Deputati, assessori e l’ex CasaPound la carica degli esclusi

Clemente Pistilli La Repubblica 16 febbraio 2023
Deputati, assessori e l’ex CasaPound la carica degli esclusi
Ma gli sconfitti in bilico sperano ancora nel Lazio 8 sezioni non hanno concluso lo scrutinio e altre 40 a Roma non hanno registrato le preferenze. Ci sono gli esclusi e c’è il grande escluso.

Il suo nome corrisponde a quello del renziano Luciano Nobili, che al momento vede per circa 30 voti di scarto assegnare uno dei due seggi ottenuti dal Terzo Polo a Pierluca Dionisi, ex Udc. Per la proclamazione ufficiale degli eletti occorrerà però ancora una settimana, i magistrati dell’Ufficio elettorale centrale presso la Corte d’Appello stanno compiendo tutte le verifiche e l’ex deputato spera ancora.
« Non c’era un vento favorevole, la sconfitta era prevedibile, ma era importante esserci per portare avanti il progetto del Terzo Polo, a cui bisogna dare forza e gambe sui territori», sostiene Nobili. Andando poi alla sua posizione, specifica di essere più che soddisfatto delle sue quasi cinquemila preferenze e che attende l’esito delle verifiche in corso. « So di avere molti voti che non risultano nella prima ripartizione — assicura — evidentemente per degli errori di trascrizione, ma che sono stati rilevati dai nostri rappresentanti di lista e che quindi mi batterò per vederli riconosciuti. È una forma di rispetto per chi mi ha votato » . Del resto nel Lazio vi sono circa a 8 sezioni che non sono riuscite a concludere lo scrutinio, partendo dalla sezione 6 di Colleferro, e in una quarantina di sezioni romane vi sarebbero problemi con le preferenze. Spera Nobili e sperano quanti al momento si sono visti soffiare un posto in consiglio regionale per pochi voti. Una situazione che lascia ipotizzare la presentazione a breve di ricorsi.

Per quanto riguarda i trombati, nonostante Fratelli d’Italia abbia ottenuto 22 posti in Consiglio, pesa la sconfitta di Francesca De Vito, consigliera uscente, mentre nella Lega spiccano i fallimenti di Mauro Antonini, ex Casa-Pound, la cui presenza in lista aveva fatto molto discutere, di Pasquale Ciacciarelli, a Frosinone, sponsorizzato dall’ex presidente del consiglio regionale Mario Abbruzzese, autore della legge elettorale che ha fatto fuori proprio il suo pupillo, di Daniela Ballico, ex sindaca di Ciampino, di Mariano Calisse, presidente della Provincia di Rieti, e di Tonj Bruognolo, dirigente romano, che c’è chi dice stia pensando a fare ricorso, ipotesi però smentita dal Carroccio. A Latina a crederci e a restare deluso è stato invece Massimiliano Carnevale, molto vicino al sottosegretario Claudio Durigon e alla deputata Giovanna Miele.
In Forza Italia il vero flop è stato quello di Enrico Cavallari, già assessore della giunta capitolina di Gianni Alemanno, mentre nella civica Rocca le grandi sconfitte sembrano la pediatra Carolina Casini, che per candidarsi ha lasciato un ruolo dirigenziale in Croce Rossa, e l’ex dirigente Rai, Lorenza Lei.
Diversi i trombati illustri pure nell’opposizione. Tra i dem sconfitti l’ex assessore regionale dem Mauro Alessandri, l’ex presidente della Provincia di Frosinone,
Antonio Pompeo, l’ex assessore Enrica Onorati, che può però consolarsi con il posto già ottenuto nel CdA del Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura, e l’ex assessore Alessandra Troncarelli.
Per Verdi e Sinistra a sperare fino alla fine, restando con un pugno di mosche in mano, è stato invece Alessio Pascucci, ex sindaco di Cerveteri.
Tra i 5 Stelle, infine, tra gli sconfitti si notano soprattutto Giuliano Pacetti, ex capogruppo pentastellato nell’assemblea capitolina durante la consiliatura di Virginia Raggi e poi nello staff dell’assessora regionale Valentina Corrado, e Adriano Zuccalà, ex sindaco di Pomezia, un tempo la capitale dei grillini. La candidata presidente Donatella Bianchi ha però detto più volte, in campagna elettorale, che se non fosse stata eletta governatrice non sarebbe rimasta a fare la consigliera d’opposizione e sarebbe tornata al suo lavoro di conduttrice in Rai. Un particolare quest’ultimo che libererebbe un posto per i 5 Stelle. Tanto che tra i pentastellati si sente fare sempre la stessa domanda: «Avete sentito la Bianchi, si è già dimessa?».

 

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