Il G20 spaccato su Putin, tensione al vertice in India

Alberto Simoni La Stampa 26 febbraio 2023
Il G20 spaccato su Putin, tensione al vertice in India
Tensione al vertice in India, Pechino non condanna la guerra. Biden boccia il piano di pace cinese. E Lukashenko vola da Xi


Il presidente americano Joe Biden chiude al piano cinese in 12 punti per una soluzione politica in Ucraina. «Ci sono vantaggi solo per la Russia in quel piano», ha detto alla Abc.

Washington non crede all’esistenza di un percorso negoziale credibile. Fonti dell’Amministrazione Usa a La Stampa hanno riferito che l’obiettivo resta porre Zelensky in posizione di forza a un eventuale tavolo negoziale, che «oggi non si vede perché Putin non ha alcuna voglia di dialogare e l’intensificarsi delle operazioni sul campo di battaglia ne è la prova».

Fra le armi che Washington continuerà a fornire a Kiev non ci «saranno per ora gli F16», che secondo Biden «non servono».

La situazione, ha fatto però capire come già avevano fatto esponenti della sua Amministrazione, potrebbe evolvere.

Gli europei, pur con diverse sfumature, avevano accolto con maggior favore l’intervento cinese e un barlume di via negoziale, anche se ieri Olaf Scholz, cancelliere tedesco, in un incontro con il premier indiano Narendra Modi, ha detto di vedere «più luci che ombre».

Stessa citazione fatta venerdì al Palazzo di Vetro dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. Macron resta il più attivo invece sul fronte diplomatico. Ieri ha detto che in aprile andrà in Cina, vedrà Xi Jinping e cercherà margini per un sempre maggior coinvolgimento cinese.

Gli Usa scrutano le mosse di Xi Jinping. Il presunto dossier dell’intelligence americana con le accuse a Pechino di dare droni ai russi al momento non è stato diffuso. E l’Amministrazione, sollecitata da più parti a spiegare, si limita a dire di non aver prove, ma che «la Cina starebbe considerando l’invio di aiuti».

Se si scoprisse che la Cina dà armi, «gli Usa risponderebbero», ha ammonito Biden. La prossima settimana sarà in Cina Aleksandr Lukashenko, padre-padrone della Bielorussia, fedele alleato di Putin con il quale ha avuto un colloquio venerdì. Il suo viaggio sarà monitorato con attenzione. Minsk produce lanciarazzi multipli Polonez che usano razzi cinesi. Le relazioni militari fra Cina e Bielorussia sono strette e lo scorso anno Xi e Lukashenko hanno firmato un documento congiunto in cui hanno dichiarato di voler «espandere la partnership militare».

Il comunicato del G7 di venerdì in cui si minacciano «conseguenze gravi» per i Paesi che sosterranno la Russia nella sua impresa militare, arriva proprio per questo con un timing preciso: il messaggio è diretto alla Cina (alcune sue società sono state colpite dalle ultime sanzioni Usa), ma anche a Iran (che fornisce tank, artiglieria e droni) ed è un monito per altri.

I 141 Paesi che all’Onu hanno votato a favore di una soluzione in Ucraina e condannato le azioni russe sono dieci più di quanto gli americani si attendevano. Ma è a livello di G20, (80% del Pil mondiale) che ci sono troppi distinguo, sfumature e nemmeno velati appoggi alla Russia. L’incontro dei ministri di Economia e Finanze a Bangalore si è chiuso con una dichiarazione presidenziale dell’India e senza un documento congiunto.

L’India non è riuscita a far quadrare il cerchio e ci sono state riflessioni se includere o meno la parola “guerra” anziché “operazione militare speciale” per non urtare i russi. Alla fine nella dichiarazione si registra che “gran parte dei Paesi condanna con forza la guerra in Ucraina”. I russi si sono, ovviamente, dissociati accusando gli occidentali di voler sabotare il summit.

Non c’è nemmeno la firma cinese, passo indietro rispetto a Bali, quando al vertice dei leader, si era riusciti a coinvolgere Pechino. La posizione che in fase negoziale era stata espressa da Giancarlo Giorgetti – «sarebbe inaccettabile ammorbidire il linguaggio approvato al summit di Bali» – è stata condivisa dagli occidentali e da Yellen, ma al G20 schieramenti e alleanze sembrano definite lungo nuovi equilibri interessi. Tanto da far dire a Giorgetti che «le contorsioni sull’Ucraina e soprattutto la sfida climatica aumentano le divergenze».

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.