Alberto Simoni La Stampa 25 febbraio 2023
La proposta di Xi Jinping non convince Usa e Nato: «La Cina dà armi a Mosca, non è credibile».
E il G7 prepara un nuovo pacchetto di aiuti per rafforzare Kiev: in arrivo 39 miliardi dollari
Anche il minuto di silenzio diventa divisivo nel giorno che segna i 365 dell’invasione russa all’Ucraina. Alla richiesta davanti ai colleghi del Consiglio di Sicurezza dell’Onu del ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba di osservarlo in ricordo di chi ha perso la vita, risponde, dopo aver picchiettato sul microfono per reclamare attenzione, Vassily Nebienza. L’ambasciatore russo al Palazzo di Vetro chiede di ricordare le vittime dal 2014 in Donbass e Crimea. «Tutte le vite sono preziose», dice. Un colpo di teatro che getta un filo di imbarazzo fra ministri e ambasciatori presenti, si alzano tutti però. Indiani e brasiliani (e ovviamente Nebienza) erano rimasti seduti al momento di riflessione chiesto da Kuleba.
All’indomani del voto dell’Assemblea generale con cui 141 Paesi hanno condannato l’aggressione russa, il confronto va in scena al Consiglio di Sicurezza in una sequenza di interventi in cui le posizioni sono cristallizzate fra denuncia di violazioni della Carta Onu, della sovranità territoriale, dei danni a cascata procurati all’economia e alla stabilità mondiale. Mosca denuncia lo stravolgimento delle regole del Consiglio di sicurezza che ha «rinunciato alla imparzialità» poiché la presidenza maltese ha fatto parlare Kuleba prima di tutti e poi una delegazione di inviati e ministri europei le cui posizioni sono «dettate da Bruxelles».
In sala c’è Antony Blinken. Il segretario di Stato americano avverte di non farsi ingannare da prospettive di cessate il fuoco temporanei o incondizionati poiché servirebbero solo a dare tempo alla Russia di riorganizzarsi e di armarsi: «Dobbiamo premere per una pace giusta e duratura».
Il richiamo alla pace giusta rimanda alle prospettive di un negoziato e, pur senza menzionarle, Blinken si riferisce anche ai 12 punti della mediazione che Pechino ha presentato e che le cancellerie occidentali leggono con un misto di aspettative e dubbi, fra la convinzione che un ingresso della Cina nella partita possa aiutare, e il sospetto che la lista sia sbilanciata a favore del Cremlino.
Fonti della Casa Bianca hanno ribadito di essere scettici perché le visioni cinesi sono nate senza una consultazione con Zelensky.
Ma Washington non si mette di traverso. L’America è fedele alla linea che sui negoziati (e discussioni sui territori) la parola ultima spetti a Zelensky e al popolo ucraino. Attenzione però, è il ragionamento di Blinken, a legittimare conquiste territoriali russe in nome di un cessate il fuoco privo di una struttura di sicurezza che consenta a Mosca fra un po’ di tempo di dare nuovo sfogo alle ambizioni imperiali.
Dall’Amministrazione Usa, John Kirby, portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, replica a una domanda sul piano cinese che «le prime frasi vanno bene, le condividiamo».
Queste riguardano il rispetto della legge internazionale e della sovranità; è dopo che sorgono i problemi, perché come fa notare il ministro degli Esteri italiani, Antonio Tajani che ieri ha avuto un incontro con Blinken ed è intervenuto al Consiglio di Sicurezza, «c’è un’equivalenza fra aggressore e vittima, mentre è chiaro che non può essere così». In secondo luogo, il titolare della Farnesina rafforza lo scetticismo Usa e italiano poiché «non c’è menzione del ritiro delle truppe russe». Se Tajani parla di piano «con luci e ombre», tuttavia Zelensky lancia segnali di apertura, individuando nell’elenco «qualche cosa su cui possiamo concordare», dicendo che «incontrerà Xi Jinping».
Ieri Zelensky ha partecipato al G7 nel quale i leader hanno confermato il loro sostegno all’Ucraina «per tutto il tempo necessario», ribadito gli sforzi per promuovere la pace e minacciato di far pagare «gravi costi» ai Paesi che continuano ad aiutare Mosca ad aggirare le sanzioni. Che Washington ha inasprito ieri in un ennesimo giro di vite anche colpendo società cinesi attive in Russia.
La parola negoziato resta vuota di contenuti specifici, i cargo militari invece sono pronti a caricare munizioni, missili, e sistemi antiradar che Washington ha deciso di inviare in Ucraina. Il Dipartimento della Difesa userà altri 2 miliardi di dollari per garantire gli armamenti necessari a Kiev per contenere i russi sul campo di battaglia. Dove Washington ha due timori. Il primo è il ruolo della Cina, Blinken e fonti interne all’Amministrazione avevano detto nei giorni scorsi che l’intelligence avrebbe «a giorni» diffuso un dossier sul coinvolgimento cinese.
Der Spiegel ha parlato di droni cinesi con destinazione Russia. Kirby non ha confermato: «Non abbiamo annunci». Invece la Casa Bianca ha sottolineato l’intensificarsi delle relazioni fra Russia e Iran: «È un problema anche per il Medio Oriente, non solo per l’Ucraina». In novembre Mosca ha ricevuto tank e artiglieria da Teheran, e la Russia sta aiutando gli ayatollah con il suo programma missilistico.