“La Meloni è capace”. Il Pd si divide sul “che cosa è capace”. Mica poco

Maria Teresa Meli Corriere della Sera 16 febbraio 2023
«Meglio del previsto». «È capace». Le lodi a Meloni fanno litigare il Pd
Dopo Letta anche Bonaccini difende la premier. Schlein attacca e il Nazareno deve precisare. Orlando: «È il governo peggiore di sempre, come si fa a dire che è capace?»

 

Anziché fare un’analisi del perché in queste Regionali il Pd ha perso qualche centinaio di migliaia di elettori per strada rispetto alle Politiche (un conto sono le percentuali, un altro i voti in valore assoluto) i dem hanno trascorso la giornata di ieri a litigare su Giorgia Meloni. La campagna delle primarie, dunque, si inasprisce e la polemica sulla premier diventa il mezzo per darsi battaglia.

Va detto che hanno trovato il modo di darsele di santa ragione anche sui sondaggi delle primarie. Perché ce n’è uno che dà Stefano Bonaccini tra il 63 e il 67 per cento ed Elly Schlein tra il 33 e il 37, e un altro che invece assegna all’ex leader di Occupy Pd il 56,3 e al presidente della Regione Emilia-Romagna il 47,39. Ma fanno notare dalle parti del governatore che quest’ultimo istituto è quello che prevedeva il grande successo di Letizia Moratti. Controbattono dal fronte Schlein: nei circoli la differenza tra noi e Bonaccini è di poco più di 25 mila voti, ai gazebo vinceremo.

Ma è su Meloni che si sono viste le scintille. Tutto trae origine da una dichiarazione rilasciata da Enrico Letta al corrispondente italiano del New York Times in cui il segretario uscente sottolineava che la premier non aveva infranto né le regole di bilancio né quelle dell’euro e aggiungeva: «Meloni è meglio di quanto ci aspettassimo. La realtà è che lei è forte ed è in piena luna di miele».

Dopodiché ieri mattina, intervistato nel corso di Coffee break su La7, Bonaccini veniva sollecitato a commentare queste affermazioni: «Meloni — rispondeva il governatore — non è una fascista, è una persona certamente capace, ha idee molto lontane dalle mie, dovrà dimostrare di essere all’altezza di guidare un governo come quello italiano». Detto questo Bonaccini, come del resto Letta, sottolineava che l’esecutivo era già «in corso in qualche incidente di troppo» e stigmatizzava il fatto che l’Italia fosse stata esclusa dal vertice franco-tedesco: «Con Draghi non sarebbe accaduto».

A quel punto, dal fronte di Schlein, partiva la polemica. L’obiettivo? Recuperare sui circoli del Lazio e della Lombardia che non hanno ancora votato a causa delle Regionali e tirare la volata alla candidata per le primarie. La prima bordata era di Andrea Orlando, che metteva nel mirino sia Letta sia Bonaccini: «Come si fa a dire che gli esponenti del governo sono capaci o che sono meglio di quanto ci aspettassimo?». Quindi era la volta di Peppe Provenzano che attaccava il presidente dell’Emilia-Romagna con queste parole: «È il governo peggiore di sempre, come si fa a dire che è capace?». Più tardi arrivava anche l’affondo della vicepresidente del Senato Anna Rossomando: «Francamente l’indulgenza di Bonaccini con Meloni non convince».

Inevitabile la domanda sull’argomento a Elly Schlein, nel corso di una conferenza alla sala stampa estera. La candidata, stranamente, non rigira il coltello nella piaga: «Credo che Meloni non abbia trovato la postura del nuovo ruolo. Penso che questo sia un governo che sta facendo male». Dopo un po’ Schlein si accorge di non aver polemizzato con il suo competitor e al termine della conferenza precisa: «Non sono d’accordo con le dichiarazioni di Bonaccini».

In serata Letta perde la pazienza, non ci sta a «farsi mettere in mezzo» in una «polemica tutta interna» che in realtà è mirata a colpire Bonaccini. Perciò fa diffondere una nota dal Nazareno in cui si definisce senza «alcun fondamento» la diatriba innescata da Orlando. L’ex ministro del Lavoro se la prende e ribatte. Poi si sfoga con i suoi.

Non accetta che si possano dire certe cose di Meloni «non dopo che due esponenti del suo partito hanno fatto dossieraggio contro quattro parlamentari del Pd». Un po’ più tardi arriva la replica del governatore dell’Emilia-Romagna: «Bisognerebbe evitare polemiche strumentali. Io la destra preferisco batterla nelle urne, come ho dimostrato, e vorrei che anche altri avessero la priorità di batterla nelle urne e non con interviste sui giornali». Insomma, in questo ultimo scorcio di campagna delle primarie, veleni e polemiche abbondano. Il 26 poi il Pd avrà finalmente una nuova leadership. Ma non è affatto detto che dopo quella data le tensioni interne si stemperino.

 

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