Alfredo Marsala il Manifesto 16 febbraio 2023
Migranti, naufragio nel Mediterraneo: almeno 70 morti
Il barcone partito da una località a 75 chilometri da Tripoli con 80 persone a bordo: 11 i corpi recuperati, 62 i dispersi
I cadaveri sono stati adagiati sulla piaggia sabbiosa, dominata da una costa rocciosa. La gente li osservava, mentre i soccorritori della Mezzaluna Rossa libica li coprivano con dei teli o con quello che sono riusciti a recuperare. Sono undici corpi, probabilmente africani: dieci uomini e una donna. Per ora senza nome. Sono le vittime della nuova strage del mare. Da qualche parte però ce ne sarebbero altre sessantadue: i loro corpi il mare non li ha ancora “riconsegnati”. Ufficialmente risultano dispersi. Ma per l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) sono morti.
SIAMO NELLA ZONA di Qasr Al-Akhyar, uno dei sobborghi costieri a 75 chilometri dalla capitale Tripoli, che si estende da Ghanima fino a Qarabulli, a sud di Msallata. Da qui sarebbe partito il barcone diretto verso il sud dell’Europa. A bordo una ottantina di persone, almeno questo è il numero indicato dai sette sopravvissuti, che sono stati salvati e portati in ospedale in condizioni gravi. Da parte delle autorità libiche non è stato rilasciato alcun commento sul tragico naufragio. Come nessuna notizia ufficiale è arrivata dalle autorità marocchine sulla denuncia fatta dalla Ong Caminando Fronteras riguardo alla scomparsa di settanta migranti, tra cui 12 minori, lungo la rotta spagnola.
DUE NAUFRAGI avvolti nel mistero. Trentaquattro persone, secondo la ricostruzione della Ong basta sulla raccolta delle testimonianze dei sopravvissuti, si trovavano a bordo di una barca, 36 in un’altra. La prima sarebbe partita il 4 febbraio con 65 migranti; sarebbe stata soccorsa alla deriva da un peschereccio e condotta verso Laayoune, una delle province controllate dal Marocco nel Sahara occidentale, dove è approdata sei giorni fa. «C’erano solo 31 superstiti, tutti i bambini salvo uno erano morti», sostiene la Ong. La seconda barca, con 56 persone, sarebbe salpata sei giorni fa da Cap Boujdour, a nord del Sahara occidentale, tra le regioni Saguia el Hamra e Rio de Oro. L’imbarcazione sarebbe naufragata poco dopo la partenza. «In questo caso sono morte 36 persone, tra cui cinque bambini», denuncia la Ong spagnola.
«DALL’INIZIO dell’anno sono morte oltre 130 persone, una media di oltre 3 al giorno», spiega Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Oim. «È evidente come continui a mancare un sistema di pattugliamento efficiente nel Mediterraneo». Secondo il Missing Migrants Project dell’Oim, nel 2022 su quella rotta hanno perso la vita più di 1.450 migranti. I numeri sono impressionanti. Dal 2014 sono stati registrati più di 17 mila persone morti o scomparse. Per l’Oim «questa situazione è intollerabile» e c’è bisogno di intervenire: «È necessaria un’azione concreta da parte degli Stati per aumentare la capacità di ricerca e soccorso, stabilire meccanismi di sbarco chiari e sicuri, nonché percorsi sicuri e regolari per ridurre i viaggi pericolosi». E a largo della Libia, sempre ieri, la nave Ocean Viking ha soccorso 84 persone, tra cui 58 minori non accompagnati, che erano a bordo di un gommone. «Molti sopravvissuti soffrono di disidratazione e ipotermia», ha riferito l’Ong marsigliese. «Le persone continuano a partire dalla Libia perché la situazione è così instabile, le violenze sono così forti che decidono di farlo a prescindere dalla presenza o meno di salvataggi in mare», afferma Di Giacomo. «Purtroppo – aggiunge il portavoce dell’Oim – continuiamo a vedere questa dinamica per cui si scambia spesso la presenza di navi in mare come un pull factor, mentre in realtà esiste solo un fattore di spinta: le violenze di cui i migranti sono ancora vittime in Libia. Finché non si farà di più per salvare vite purtroppo questi naufragi continueranno».
E GLI ATTIVISTI di Alarm Phone hanno lanciato su twitter un’allerta per un’imbarcazione con 33 persone che è alla deriva al largo di Sfax in Tunisia, a sole quattro miglia dalla costa. «Le persone ci hanno detto che la barca è alla deriva, ma la Guardia costiera tunisina non è riuscita ad individuarla», sostiene Alarm Phone, che ha invitato le autorità tunisine a proseguire nelle ricerche.
A LAMPEDUSA sono stati soccorsi tre barchini con 118 migranti. Sui primi due, avvistati e a circa 80 miglia dalla costa, c’erano 38 e 43 persone, sul terzo, intercettato a un miglio, altri 37 migranti tra cui sette donne. Sono stati portati tutti nell’hot spot, dove la notte prima erano stati condotti altre 170 persone salvate in quattro operazioni differenti in mare, sempre al largo dell’isola delle Pelagie.