Elly Schlein rottamerà il vecchio partito maschio?

Daniela Preziosi Domani 5 marzo 2023
Elly Schlein e le sue sorelle Pd, così ti rottamo il vecchio partito maschio
Riceve attacchi sessisti ogni giorno ma evita la parte della vittima e ribalta la narrativa delle donne dem. Ma la sua vittoria basterà a sanare i fallimenti recenti? Intanto la premier Meloni già aggiusta il profilo.

Livia Turco: «Lei è naturalmente femminista. Non so quanto creda nella sorellanza e nella pratica della relazione tra donne. Sarà interessante verificare se nel dirigere il Pd farà leva su questa pratica».

Il femminismo di dentro e quello di fuori. Monica Nardi, portavoce di Letta e osservatrice speciale del partito: «Le “donne di sotto”, le donne che vivono e spesso non ce la fanno più, sono rimaste molto, troppo, sullo sfondo. E lo abbiamo pagato nel rapporto col Paese».

È bersaglio di quotidiani attacchi sessisti triviali, non si capisce come non le facciano saltare i nervi. E invece lei, come Rhett Butler di Via col vento, francamente se ne infischia. Lascia che qualcuno dei suoi risponda, ma per lo più se ne frega. Un po’ perché in questi primi giorni della sua rivoluzione, Elly Schlein deve fare i conti con questioni più serie di un quisque sindaco di Grosseto che la insulta; soprattutto perché pratica quel femminismo coevo per cui non tende a percepirsi, e farsi percepire, come una vittima.

C’è anche questa, forse soprattutto questa, fra le novità di una leader «femminista e non solo femminile» di cui ha parlato sul nostro giornale la filosofa Giorgia Serughetti, insieme «all’agire per le donne, per i loro diritti» contrapposto, non per caso, al «semplice “essere donna”» di Giorgia Meloni, che più spesso si declina nell’essere mamma.

Più che un salto di qualità, è una vera ribaltata per il Pd. Dove fin qui, negli anni, sono fiorite a intermittenza stagionale rivendicazioni di donne contro il «partito maschilista». Uno, nel 2018, fu all’indomani delle elezioni, 500 firme: «Per la prima volta – vi si leggeva – il Pd è sovrastato nella rappresentanza femminile parlamentare dal M5S e dalla destra e mentre chi ha vinto le elezioni affida la leadership dei gruppi parlamentari e le cariche istituzionali alle elette, nel Pd un gruppo dirigente sempre più chiuso si trincera in delegazioni e “trattative” di soli uomini». Sotto accusa erano il segretario Matteo Renzi e i capicorrente ma anche le famose pluricandidature di donne.

Poi si ripete: all’indomani della nascita del governo Draghi, febbraio 2021, c’è la rivolta delle donne contro l’indicazione di tre ministri, tutti maschi (Dario Franceschini, Lorenzo Guerini, Andrea Orlando) a cui si arrende il segretario Nicola Zingaretti, che si trova beffato per non aver deciso la delegazione, e pure mazziato con l’accusa di misoginia. Zingaretti si dimette, ma per la prima questione. E Enrico Letta, al suo arrivo, corre ai ripari e impone due donne alla guida dei gruppi parlamentari. Poi però si ripete ancora: alle politiche 2022 di nuovo le pluricandidature abbattono la presenza di donne alle camere. Con conseguente codazzo di polemiche e lacrime di coccodrillo (e coccodrille). Per di più da destra è arrivata la sberla: Giorgia Meloni prima premier italiana. Prima questione: la vittoria di Schlein è figlia della reazione a questo schiaffo?

Sì, sostiene l’europarlamentare Elisabetta Gualmini, già vice di Bonaccini alla regione Emilia-Romagna, incarico che poi è finito proprio a Schlein: «Ci voleva Meloni per far capire che il potere bisogna prenderlo e non aspettare che te lo diano. Ursula von der Leyen, Christine Lagarde, Angela Merkel, Roberta Metsola sono tutte donne di destra o non di sinistra: vorrà dire qualcosa? La sinistra è stata sempre invischiata nella sindrome della cooptazione, che è la sindrome di Cenerentola: fare un passo indietro e aspettare che il leader ti scelga. Con Meloni al governo ci siamo accorti di questo. Elly è stata brava ad avere il coraggio di fare una battaglia».

Occhio però: se l’elezione di Schlein è arrivata dopo il successo alle urne di Meloni, dopo la vittoria di Schlein Meloni ha tentato una posa femminista. Così dalla foto di copertina del settimanale Grazia predica: «Ragazze, liberiamo il nostro potere». Chi rincorre chi?

 

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