Massimo Troisi avrebbe 70 anni, aneddoti e curiosità dalla A alla Z

Arianna Ascione Corriere della Sera 19 febbraio 2023
Massimo Troisi avrebbe 70 anni: gli inizi in un teatro parrocchiale, la censura a Sanremo, l’amicizia con la protagonista di «Flashdance», 20 (+1) segreti
Una raccolta di aneddoti e curiosità, dalla A alla Z, per ricordare l’indimenticato attore e regista nato a San Giorgio a Cremano il 19 febbraio 1953

A di Annunciazione, annunciazione
Il 19 febbraio 1953, a San Giorgio a Cremano, nasceva Massimo Troisi. Pulcinella senza maschera, “re degli asincroni” (così lo ha definito il suo amico di sempre Lello Arena), proprio oggi avrebbe festeggiato i suoi 70 anni, se il suo cuore «pazzariello» non ce lo avesse portato via il 4 giugno 1994. Vogliamo ricordarlo con una raccolta di aneddoti e curiosità tra vita e carriera, partendo da uno degli sketch più famosi della Smorfia (il trio comico di cui faceva parte l’attore e regista, con cui conobbe il successo), «Natività»: Troisi vestiva i panni dell’umile moglie di un pescatore scambiato dall’Arcangelo Gabriele/Lello Arena e da un Cherubino/Enzo Decaro per la Vergine Maria. «Annunciaziò! Annunciaziò! Tu Marì, Marì, fai il figlio di Salvatore, Gabriele ti ha dato la buona notizia». Il personaggio dell’Arcangelo Gabriele – con la sua celebre esclamazione – prendeva spunto dal sacerdote che insegnò religione a Troisi alle scuole elementari. Oggi «Natività» è un classico della comicità, ma ai tempi lo sketch fu accusato di vilipendio della religione di Stato.

B di Benigni (Roberto)
«Massimo Troisi era un bell’attore, un bel regista e anche un bell’uomo. La sua è stata una perdita, un vuoto incolmabile. Con lui c’era un’amicizia e un amore speciali che raramente capitano. Quando eravamo insieme ci divertivamo moltissimo, bastava che ci guardassimo e ridevamo». Così ricordava qualche anno fa Roberto Benigni il suo grande amico Massimo Troisi, con cui nel 1984 ha scritto, diretto e interpretato quel capolavoro che è «Non ci resta che piangere». Morto Troisi Benigni ha scritto una commovente poesia a lui dedicata («Ha fatto più miracoli il tuo verbo di quello dell’amato San Gennaro» cit.). E in «La vita è bella» (1997) lo ha omaggiato con alcune citazioni: Benigni che in teatro cerca di far girare la maestra con la telepatia è un riferimento a Troisi che cerca di spostare un vaso con la forza del pensiero in «Ricomincio da tre» (1981), e la scena in cui Benigni corre intorno all’isolato per incontrare “casualmente” Nicoletta Braschi è la stessa trovata utilizzata da Troisi per incontrare Fiorenza Marchegiani in «Ricomincio da tre».

C di Clarissa Burt (e Nathalie Caldonazzo)
A proposito della vita privata di Massimo Troisi negli ultimi anni della sua vita l’attore fu legato sentimentalmente prima a Clarissa Burt («Ci lasciammo perché quando si sta insieme si sta in due e non in duecento. Ci lasciammo per questo», raccontava lei qualche mese fa al Corriere) poi a Nathalie Caldonazzo.

D di Daniele (Pino)
Con Pino Daniele Troisi instaurò una grande amicizia culminata in un grande sodalizio artistico: il cantautore infatti si occupò delle colonne sonore dei suoi film «Ricomincio da tre», «Le vie del Signore sono finite» e «Pensavo fosse amore invece era un calesse». Nel 2008 il cantautore gli dedicò il suo cofanetto di successi «Ricomincio da 30» («Caro Massimo questo progetto è dedicato a te. Nu Bacio! Pino», si legge sul retro del libretto allegato al lavoro discografico).

E di Ettore Scola
«Con Massimo abbiamo fatto tre film per il piacere di stare insieme». Ettore Scola diresse Troisi in tre pellicole: «Splendor» (1989), «Che ora è» (1989) e «Il viaggio di Capitan Fracassa» (1990). Per «Che ora è» l’attore napoletano e Marcello Mastroianni vinsero ex aequo alla Mostra del Cinema di Venezia la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile.

F di Famiglia
Per i suoi film e sketch Troisi – ha raccontato – ha preso spesso ispirazione dalla sua famiglia. Ad esempio il personaggio di Alfredo, attore comico di successo (interpretato da Franco Acampora) in «Scusate il ritardo», è autobiografico, mentre in «Ricomincio da tre» la scena del matrimonio della sorella, interpretata da Cloris Brosca, si ispira alle nozze della sorella dell’attore.

G di Garage
Ad appena 15 anni, mentre frequentava l’Istituto tecnico per geometri, Troisi esordì nel teatro parrocchiale della Chiesa di Sant’Anna insieme con alcuni amici d’infanzia (tra cui Lello Arena). In quegli anni Troisi iniziò a firmare atti unici e spettacoli teatrali, che portò in scena con la compagnia Rh-Negativo (a cui si aggiunse Enzo Decaro) in un nuovo spazio: un garage in via San Giorgio Vecchio 31 in cui venne fondato il Centro Teatro Spazio.

H di Houston
Per i suoi problemi di cuore Troisi fu operato per la prima volta a Houston, negli Stati Uniti, nel 1976 (per pagare il viaggio fu organizzata una colletta). Tornò in Texas nel 1993, per un controllo: «Dovevamo stare una settimana, restammo un mese e mezzo – ricordava Nathalie Caldonazzo, intervistata dal Corriere -. Lo ricordo come in un film: eravamo in sala d’attesa, entra il dottore, prende carta e penna e disegna il suo cuore. “E’ di un settantenne. Bisogna operare, ma decidi tu”. Ci guardammo, pensammo che fosse l’unica cosa da fare, invece fu una tragedia». Troisi decise di non sottoporsi ad un trapianto, per finire «Il postino» (il film a cui stava lavorando), con il suo cuore.

I di Il viaggio di Capitan Fracassa
Ne «Il viaggio di Capitan Fracassa», adattamento cinematografico del romanzo di Théophile Gautier «Il Capitan Fracassa», Massimo Troisi interpreta Pulcinella. Durante le riprese, nel 1989, conobbe Jennifer Beals (la Alex di «Flashdance»), anche lei impegnata a Cinecittà con le riprese del film «Doctor M.» di Claude Chabrol. «Lui era una persona veramente magica e siamo diventati molto amici – ha raccontato lei in un’intervista -. Non ho mai incontrato una persona così capace di giocare con il suo modo di parlare. Abbiamo trascorso molti giorni e molte notti insieme parlando delle nostre vite, di cinema, guardando film, andando in giro di notte per le strade di Roma».

L di Laggiù qualcuno mi ama
Il 23 febbraio 2023 arriverà al cinema il docu-film di Mario Martone omaggio a Massimo Troisi, «Laggiù qualcuno mi ama», presentato al 73º Festival Internazionale del Cinema di Berlino nella sezione Berlinale Special. «Massimo è sempre rimasto vivo nell’immaginario collettivo, perché era una grande anima e un grande artista. Facciamo questo film per riascoltarlo, rivederlo, stare con lui». L’obiettivo di Martone è mettere in luce Troisi come grande regista del nostro cinema prima ancora che come grande attore comico, delineando la sua parabola artistica dagli inizi alla fine.

M di Maradona
Gran tifoso del Napoli Troisi era molto amico di Diego Armando Maradona. Giocarono insieme durante una partita di beneficenza, proprio allo Stadio San Paolo (che oggi porta il nome del campione argentino).

N di Non stop
Non stop (1977) fu il primo programma a cui partecipò La Smorfia, il trio composto da Massimo Troisi, Lello Arena ed Enzo Decaro (che prima si facevano chiamare I Saraceni). Il nome La Smorfia fu un’idea di Massimo: quando Pina Cipriani, direttrice del teatro San Carluccio di Napoli, chiese ai tre «Ma come vi chiamate?» Troisi rispose con una smorfia. «Smorfia» è anche legato alla tradizione napoletana dell’interpretazione dei sogni per il gioco del lotto.

O di ‘O ssaje comme fa ‘o core
Questa poesia di Troisi messa in musica dall’amico Pino Daniele (e inserita nell’album «Sotto ‘o sole» del 1991) fa riferimento all’amore ma anche alle patologie al cuore che Troisi e Daniele condividevano.

P di Pavignano (Anna)
L’incontro con Massimo Troisi alla fine degli anni Settanta – sul set di Non stop – ha letteralmente cambiato la vita di Anna Pavignano. «Lui stava registrando questa trasmissione televisiva – spiegava nel 2008 la sceneggiatrice e scrittrice piemontese – erano i tempi della Smorfia con De Caro e Arena. Io lavoravo nello stesso programma come comparsa. All’epoca studiavo, frequentavo ancora l’università. Ero iscritta a medicina che poi ho lasciato per psicologia». In seguito il produttore Mario Berardi chiese a Troisi di fare un film: «Diede carta bianca a Massimo dicendo: “scrivi quello che vuoi”. Lui mi coinvolse perché aveva letto le cose che io scrivevo, allora in qualche modo abbiamo fatto confluire nella storia quella che era la nostra vita e la mentalità di quel periodo, le nostre esperienze alla fine degli anni ’70. Il testo è stato scritto in una casa sul lago di Nemi, dove abitavamo io, Massimo, Lello Arena e Gaetano Daniele, che è un amico storico di Massimo, diventato poi co-produttore». Con Troisi Anna visse una lunga storia d’amore, che durò dieci anni, ma anche dopo la separazione i due continuarono a lavorare insieme: Pavignano scrisse le sceneggiature di «Ricomincio da tre» (1981), «Morto Troisi, viva Troisi!» (1982), «Scusate il ritardo» (1983), «Le vie del Signore sono finite» (1987), «Pensavo fosse amore… invece era un calesse» e «Il postino» (1994).

Q di Quando
Pino Daniele ha scritto «Quando» per la colonna sonora di «Pensavo fosse amore… invece era un calesse» (1991). Emozionante il filmato – visibile in rete – del cantautore che fa ascoltare la prima stesura della canzone all’amico Troisi, prima in cuffia («Questa è già ‘o sapore ddo film») poi dal vivo (fu l’attore e regista a suggerire alcune modifiche al testo).

R di Ricomincio da tre
Grande successo di pubblico e critica per «Ricomincio da tre» (1981), prima esperienza cinematografica di Troisi (sia come attore che come regista): ottenne incassi record e vinse numerosi riconoscimenti tra cui due David di Donatello e quattro Nastri d’argento. Molte scene sono entrate nella memoria collettiva, come quella in cui Gaetano/Troisi cerca di «salvare» dalla madre l’impacciato Robertino (interpretato da Renato Scarpa): «Quali complessi? Tu tieni un’orchestra intera in capa».

S di Sanremo
Un mese prima del suo esordio cinematografico Troisi fu chiamato da Gianni Ravera come ospite comico al Festival di Sanremo. Temendo un nuovo caso Benigni (l’anno prima il comico toscano aveva fatto irritare la Chiesa chiamando Giovanni Paolo II «Wojtylaccio») gli organizzatori vollero leggere in anticipo i testi preparati dall’attore, che avrebbe anche voluto improvvisare. La Rai propose a Troisi alcuni tagli – nei testi c’erano riferimenti a religione, politica e terremoto in Irpinia -, di ridurre al minimo l’improvvisazione e di fare un solo intervento (e non tre). Dopo una celebre intervista in cui ironizzò su quanto accaduto («Sono indeciso se portare una poesia di Pascoli o di Carducci») mezz’ora prima della diretta Troisi annullò la sua partecipazione.

T di Trastevere
Nel 1997 il cinema all’interno dell’edificio dell’ex GIL (progettato nel 1933 da Luigi Moretti, inaugurato nel 1937 e precedentemente dedicato a Induno), nel quartiere di Trastevere a Roma, è stato dedicato a Massimo Troisi.

U di Ultimo film
Massimo Troisi è morto a soli 41 anni il 4 giugno 1994, il giorno dopo l’ultimo ciak del suo ultimo film: «Il postino». L’idea di realizzare la trasposizione cinematografica del romanzo «Il postino di Neruda» (1986) di Antonio Skármeta venne proprio all’attore e regista, che dopo aver letto il libro volle a tutti i costi comprarne i diritti.

V di Verdone (Carlo)
Anche Carlo Verdone è stato un grande amico di Massimo Troisi: entrambi hanno mosso i primi passi televisivi nel programma Non stop. «Ci conoscemmo mentre eravamo in volo per Catania, io andavo a presentare “Bianco Rosso & Verdone” e lui il suo primo film “Ricomincio da Tre”», ha raccontato qualche anno fa Verdone, l’unico che riusciva a portare Troisi al cinema: «Pigro, geniale, lento, creativo e spiritoso come pochi, Massimo usciva molto poco da casa. Ero l’unico che riusciva a portarlo al cinema – scriveva Verdone nel 2020 su Facebook -. Ma si raccomandava di andare sempre al primo spettacolo, non voleva essere assalito dalle persone. Ma quel giorno la sala era piena pure alle 15:30. Non ricordo quale film fosse, di sicuro eravamo al cinema Gioiello, piccola sala sulla via Nomentana. Un paparazzo ci seguì e scattò questa foto (qui sotto, ndr.). E che ora un mio amico fotografo, trovata nel suo archivio, mi regala».

Z di Zio Vincenzo
In «Scusate il ritardo» (1983) Patrizia (interpretata da Lina Polito) sgrida sua figlia – che fa i capricci – con la minaccia «guarda che se non la smetti ti faccio mangiare da Zio Vincenzo!». Memorabile la risposta del diretto interessato, interpretato da Troisi: «Pecché devi dì sti ccose a ‘a guagliona? Uno s’adda mettere paura proprio ‘e me? Sta tanta gente cca e me l’aggia mangià proprio io ‘a guagliona? Eh no, pecché poi si ricorda ‘e sta cosa, dice: “Zio Vincenzo lo odio, perché da piccola mi dava i morsi, mi mangiava…”. Ma pecché? Ce sta tanta gente, falla mangià da Alfredo».

 

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