Lorenzo De Cicco, Giovanna Vitale La Repubblica 2 marzo 2023
Torna il feeling Pd-5S, Schlein chiama Conte: “Opposizione comune”
Riparte il dialogo giallorosso in vista della piazza antifascista di Firenze. La leader dem pronta a varare la direzione del partito: “Decido io”
La telefonata è di prima mattina. Elly Schlein e Giuseppe Conte. Dura diversi minuti. La neo-segretaria del Pd parla col capo dei 5 Stelle e stavolta il contenuto della conversazione è tutto politico. C’è un’agenda comune di opposizione da imbastire, dal caso Piantedosi alla piazza di sabato contro l’aggressione squadrista al liceo Michelangiolo di Firenze. Il dialogo giallorosso, a fari spenti, riprende. L’ex premier si era fatto vivo, via Whatsapp, subito dopo le primarie che a sorpresa hanno portato l’ex attivista di Occupy Pd sulla tolda di comando del Nazareno. Era uno scambio rapido, di auguri. Ieri invece i due hanno parlato più a fondo. Al centro del colloquio, i temi attorno a cui incalzare il governo.
È ancora presto per capire se questi primi abboccamenti rinsalderanno l’asse demo-grillino, collassato l’estate scorsa dopo le dimissioni di Mario Draghi. Ma qualcosa si muove. Altro segnale che arriva dalla nuova inquilina del Nazareno: nel giro di chiamate internazionali – ha parlato anche con la presidente popolare del parlamento Ue, Roberta Metsola – ha sentito Pedro Sanchez, il premier socialista spagnolo, che a Madrid governa con un esecutivo che tiene insieme il Psoe e i movimentisti di Podemos. Un’altra formula giallorossa, in un certo senso.
Oltre a Conte, Schlein si confronterà a quattrocchi con Stefano Bonaccini, probabilmente già sabato, sempre a Firenze. Quindi, deciderà i nuovi assetti del partito. L’hanno definita una candidata di rottura e ora che è diventata segretaria è pronta a dimostrarlo: con i fatti, non solo a parole. “Non mi farò dettare i nomi della Direzione dai capicorrente”, si è confidata in Transatlantico con un paio di amici deputati. “È lì che si stabiliscono la linea, il metodo e la visione del partito: durante la campagna per le primarie abbiamo detto che avremmo cambiato tutto e voglio mantenere la promessa”.
Non si farà condizionare, la pasionaria bolognese, o almeno ci proverà: nemmeno dai vari Orlando, Franceschini e Zingaretti che pure le hanno tirato la volata. Determinata a smentire chi sosteneva che, se avesse vinto lei, sarebbe stata una marionetta in mano ai soliti pupari. “Se loro vorranno, potranno darmi una rosa, ma poi sarò io a scegliere”, taglia corto. Esattamente come ha fatto per la compilazione delle liste per l’Assemblea nazionale: se le è spulciate tutte, una per una, provincia per provincia, cancellando i candidati che non la convincevano e inserendone di nuovi.
Lo stesso schema che intende applicare alla Direzione, che è l’organo di indirizzo politico del Pd, chiamato a votare tutti i passi cruciali proposti dalla leader: dalle alleanze alla modifica delle regole interne. Ancora più importante della Segreteria, assai più ristretta e mediaticamente esposta, che pure sta cercando di formare con la medesima libertà. Due organigrammi che però verranno definiti soltanto all’esito del colloquio vis-a-vis con il suo rivale al congresso.
Il tempo stringe. Il centinaio di nomi che compongono la Direzione, una ventina dei quali esterni, espressione della società civile, dovrà essere votato in Assemblea il 12 marzo. Solo dopo si penserà alla squadra per il Nazareno. Di ipotesi se ne stanno facendo tante, ma il puzzle è in continua evoluzione, ancora ben lontano dall’essere completato.