Il dolore per i migranti unisce gli italiani: per uno su tre la colpa è della politica

Alessandra Ghisleri La Stampa 5 marzo 2023
Il dolore per i migranti unisce gli italiani: per uno su tre la colpa è della politica
La metà dei cittadini ha seguito la cronaca del naufragio, ma il 35% sostiene che sarà scordato presto. Nelle intenzioni di voto il Pd guadagna due punti, trainato dal boom di fiducia nella neo segretaria Schlein


È stata una settimana difficile e importante per l’Italia e per la politica. La tragedia dei migranti, annegati nelle acque di Cutro nel tentativo di raggiungere le nostre coste, ha scosso l’opinione pubblica. Un italiano su due (il 47,9% del totale) ha seguito la vicenda, ha sentito il dolore nelle parole dei pescatori che hanno descritto il loro intervento sulla spiaggia che ancora non ha restituito tutti i corpi. Le persone sono rimaste «molto colpite» dall’accaduto (29,7%), anche se il 35, 9%, pur molto scosso dall’avvenimento, ha dichiarato che tra qualche giorno probabilmente lo avrà rimosso e messo da parte, seguendo le problematiche che ogni famiglia deve affrontare quotidianamente.

Non si deve pensare che questo atteggiamento rappresenti uno sfregio al dolore per le persone che hanno perso la vita affrontando il viaggio alla ricerca di un nuovo mondo più giusto per vivere, come segnala l’indifferenza del 12,5% degli intervistati. Più banalmente questo sembra solo un modo per sopravvivere alle difficoltà della vita di ogni giorno: nella scelta solitaria ci si può trovare impantanati, facendo più facilmente prevalere gli interessi del proprio giardino. E mentre sui media si cerca di arrivare a capo della matassa per scoprire le diverse responsabilità nella vicenda, gli italiani stilano quella che appare a tutti gli effetti come una classifica dei responsabili. Sono «gli scafisti» secondo il 26,2% dei cittadini, i governi da cui partono i barconi dei migranti per il 20,5%, l’Europa per il 19,8%. Seguono gli errori attribuiti ai governi degli ultimi 20 anni (9,1%), al governo Meloni (7,5%) e a tutti “noi” (8,2%).

Sulle prime tre risposte si concentrano le indicazioni del popolo di centrodestra e di Azione con Italia Viva. Per gli elettori del Partito Democratico, invece, non esiste un fronte compatto, si dimostrano più frammentati nelle loro indicazioni, dividendosi più o meno in ugual misura in prima battuta tra coloro che accusano in maggioranza gli scafisti (18,6%), chi l’Europa (17%) e chi il governo Meloni (18,6%). A poca distanza gli elettori dem indicano anche i Paesi di provenienza dei barconi (15,3%) e “tutti noi” e (17,8%). Una dispersione nelle scelte che già offre il segno di un’assenza di posizioni fortemente connotate e associabili all’identità di un partito. Insomma, c’è molto da ri-costruire, un vero azzardo le cui operazioni non potranno seguire le scorciatoie del potere interno per non ritrovarsi al solito punto di partenza, ma sarà necessario estrarre quella nuova consapevolezza che non potrà più essere solo un atto di fede politica, ma di merito come annunciato dalla neo segretaria dem. Si dovranno incrociare i temi con le indicazioni e le volontà degli elettori cercando quei punti di contatto multipli e trasversali utili per segnare la differenza. Bucare nella sensibilità dei cittadini attraverso i messaggi e le posizioni da portare avanti. Ottimizzazione, potrebbe essere questa la parola magica.
Nel frattempo, a Cutro si è recata la nuova segretaria del Partito Democratico, per omaggiare le salme dei migranti che hanno perso la vita. Elly Schlein è stata sobria e sensibile, rispettosa e corretta del pubblico che con maggiore attenzione seguiva nel contempo la visita del presidente della Repubblica. Nessun altro leder politico è comparso, lo spazio per la discussione sul tema è stato delegato alle trasmissioni di approfondimento politico o a lunghe interviste sui giornali. Questo ha sicuramente giovato alla nuova leader. L’esistenza di un effetto bandwagon, o effetto carrozzone («tutti sul carro del vincitore») si misura infatti nei sondaggi rilevati da una settimana a questa parte, sia per quanto riguarda il Partito Democratico sia per la nuova “inquilina” della segreteria. Nel giro di qualche giorno il partito riesce a guadagnare il 2,1% dei voti (passando dal 17,5% al 19,6%), mentre la giovane leader, passando dal 21,6% al 28,4%, cresce di quasi 7 punti percentuali in una settimana nel suo indice di fiducia personale. Molti sono ritornati a votare per il Pd. La tendenza delle ultime rilevazioni indica la propensione a seguire le decisioni della maggioranza, perché è vincente e quindi “giusta”.

Tuttavia il fatto politico è innegabile ed è rilevante, almeno nell’immediato. L’esistenza del nostro subconscio è qualcosa che ci mette a confronto con la nostra coscienza e che, seguendo più facilmente quei processi dei quali non siamo del tutto consapevoli, ci convince che, anche in posizioni non allineate, è giusto delegare le nostre simpatie e le nostre interazioni alle indicazioni della maggioranza vincente. Detto questo, la nuova guida del Pd dovrà dimostrare tutte le sue capacità svelando la sua nuova politica e il suo approccio metodologico e presentando i suoi nuovi compagni di viaggio, superando quei rischi e quelle incertezze che potranno sorgere se oserà violare quei vulnus di un partito con una storia politica così importante e a tratti ingombrante.

Del resto Giuseppe Conte se ne sta già accorgendo, visto che, anche se il suo indice di fiducia rimane più meno stabile intorno al 24%, nell’arco di una settimana il M5S è passato dal 16,9% al 15,6% (-1,3%). Anche l’Alleanza Verdi e Sinistra perde un punto percentuale in favore del suo vicino di campo, oggi più influente. Il tutto farebbe pensare all’aprirsi di un’area nuova, ancora più ampia in quello spazio del famoso “centro” che in molti vorrebbero occupare. La folla è nutrita e tanti sono gli aspiranti federatori per quest’area, tuttavia diversi sono i cantieri aperti. Una sfida interessante che porterà a nuovi possibili movimenti nello scenario politico. Insomma, anche nel centro è partita la campagna acquisti, ma con il rischio di vari ed eterogenei affollamenti di liste e listine.

 

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