Francesco Olivo La Stampa 5 marzo 2023
Meloni accusa Frontex: “Nessuna segnalazione sul rischio di naufragio”
Da Abu Dhabi la premier rompe il silenzio sul naufragio: «Non siamo stati avvertiti». E annuncia un consiglio dei ministri a Cutro. L’ipotesi di nuove misure sui migranti
Gli onori all’estero e gli oneri in patria. Affacciata sul Golfo Persico, Giorgia Meloni si è difesa dalle accuse che le sono arrivate in questi giorni sul mancato salvataggio dei naufraghi davanti alla costa calabrese: «Non scappo». La premier ha aspettato l’ultimo momento della sua visita negli Emirati Arabi per dare la sua versione sugli sviluppi della tragedia. E, per rispondere alle critiche di non essere andata personalmente sul luogo della tragedia, convoca il prossimo Consiglio dei ministri, probabilmente giovedì prossimo, nella cittadina in provincia di Crotone: «Così da dare un segnale di concretezza».
Davanti alla spiaggia del sontuoso Emirates Palace, l’albergo Mandarin Oriental dove ha alloggiato con la figlia, la premier ha un sentimento ambivalente: da un lato è realmente soddisfatta per gli incontri internazionali, prima con il capo del governo indiano Narendra Modi e poi con lo sceicco Mohamed bin Zayed, dall’altra non riesce a trattenere il fastidio per le polemiche che sono seguite alla tragedia di Cutro. L’esordio lo fa capire: «Buon pomeriggio, il vostro premier muto è qui per rispondere alle vostre domande». Poi, alzando la voce, partono delle domande retoriche: «Ma davvero, in coscienza, c’è qualcuno che ritiene che il governo abbia volutamente fatto morire 60 persone? Vi chiedo se qualcuno pensa che se si fosse potuto salvare 60 persone, non lo avremmo fatto. Vi prego, siamo un minimo seri».
L’idea di riunire il governo nella cittadina della tragedia, arrivata a una settimana dai fatti («ci sto pensando da alcuni giorni»), è un modo per uscire da una difficoltà oggettiva e quindi un tentativo di correre ai ripari, considerata la piega che ha preso la vicenda, visto che alle critiche delle opposizioni si è aggiunta quella del sindaco di Crotone, Vincenzo Voce: «È mancata lei, presidente». Insomma, una risposta andava data. Palazzo Chigi starebbe anche pensando di portare a questo Consiglio dei ministri qualche provvedimento specifico, per esempio sul potenziamento dei centri di permanenza per i rimpatri.
La difesa è stata argomentata così: «Il governo, con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, è andato il giorno stesso della tragedia. Il governo sono io. Poi è andato il presidente della Repubblica che rappresenta tutte le istituzioni, almeno che qualcuno non ritenga che la presidenza della Repubblica sia in competizione con il governo». Davanti al mare del Golfo Persico, Meloni ha voluto fissare alcuni concetti: il governo non ha responsabilità sulla strage, la linea sull’immigrazione non cambia, non esiste una contrapposizione con il Quirinale e il tema delle dimissioni del ministro dell’Interno non è all’ordine del giorno, «le opposizioni chiedono ogni giorno le dimissioni di un ministro diverso, per cui non fa più notizia», ha liquidato l’argomento Meloni prima di andare a prendere l’aereo che l’ha riportata a Roma. Un punto, quest’ultimo, confermato anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha accompagnato la premier nel viaggio: «La questione Piantedosi non esiste e non è mai esistita». Dall’Italia, l’altro vicepremier Matteo Salvini conferma: «Gli unici colpevoli sono gli scafisti».
Le ricostruzioni degli ultimi giorni che hanno evidenziato possibili errori sul mancato soccorso della barca, non hanno scalfito Meloni, «la questione è semplice, nella sua tragicità», scandisce, prima di dare la sua versione: «Noi non siamo stati avvertiti del fatto che questa imbarcazione rischiava il naufragio». Il tono poi sale: «Vi segnalo che nonostante il fatto che continuiamo a lavorare per fermare i flussi di immigrazione illegale, abbiamo dall’inizio di questo governo continuato a salvare tutte le persone che potevamo salvare quando siamo stati consapevoli del fatto che erano a rischio». L’altra accusa alla quale rispondere è quella di essere fuggita dai microfoni, visto che soltanto il terzo giorno di questa missione internazionale la premier si è sottoposta alle domande dei giornalisti al seguito del suo viaggio: «Ho letto ricostruzioni surreali: io non scappo. Non c’è stato un singolo giorno nel quale io non mi sia occupata di questa materia». Poi, scappa davvero, c’è un aereo che l’aspetta e all’arrivo l’ospitalità sarà meno generosa.