La pericolosa co-dipendenza distruttiva tra Usa e Cina

Luca Angelini Corriere della Sera 23 febbraio 2023
La «co-dipendenza distruttiva» che rende tossica (e pericolosa) la relazione Usa-Cina
Non sarà stato esagerato annullare la visita a Pechino del segretario di Stato americano Antony Blinken per colpa di un pallone-spia? E non avrebbe fatto meglio, il presidente cinese Xi Jinping, a risparmiarsi la pietosa bugia sul presunto pallone meteorologico?

Il fatto che strumenti nient’affatto sofisticati siano stati sufficienti a creare una crisi diplomatica fra Cina e Stati Uniti dimostra, secondo Federico Rampini, che «c’è una vera mancanza di coordinamento fra Xi Jinping e le sue forze armate, e sono assenti dei meccanismi di de-escalation tra Stati Uniti e Cina». E «questa assenza di meccanismi concordati per una de-escalation sull’asse Pechino-Washington — a differenza di quel che accadde con il “telefono rosso” Mosca-Washington durante la prima guerra fredda — è forse la cosa più preoccupante in vista di tutte le crisi che possono scoppiare».

Forse, però, c’è anche qualcos’altro che spiega la reazione scomposta da entrambe le parti. Almeno secondo la commentatrice del Financial Times Rana Foroohar. Alla quale America e Cina sembrano ingabbiati in un rapporto che non è mai stato d’amore ma dal quale non riescono ad uscire perché dipendono l’una dall’altra per motivi che preferiscono non confessare.

Richiamandosi al libro Accidental Conflict di Stephen Roach, docente a Yale, Foroohar spiega che gli Stati Uniti hanno scelto di basare il loro modello economico sulla crescita degli asset, immobiliari, finanziari e via dicendo e sulla crescita del debito, pubblico e privato, anziché sulla crescita dei redditi. Così facendo, però, si sono ritrovati con la paura che, presto o tardi, la Cina smetta di comprare dollari e titoli del debito Usa. Dal canto loro, i cinesi non sono ancora riusciti a innescare una robusta crescita dei consumi interni. E temono che la guerra dei dazi con Washington li privi di un mercato tuttora essenziale. Si potrebbe sintetizzare dicendo che molti americani vivono allegramente al di sopra delle loro possibilità e molti cinesi al di sotto, per il timore di quel che potrebbe riservare il futuro.

Il problema di questa «codipendenza economica», secondo Roach, è che porta intrinsecamente a reazioni esagerate. «Il minimo disturbo si amplifica, facendo rischiare ritorsioni e una progressiva disgregazione. Il pallone cinese ha innescato una risposta diplomatica, da parte di Blinken, che ricorda in modo sorprendente le azioni della guerra fredda 1.0 nel 1960, quando l’Urss abbatté il nostro aereo spia U-2. Il che inaugurò la fase più pericolosa della prima guerra fredda, culminata nella crisi dei missili a Cuba.

In una codipendenza conflittuale non c’è fiducia, il che rende difficile rimettere insieme i pezzi di una relazione un tempo sana. Ciò rende la codipendenza conflittuale ipervulnerabile ai momenti caldi». Foroohar aggiunge, restando al paragone di Roach, che c’è qualche motivo per temere che l’annunciata visita a Taiwan dello speaker della Camera dei Rappresentanti Kevin McCarthy faccia dell’isola la Cuba della nuova guerra fredda.

Ma c’è un modo per uscire da una «codipendenza distruttiva» che si annuncia foriera di guai a ripetizione? Come per le terapie di coppia, secondo Foroohar andrebbe consigliato ai due interessati di cercare di rimediare ai difetti propri, invece che incaponirsi a lamentarsi di quelli altrui. «I politici americani devono ammettere che il debito conta e che gli Stati Uniti devono alla fine iniziare a vivere entro i propri mezzi, risparmiando di più e utilizzando quei risparmi per investimenti che alimentano la crescita reale — infrastrutture, istruzione e ricerca e sviluppo di base — anziché quelli finanziari.

Questa amministrazione della Casa Bianca ha avuto un buon inizio con l’American Rescue Plan e il Chips Act, ma ci vorranno anni, se non decenni, per colmare il buco di investimenti nel Paese reale. La Cina, da parte sua, deve fare i conti con come e perché ha perso la fiducia del mondo. Dai lockdown agli attacchi politici al settore privato, al capitalismo della sorveglianza, c’è una ragione per cui i consumatori cinesi tengono ancora così tanti soldi sotto il materasso».

Per entrambe le superpotenze, è tempo di non guardare soltanto a quel che succede in cielo.

 

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.