La legge di Lidia Poët, Matteo Rovere e Matilda De Angelis su Netflix

Antonio Dipollina La Repubblica 16 febbraio 2023
Più che una serie un monologo di Sanremo
Sarà stata anche la prima avvocata d’Italia ma, a giudicare dalla serie arrivata ieri su Netflix, la torinese Lidia Poët era una miscela perfetta tra Sherlock Holmes e Wonder Woman.

 

Più molto altro, sempre stando alla serie: bellissima, ribelle, decisa a tutto, in un contesto di fine Ottocento dove ovviamente il resto del mondo fa la figura dei dinosauri in estinzione e lei incarna il futuro.

Meglio quindi spiegare che La legge di Lidia Poët, sei episodi tutti disponibili, produzione e regia di Matteo Rovere e Matilda De Angelis protagonista è molto, molto liberamente ispirata al personaggio esistito realmente.

Appunto colei che riuscì a diventare la prima avvocata d’Italia dopo essere stata radiata dall’Ordine in quanto donna ed essersi messa da un lato a insistere per ottenere dignità — e ci vollero decenni — e dall’altro a condurre una faticosa opera collaterale nell’ambito della giustizia, battendosi per i tribunali minorili e così via.

Ovvio che se presa alla lettera Lidia Poët avrebbe potuto produrre al massimo un documentario, non certo una serie Netflix che mira a piacere a più pubblico possibile. Per cui De Angelis si concede parecchio nella parte ma soprattutto risolve crimini insoluti, al ritmo di uno a puntata come in Csi. Certo, intanto corre parallela la sua battaglia per essere riconosciuta pari ai colleghi maschi: e il tutto diventa quindi quasi un monologo di Sanremo in favore delle donne.

Non solo, ma aben guardare chissà se Lidia ce l’avrebbe fatta se non fosse stata sorella di un avvocato stimato e con studio avviatissimo: che all’inizio la vorrebbe incenerire e si presenta con l’espressione di chi avrebbe tanto voluto un fratellino, ma poi in fondo è buono dentro e lei se ne approfitta.

Appunto, è fiction: somiglia assai a un prodotto Rai ma in più ha parecchie licenze su amori liberi, sex-passatempi trasgressivi, fumerie d’oppio frequentate per indagare. E nel secondo episodio c’è anche un coté di anarchici (ops) e amori fluidi.

*** AViva Rai 2Fiorello imita Carlo Calenda ma in realtà gli escono la voce e l’inflessione di Barbara Palombelli, e forse è inevitabile.

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