Tra i segreti di Blinken e i trucchi cinesi, fumogeni sulle diplomazie

Guido Santevecchi Corriere della Sera 24 febbraio 2023
Cina: la partita dei bluff tra armi e piani di pace
Nel suo tour europeo, con le tappe in Francia, Italia, Germania e Ungheria, il responsabile della strategia internazionale cinese Wang Yi ha detto in sostanza che la guerra in Ucraina non può essere vinta da nessuno e che il prezzo più alto, dal punto di vista economico e di peso geopolitico lo sta pagando proprio l’Unione Europea.

Il ragionamento di Wang Yi è stato che l’Europa è intrappolata nella strategia di sicurezza degli Stati Uniti. L’annuncio di una «iniziativa politica» cinese per fermare il conflitto, con tutte le sue ambiguità, serve proprio a puntellare il rapporto (commerciale) con gli europei, visto che quello con gli americani si è fatto molto più incerto (anche se pure questo per ora resta ricchissimo e vantaggioso per Pechino). Wang Yi ha lasciato intendere ai suoi interlocutori europei che la «proposta di soluzione politica» potrebbe essere resa nota domani, nel primo anniversario dell’invasione russa, che Xi Jinping e compagni non hanno mai definito invasione né hanno condannato. Wang Yi ha trascorso gli ultimi due giorni a Mosca.

A stringere le mani di tutti i dirigenti di Pechino, risalendo la catena della nomenklatura fino a Vladimir Putin.
L’inviato cinese ha riaffermato che il rapporto tra Russia e Cina è «solido come una roccia», ricevuto un nuovo invito per Xi Jinping al Cremlino, che a quanto si dice si sta preparando per la primavera. Tra le molte dichiarazioni di solidarietà agli amici russi, Wang ha infilato «l’apprezzamento cinese per la disponibilità della Russia a risolvere il conflitto ucraino attraverso i negoziati».

Quali termini potrebbero condurre all’apertura di un negoziato non si sa. Non resta che sintonizzarsi sulle onde cinesi per accertare se domani arriverà un annuncio concreto da Xi.
La Casa Bianca sa bene che la Cina ha tutto l’interesse a dividere l’Occidente. E punta a denunciare il doppio gioco mandarino. Nel colloquio tempestoso della settimana scorsa a Monaco, dopo l’incidente del pallone-spia, Antony Blinken ha messo in guardia Wang dicendogli di avere «informazioni che evidenziano come Pechino stia valutando di inviare armi letali ai russi».

E ora funzionari dell’amministrazione Biden fanno sapere al Wall Street Journal che sta considerando di rivelare i dati di intelligence sul possibile invio di armi cinesi all’Armata russa.
La bomba politica potrebbe essere fatta detonare dal Segretario di Stato Blinken domani in Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Un anno fa, intervenendo all’Onu, Blinken avvertì per l’ultima volta il mondo che i russi avevano ammassato carri armati e cannoni al confine ucraino e si preparavano all’aggressione.

Quella previsione ha rafforzato la credibilità dell’intelligence americana (che in questa crisi gioca un ruolo centrale) e ora Blinken fa capire di avere un’arma in più per contenere i piano di Pechino. Il Ministero degli Esteri cinese nega l’esistenza di piani per forniture di armi letali (vale a dire munizioni, cannoni, missili…): «Sono solo speculazioni e calunnie» e ritorce l’accusa: «Tutti sanno che è l’Occidente a inviare forniture belliche sul campo di battaglia».

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