Lorenzo Lamperti La Stampa 26 febbraio 2023
La Cina “arruola” il Sud globale: via all’addestramento delle forze di sicurezza. Il piano di Xi Jinping e gli obiettivi di Pechino
Esplicitare l’obiettivo di addestrare forze di sicurezza straniere mostra le crescenti ambizioni globali della Cina e della sua voglia di giocare un ruolo di capofila del Sud globale
Dopo il commercio, tocca alla sicurezza. Anche al di fuori dei propri confini. La Cina ha in programma di addestrare circa 5 mila addetti alla sicurezza provenienti da diversi paesi in via di sviluppo nei prossimi cinque anni.
Il piano è citato all’interno del concept paper sulla Global Security Initiative (Gsi), il nuovo progetto lanciato da Xi Jinping durante il Boao Forum (ritenuto una sorta di versione asiatica del World Economic Forum di Davos). Nel documento, si legge anche che la Cina intende incoraggiare maggiori scambi e cooperazione tra le accademie militari e di polizia. Ufficialmente, Pechino ha al momento una sola base militare permanente all’estero, quella di Gibuti.
Ma esplicitare l’obiettivo di addestrare forze di sicurezza straniere mostra le crescenti ambizioni globali della Cina e della sua voglia di giocare un ruolo di capofila del Sud globale. Non a caso nel documento diversi paragrafi sono dedicati ad Africa, Sud-Est asiatico, isole del Pacifico e America latina.
«Le 5 mila opportunità di formazione si concentreranno nel campo della sicurezza non tradizionale, tra cui l’antiterrorismo, la sicurezza informatica e il cambiamento climatico», ha dichiarato Wang Hongwei, professore di politica pubblica presso la Renmin University di Pechino, al South China Morning Post.
Il concept paper sulla Gsi adotta d’altronde un approccio olistico, in cui va sostenuto un concetto di “sicurezza comune, che rispetti e salvaguardi la sicurezza di ogni paese”. Frase più volte utilizzata dall’inizio della guerra in Ucraina.
L’implicito è chiaro: Washington e l’occidente non possono ignorare le necessità di sicurezza dei paesi che non rientrano nella lista delle democrazie liberali. Il messaggio è che senza sicurezza globale non esiste sicurezza per la Cina, ma senza sicurezza per la Cina non esiste sicurezza globale. Messaggio
Se con la Belt and Road Initiative (conosciuta in Italia come Nuova Via della Seta) Pechino mirava a creare una rete di interconnessione commerciale e diplomatica a qualsiasi latitudine mondiale, con la Gsi conferisce invece una dimensione securitaria alla sua proiezione. All’interno dell’ombrello del concetto di sicurezza proposto dal Partito comunista cinese ricadono anche aspetti economici e sanitari.
Investimenti, cooperazione commerciale e sanitaria sono aspetti che interessano molto i paesi in via di sviluppo. Così come a diversi governi fa comodo tutela e sostegno per il mantenimento dell’ordine sociale.
E dunque del loro potere politico. È il caso delle Isole Salomone, che nell’aprile del 2022 hanno firmato un controverso accordo di sicurezza con la Cina. Nei mesi precedenti, l’arcipelago del Pacifico era stato teatro di una rivolta da parte dei cittadini di Malaita, la provincia più popolosa del paese in aperto conflitto col governo centrale.
Con l’accordo, la Cina garantisce l’invio di personale di polizia e materiali come cannoni ad acqua, utili per la gestione delle proteste. Stati Uniti e Australia temono che possa essere costruita una base dell’esercito cinese in una zona considerata strategica.
Le due parti hanno negato, ma dopo aver visto per la prima volta la polizia cinese addestrarsi con gli ufficiali delle Isole Salomone, il premier Manasseh Sogavare (che nel 2019 ha interrotto i rapporti diplomatici con Taiwan per avviare quelli con Pechino) ha dichiarato: «Mi sento più sicuro».
Gli sforzi della Cina per incrementare i programmi di formazione multilaterali e bilaterali in materia di sicurezza non si fermano al Pacifico: negli ultimi anni si sono registrate iniziative in tal senso anche in Asia centrale e Medio Oriente.
Lo scorso settembre, Xi ha annunciato che la Cina avrebbe addestrato 2 mila membri delle forze dell’ordine dei paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco), di cui fanno parte tra gli altri Russia, India e le ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale.
A dicembre, durante il viaggio di Xi in Arabia Saudita, annunciata la formazione di 1500 funzionari di polizia dei paesi arabi. Iniziative che aumentano l’influenza politica della Cina, che si pone come ostacolo di fronte a interferenze esterne e “rivoluzioni colorate”. Dopo il commercio, Pechino prova a garantire un modello alternativo di cooperazione anche sul fronte della sicurezza