Cina neutrale per principio. La causa del conflitto? «La mentalità da guerra fredda di Usa e Nato»

 

Huang Jing Avvenire 28 febbraio 2023
Occidente e conflitto in Ucraina. Ecco il punto di vista della Cina
Le tensioni attuali e le relazioni internazionali secondo un esperto di politica estera cinese

«La posizione di Pechino è una neutralità di principio, Putin sta facendo un danno a sé stesso e agli interessi della Russia. La causa del conflitto? La mentalità da guerra fredda di Usa e Nato»

La sorpresa per l’invasione russa. Ciò che intendo presentare qui non è la mia opinione personale, ma una narrazione diffusa in Cina. L’invasione delle forze militari russe in Ucraina è stata una sorpresa per i cinesi.

Sia la dirigenza sia la popolazione sono rimaste scioccate dallo scoppio della guerra. L’intelligence cinese non è riuscita a capire gli obiettivi strategici del presidente Putin. Si è pensato che, riconoscendo l’indipendenza delle cosiddette «repubbliche dell’Ucraina orientale» e inviandovi truppe, avesse già raggiunto il suo obiettivo di «prendere tre piccioni con una fava»: dimostrare che gli Stati Uniti sono una «tigre di carta» perché non sarebbero intervenuti direttamente; creare una crepa profonda tra gli Stati Uniti e i Paesi europei; impedire l’ingresso dell’Ucraina nella Nato.

Per ottenere questi tre obiettivi non era necessario condurre la cosiddetta «operazione militare speciale», invece proprio questo è stato fatto. Dal punto di vista cinese, il presidente russo sta facendo un grave danno a se stesso e agli interessi della Russia, sia sul lungo sia sul breve termine.

Si è poi capito che, dal punto di vista russo, si poteva pensare: «te la sei cercata!». Il punto di svolta può essere collocato nel maggio 2008, quando gli Stati Uniti dispiegarono sistemi antimissile in Polonia, proprio alle soglie della Russia. Contestualmente, l’Ucraina presentò domanda di ammissione alla Nato.

Mosca si è ritrovata sotto assedio. Vi sono ragioni psicologiche e culturali per cui i russi vedono l’Ucraina come un «fratello minore» a cui intendono «fare del bene» e non capiscono perché questo «fratello minore» voglia essere trattato in modo equo e giusto e non posto sotto la tutela del «fratello maggiore».

A d ogni modo, la guerra è scoppiata e la Cina si è trovata in una posizione difficile e imbarazzante. Da una parte, infatti, la Cina ha un accordo di partnership strategica globale con la Russia, l’economia cinese e quella russa si compensano a vicenda, sussiste una sorta di mutua interdipendenza.

Inoltre, Mosca e Pechino hanno, almeno per ora, le stesse preoccupazioni sul piano della sicurezza, ossia la minaccia da parte di Washington e dei suoi alleati. D’altra parte, però, la Cina sta provando a proiettare nel mondo un’immagine di distributore di bene pubblico, un Paese costruttore e amante della pace che sta tentando di contribuire al villaggio globale in cui noi tutti viviamo.

La Russia invece è una potenza globale non tanto per le sue capacità di contribuire costruttivamente, quanto piuttosto per il suo potenziale di distruzione di massa. Questa è la prima fondamentale differenza tra Mosca e Pechino sulla guerra in Ucraina. S ergej Karaganov, uno dei più importanti analisti strategici in Russia, sostiene che questa guerra costituisce una sorta di attacco guidato dal glorioso e coraggioso popolo russo a questo brutto e controproducente ordine mondiale occidentale.

Ma la Cina vuole restare in quest’ordine internazionale. Dal suo punto di vista, l’attuale sistema mondiale si regge su tre pilastri, tutti positivi: il primo è l’ordine politico centrato sull’Onu; il secondo è l’ordine economico-commerciale strutturato attraverso il Wto; il terzo è l’ordine finanziario globale regolato dalla Banca mondiale, dal Fmi ecc. Pechino vuole restare dentro quest’ordine e, perciò, deve riconoscere che, al suo interno, gli Stati Uniti e i suoi alleati rivestono ancora un ruolo molto importante, in molti casi insostituibile.

Un declino degli Stati Uniti, in questo momento, non è nell’interesse cinese, anche perché fra le due parti sussiste un’irrevocabile interdipendenza in termini di sviluppo economico. Dal rapporto politico del XX Congresso del Partito comunista cinese si comprende che Pechino vuole mantenere relazioni stabili con Washington.

L a posizione cinese verso la guerra. La posizione della Cina è di una neutralità di principio, che può essere riassunta in quattro punti. In primo luogo, Pechino sostiene e difende la Carta delle Nazioni Unite, critica e condanna tutte le violazioni della sovranità nazionale e integrità territoriale, compresa quella dell’Ucraina.

In secondo luogo, Pechino sostiene fermamente che la causa originale ed essenziale della guerra tra Russia e Ucraina risiede nella «mentalità da Guerra fredda» degli Stati Uniti e dei suoi alleati, specialmente della Nato. In terzo luogo, la Cina prova a lavorare con le altre potenze, specialmente quelle europee come la Germania, la Francia e l’Italia, per mediare e portare un negoziato di pace. In quarto luogo, last but not least, la Cina mantiene una sorta di normale relazione con l’Ucraina offrendo aiuti di carattere umanitario.

D al punto di vista cinese, l’intero villaggio globale deve lavorare insieme. Gli Stati europei e la comunità internazionale devono continuare a mantenere la pressione su Putin e il suo gruppo. La Cina ha trasmesso un messaggio molto chiaro, nel settembre 2022, quando Xi Jinping ha trattato con freddezza Putin. È necessario rendere chiaro a tutti che la guerra nucleare è un tabù e che non è assolutamente possibile utilizzare armi nucleari contro il genere umano.

Alle Nazioni Unite, 141 nazioni hanno condannato l’aggressione della Russia. Ma quando gli Usa hanno lanciato un piano totale di sanzioni contro Mosca, solo 40 Paesi, o ancora meno, li hanno seguiti. Nessuno Stato del Sud del mondo si è unito alle sanzioni, come Cina, India, Sudafrica, Brasile ecc. L’atteggiamento del Sud del mondo non è di solidarietà all’Occidente. L e relazioni tra Cina e Occidente. Per quanto riguarda le relazioni tra Cina e Stati Uniti, penso che la competizione tra i due Paesi sia solo di facciata.

La vera e più temibile sfida per entrambi giunge dall’interno e ogni parte utilizza l’altra per esercitare una pressione sul piano interno che le permette di realizzare ciò che altrimenti non sarebbe in grado di fare. Un fattore molto negativo è la grande incertezza politica negli Stati Uniti, che ha condotto al fallimento di tutti gli sforzi fatti per stabilizzare le relazioni.

L’amministrazione Biden, nonostante sia molto più razionale rispetto a quella di Trump, non può far altro che mantenere un atteggiamento molto duro nei confronti della Cina, perché solo agendo in questo modo può schivare gli attacchi dell’opposizione.

L a Cina ha molti problemi, uno dei quali è che i cinesi non godono di così tanta libertà come i popoli occidentali. Ma la Cina viene in qualche modo demonizzata dalla stampa occidentale. Bisogna migliorare la comunicazione tra la Cina e i Paesi occidentali. È lecito dire che la Cina sia il nemico, che la Cina sia il male. Ma appunto perché si vuole competere con la Cina è necessario comprenderla. La Cina ha avuto molti cambiamenti positivi dal 1978 in avanti, nessuno può negarlo. Il problema dei cinesi è permettere a 1,4 miliardi di persone di vivere felicemente in Cina. Il Partito comunista cinese sta facendo un buon servizio, mantenendo la Cina unita, stabile e prospera.

Le relazioni tra Pechino e Washington peggioreranno ancora prima di poter migliorare, perché democratici e repubblicani sono uniti dalla visione della Cina come minaccia numero uno. Gli Stati Uniti non hanno mai provato cosa significhi essere il «numero due», in quanto sono sempre stati il «numero uno». Dico spesso ai miei amici americani: «chi può comprendere meglio la vostra mentalità? I cinesi!».

Questi infatti sono stati il «numero uno» per millecinquecento anni e, improvvisamente, dopo il 1840 e le guerre dell’oppio, hanno toccato il fondo e hanno sofferto il «secolo dell’umiliazione». Negli Stati Uniti c’è un panico inconscio diffuso tra la popolazione che non sa come si possa vivere da « numero due» e non riesce ad accettare questo fatto.

Prima che gli Stati Uniti riescano a superare questo tipo di emozione, sarà difficile migliorare le relazioni sino-americane. Tale superamento non può essere determinato dai dirigenti, la società intera deve realizzare che si dovrebbe, si deve e si può coesistere pacificamente con una Cina potenzialmente nella condizione di diventare il «numero uno».

«L’intero villaggio globale deve lavorare insieme. Gli Stati europei e la comunità internazionale devono continuare a mantenere la pressione sullo “zar” e il suo gruppo» La società deve realizzare che si può coesistere pacificamente considerando che il Paese del Dragone può essere nella condizione di diventare il numero uno

 

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