Carlo Pizzati La Repubblica 3 marzo 2023
Il premier indiano parla da guru e punta a guidare i “non allineati”
«Benvenuti nella terra di Gandhi e di Buddha. Io prego affinché vi lasciate ispirare dall’ethos della civiltà indiana. Dovete concentrarvi non su ciò che ci divide, ma su ciò che ci unisce».
Parla come un guru ispirato, il premier indiano Narendra Modi, candidandosi ad anello di congiunzione e, perché no, di risoluzione dei nodi geopolitici più complessi del momento, mentre si rivolge ai ministri degli Esteri di un G20 di non facile gestione.
È un appello all’armonia globale quello che arriva da un leader che forse non è esattamente «il più amato al mondo», come gli dice la presidente del Consiglio Meloni, visto come il governo del Bjp tratta le minoranze indiane da nove anni. Ma sull’arena internazionale, Modi si propone come il guru della riconciliazione per costruire un nuovo multilateralismo, chiedendo al mondo di guardare oltre la crisi tra l’Occidente, da una parte, ela Russia e la Cina, dall’altra. Un ruolo che, in effetti, l’India potrebbe calzare, se fosse pronta a investire in esso con più coraggio. E se avesse più diplomatici con l’esperienza necessaria al ruolo.
«Dobbiamo ammettere tutti che il multilateralismo oggi è in crisi. L’architettura della governance globale nata nel Dopoguerra era al servizio di due funzioni: evitare nuove guerre equilibrando interessi diversi e promuovere la cooperazione internazionale sui temi di interesse comune. Crisi finanziaria, cambiamento climatico, pandemia, terrorismo e guerre hanno reso evidente il fallimento della governance globale in questi suoi due mandati».
È innegabile, come il premier ricorda, che viviamo in un’era di profonde divisioni globali dove il dialogo è influenzato dalle tensioni geopolitiche del momento. Tutto questo anche per mettere le mani avanti: non vi aspettate troppo da questo summit di ministri degli Esteri. Non sorprendetevi dalla mancanza di dichiarazioni congiunte. Però Modi il mediatore internazionale, alla ricerca di un punto d’incontro, punta i riflettori sulle vittime indirette del contesto internazionale, ovvero il Sud globale, i Paesi più poveri. Di cui si candida a leader.
«Chi paga il prezzo più alto sono le nazioni in via di sviluppo. Dopo anni di progressi, rischiamo di perdere terreno sui nostri Obiettivi di sviluppo sostenibile. Molti Paesi in via di sviluppo sono schiacciati da un debito intollerabile, mentre continuano a cercare di dare cibo ed energia ai loro popoli e ad essere i più colpiti dal riscaldamento globale». Con il passo da equilibrista che ha tenuto finora sull’Ucraina, parla di «profonde divisioni globali».
Non dà colpe. Dice: è normale che tutti abbiamo posizioni e prospettive diverse su come risolvere queste tensioni. Cerca di attirare l’attenzione dei ministri sulle sfide globali esacerbate dalla pandemia e poi dai conflitti. Quindi sviluppo, resilienza economica, soccorsi per i disastri, stabilità finanziaria, crimine transnazionale, corruzione, terrorismo, sicurezza per cibo ed energia. «Questo è il terreno dove potremo costruire consenso e portare risultati concreti. Ho piena fiducia nella vostra saggezza, nella vostra abilità. So che sapremo andare oltre le nostre differenze ».
E una volta superate le differenze, perché non puntare più in alto? «Abbiamo detto fin dall’inizio che la disputa ucraina può essere risolta solo tramite il dialogo e la diplomazia. L’India è perfettamente pronta a contribuire a qualsiasi processo di pace». Lo ha detto anche Meloni dopo averlo incontrato. Lo ripete aRepubblica anche il ministro degli Esteri Tajani: «L’India è un Paese che lavora per la pace».
Non sarà semplice, perché intanto Blinken tesse la sua tela tra gli alleati del G7 per sondare la disponibilità a imporre nuove sanzioni alla Cina se Pechino fornirà sostegno militare alla Russia. E il cancelliere tedesco Olaf Scholz in un discorso al Bundestag avverte: «Il mio messaggio a Pechino è chiaro: usa la tua influenza con Mosca affinché ritiri le truppe russe, non per dare armi all’aggressore russo».
Dall’altro lato, non si rilassano nemmeno le tensioni ai confini himalayani dell’India con la Cina. E Lavrov accusa l’Occidente d’aver «insabbiato senza vergogna» la promessa di far arrivare cibo e fertilizzanti russi sui mercati globali. Poi condanna i tentativi dell’Occidente di «vendicarsi per l’inevitabile scomparsa dei livelli di dominio che gli sfugge dalle mani» e infine fa la tragica Cassandra, annunciando che il mondo «è sull’orlo del disastro ». Non è proprio un’arena dove può bastare la pazienza del Buddha per riaggiustare un mondo spezzato.