili Himars (lanciarazzi leggeri) e i sistemi di difesa aerea come IRIS-T, Patriot e Gepard.
Il tempo della guerra, insomma, non è finito. Per tutti, però, questa è davvero una nuova fase del conflitto.