La Roma vince, ma Mourinho manda in onda la scena della sconfitta

Matteo Pinci La Repubblica 20 febbraio 2023
Solbakken aiuta Mourinho che se la prende con i tifosi
Verona battuto nonostante le assenze Abraham all’ospedale per una ferita all’occhio Il portoghese arringa i giocatori a fine partita

Quel cerchio di giocatori stretti tra loro con Mourinho al centro, a fine partita, in mezzo al campo, poteva sembrare un abbraccio. In realtà, era un messaggio. La Roma come una moderna testuggine romana. L’immagine che più le somiglia, compatta e solida contro avversari e assenze.
Alzi la mano chi non ha pensato a Zaniolo, e alla sua cessione lampo al Galatasaray, a vederla priva di Dybala e Pellegrini, e con Abraham ko dopo 15 minuti, finito all’ospedale per un colpo all’occhio involontariamente inferto da Mancini.
Alzi la mano chi, quando quel biondo norvegese di 24 anni ha spedito in porta il suo primo gol italiano, abbattendo il Verona e riportando la Roma al 3° posto insieme al Milan, non ha accartocciato quel pensiero frettoloso, tirandoselo alle spalle. All’Olimpico il dopo Zaniolo è iniziato una notte di febbraio mostrandosi con il fisico tornito di Ola Solbakken, che da queste parti avevano scoperto un anno fa quando giocava in quel Bodø/Glimt che a Mourinho ne fece sei. Oggi è l’ultima perlina della collana di talenti scandinavi esplosi negli ultimi anni. In fondo, il 2023 è finora l’anno di Hojlund dell’Atalanta – sei gol tra campionato e Coppa Italia da gennaio – danese e di tre anni e mezzo più giovane del romanista. Il solco aperto dall’uragano Haaland ha portato osservatori a frequentare più attivamente i mercati del grande nord, sperando che quello tsunami di gol fosse la vetta di una montagna d’oro in cui ognuno può trovare una cima da godersi, anche se magari non è la più alta. Il Milan pescò la meteora Hauge, il Sassuolo ha ingaggiato Thorsvedt, la Salernitana Botheim e Bohinen, Askildsen alla Samp e ora al Lecce, tutti come Ola sono nati in Norvegia, dove il 93% dei bambini cresce praticando sport organizzati, i costi sono accessibilissimi, non esiste il vincolo sportivo e nessuno partecipa a tornei regionali prima degli 11 anni. Pensare che tra Solbakken e Mourinho sembrava non essere scattato il feeling. Nelle prime due partite giocate era entrato senza avere iltempo di riuscire a toccare il pallone – veramente – e a domanda specifica, Mourinho spiegava che doveva capire come difendere. Ieri ha dimostrato che in una squadra che non abbonda di attaccanti spietati, lui è decisamente portato ad attaccare. Al terzo pallone toccato in area ha fatto gol. E sì, dovrà ringraziare quel tacco di Spinazzola, uno che dall’Europeo del 2021 aspettava una serata da star e se l’è ritagliata con quel gesto da fantasista, e quasi se lo sentisse lo aveva già provato poco prima. La sua rivincita, ma anche quella di Karsdorp, bollato come “traditore” a novembre e ora reintegrato. Bove, che gioca a singhiozzo, come Belotti. José alla fine ha reso loro omaggio attaccando il pubblico: «Uno spirito di gruppo fantastico. La gente non dà alla squadra quello che merita, per il lavoro che fa in circostanze molto difficili. O non capisce o non vuole capire. Un peccato sentir fischiare un ragazzo che perde palla, Bove è più tifoso di loro. A fine stagione avrò tanto da dire».
La rabbia di Mourinho è una novità assoluta. Meno l’ottava vittoria con un solo gol di scarto in campionato: il suo timbro in ceralacca. Come quell’abbraccio a forma di testuggine.

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