Panetta a sorpresa, l’uscita sui tassi piace alla Meloni

Serenella Mattera La Repubblica 17 febbraio 2023
L’affondo sui tassi del tecnico “colomba” Panetta fa sperare il governo
Il membro italiano del board della Bce ritiene sia giunta l’ora di bilanciare la discussione sulla politica monetaria alla luce di un quadro in rapida, sia pur incerta, evoluzione

Non c’è parola del discorso di Fabio Panetta che non sottoscriverebbero i membri del governo italiano. La sua spinta perché la Banca centrale europea si fermi a valutare meglio se siano opportuni nuovi aumenti di tassi, dopo quello da mezzo punto già annunciato a marzo, incrocia le speranze di Giorgia Meloni, di Giancarlo Giorgetti e degli altri ministri, preoccupati per una politica monetaria che rende più pesante la zavorra del debito pubblico. E più cari i mutui dei cittadini.

È una partita tutta interna alla Bce, però, quella che il membro italiano del board conduce. Non ha nulla a che fare con certi attacchi scomposti arrivati da ministri e parlamentari della Destra all’istituzione di Francoforte e alla presidente Christine Lagarde. Quegli attacchi sarebbero stati poco graditi allo stesso Panetta. Il ragionamento dell’economista segue un filo che si può percorrere a ritroso, per rileggere già a novembre l’invito a calibrare l’aumento dei tassi rispetto ai possibili effetti sull’andamento del Pil dei Paesi dell’Eurozona. E lo porta ora a porsi alla testa del fronte dei consiglieri Bce che chiedono cautela e gradualità nelle decisioni dei prossimi mesi.

La convinzione di Panetta è che sia giunta l’ora di bilanciare la discussione sulla politica monetaria alla luce di un quadro in rapida, sia pur incerta, evoluzione. Non si può continuare a ragionare come se fossimo a un anno fa, quando si impennavano i prezzi dell’energia facendo crescere l’inflazione in un contesto di tassi d’interesse troppo bassi. Oggi i costi energetici hanno invertito la tendenza e dunque la situazione va rivalutata guardando non solo alle variabili monetarie e all’inflazione interna, ma anche ai mercati internazionali, al mercato dell’energia e, in definitiva, all’economia reale.
Solo facendolo, si riesce a dare una valutazione più equilibrata di quello la politica monetaria dovrà fare nei prossimi mesi: è questo il ragionamento che dà corpo alle parole di Panetta. Il suo obiettivo è avviare una discussione pragmatica e se possibile guidare il dibattito che si svilupperà inevitabilmente in seno alla Bce. Se la fine del Quantitative easing e l’aumento dei tassi hanno infatti tracciato una traiettoria in linea con il pensiero dei ‘falchi’ del board di Francoforte, ora fanno sentire la loro voce le ‘colombe’, che già nelle scorse settimane invocavano prudenza e il «giusto equilibrio» (così il governatore di Bankitalia Ignazio Visco) nelle scelte future.

È un dato, questo, che nei palazzi romani viene accolto con non celato sollievo e condivisione. «In questo contesto di crescita – ragionava ieri il sottosegretario leghista all’Economia Federico Freni – una riflessione sull’impatto dei rialzi dei tassi attesi è necessaria: una politica degli annunci troppo attiva non è utile, perché confonde i mercati e crea volatilità». Una riflessione che, con ben altri toni, portava a dicembre il ministro Guido Crosetto a definire con ironia l’aumento dei tassi un «regalo di Natale» di Lagarde all’Italia e lamentare scelte comunicate con «leggerezza e distacco».

«In Europa non abbiamo tanti amici», diceva Matteo Salvini in un messaggio a Meloni. E a chi rinfacciava loro toni troppo aggressivi verso Francoforte, i meloniani ricordavano che anche il consigliere di Draghi, Francesco Giavazzi, nel giugno scorso aveva bocciato le decisioni Bce.

Sono attacchi che Panetta non avrebbe mai sottoscritto, garantisce chi ha avuto modo di parlargli. Ma che le sue idee sulla traiettoria della politica monetaria incrocino la visione del governo di Roma, è innegabile. È una sintonia che a novembre, ragionano nelle stanze del governo, potrebbe portare Meloni a indicare proprio Panetta, che già avrebbe voluto ministro dell’Economia, come nuovo governatore di Bankitalia.

Ma i giochi non sono fatti. Anche perché nelle valutazioni entrerà un fattore di rischio: lasciare scoperta una casella nel board Bce, che per consuetudine ma non di diritto spetta all’Italia, è una mossa che ci si potrà permettere solo se si avrà un candidato alternativo forte. Ecco perché per via Nazionale viene dato in partita anche Daniele Franco, ex ministro di Draghi, nome non sgradito a parte della nuova maggioranza.

 

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