Presenze e assenze a Crotone

Andrea Colombo il Manifesto 3 marzo 2023
Mattarella visita i superstiti. Da destra solo cinismo
Il Presidente ha scelto la modalità privata per sottolineare la partecipazione non solo dello Stato ma anche dell’uomo, istituzionale ma ancora prima umana. La neo segretaria del Pd Elly Schlein arriva al Pala Milone ma evita le telecamere. L’assenza boomerang del governo. 

Non c’erano intenti critici verso il governo nella scelta del capo dello Stato di recarsi a Crotone, raccogliersi in silenzio di fronte alle bare, incontrare i sopravvissuti in ospedale tenendo fuori le telecamere, accogliere il grido di dolore e di indignazione di immigrati e cittadini, portare ai bambini superstiti pacchi di giocattoli: al Quirinale lo assicurano ed è certamente vero. Ma le intenzioni in questo caso non contano. A parlare è la differenza abissale tra la presenza di Mattarella e l’assenza di molti altri, a partire dalla premier. Per non parlare dei commenti ignobili che non si limitano all’impareggiabile Piantedosi.

Il Feltri che twitta «Partire è un po’ morire. State a casa vostra» si commenta da sé ma anche il Rampelli che «interpreta» il ministro non scherza: «Da dove provengono gli immigrati ci sono telefonini e parabole. Immaginate la forza d’urto se potessimo far presente a tutte quelle popolazioni che questi viaggi sono molto rischiosi».

È QUASI UNA ILLUSTRAZIONE della strategia di governo e maggioranza: abbassare la protezione e aumentare così il rischio per scoraggiare le partenze. La responsabilità politica è questa, al di là delle eventuali responsabilità dirette, della possibile omissione di soccorso, oggetto ieri di un esposto del Pd e di uno di Avs. Anche di questo dovrà parlare Piantedosi, stavolta in aula e non in commissione, nelle informative di martedì e mercoledì prossimo alla Camera e poi al Senato. I capigruppo dell’opposizione avevano chiesto di ascoltare anche Salvini, da cui dipende la Guardia costiera, cioè l’arma che avrebbe forse potuto salvare le vittime di Crotone. Pare che non intenda presentarsi ed è gravissimo, come l’intera opposizione segnala a martello.

Mattarella ha scelto la via della visita privata per sottolineare la partecipazione non solo dello Stato ma anche dell’uomo, istituzionale ma ancora prima umana. Quella che sa essere mancata da parte del governo, anche se non può dirlo né ammetterlo. Fosse stato per lui della visita non si sarebbe dovuto neppure sapere nulla sino a cose fatte. A segnalare in anticipo la sua visita è stata una fuga di notizie, non il canonico comunicato del Colle e in ogni caso il presidente ha cercato di evitare ogni spettacolarizzazione.

Sulle possibile responsabilità il Colle è prudente, aspetta di capire come siano andate davvero le cose, se fosse possibile o no un tentativo di salvataggio. Anche la neosegretaria del Pd è arrivata ieri a Crotone: iniziativa sacrosanta ma forse nella data meno appropriata, data la presenza per definizione al di sopra delle parti del presidente. Va detto però che Schlein, accompagnata da Orfini e Stumpo, ha fatto il possibile per muoversi con discrezione. Ha incontrato una donna afghana che nel naufragio ha perso i figli, ma senza lucrare visibilità o tentare di connettere la sua visita a quella del presidente.

PER LA PRIMA VOLTA a palazzo Chigi iniziano a chiedersi se non sia stato un errore non recarsi a Crotone. La premier voleva e vuole evitare a tutti i costi l’immagine di un esecutivo spietato: «Non siamo un governo cinico», ha ripetuto più volte a porte chiuse. Non la agevolano uscite come quella di Feltri o di Piantedosi. Non significa che il ministro traballi. Ieri Lollobrigida ha smentito con massima determinazione le voci, effettivamente dissennate, che profetizzavano un rimpasto grazie al quale proprio lui avrebbe sostituito il prefetto al Viminale: «I tentativi di creare tensioni sono ridicoli quanto inutili. Ogni ipotesi di rimpasto è priva di fondamento». Dagli spalti azzurri Gasparri si sbraccia per solidarizzare col ministro: «Ho parlato con lui per rinnovargli solidarietà e convinto sostegno. La sua azione abbina le ragioni dell’umanità a quelle della fermezza».

LA SCENEGGIATA si ripeterà la settimana prossima in Parlamento. Tutti ripeteranno che il ministro Piantedosi è mirabolante e la maggioranza pienamente concorde. Ma la tensione sottopelle invece resta palpabile, perché Giorgia Meloni prosegue nel suo percorso di «normalizzazione e legittimazione» anche sul fronte più identitario, quello dell’immigrazione. La richiesta di chiarimenti affidata ai suoi fedelissimi, il silenzio rumoroso su Piantedosi, l’annuncio di 500 mila ingressi regolari, la lettera alla Ue non permettono dubbi. E dal governo stesso fanno notare che «la Bossi-Fini è cambiata già più volte, se cambia ancora non c’è nulla di strano. Si può cambiare la Costituzione, figurarsi se non si può cambiare la Bossi-Fini».

 

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