Del Rio, “E’ rinata una speranza, minoranza non significa opposizione”

Giovanna Casadio La Repubblica 6 marzo 2023
Delrio “Elly entusiasma non temo più sinistra ma il Pd parli a tutti . Attenzione alla famiglia”
Bene il debutto nella piazza antifascista. Le scissioni un errore, nel partito non ci sia fastidio verso nessuno. Innovazione non vuol dire spingere fuori chi la pensa diversamente. Con M5S intesa sulle cose: nel 2018 Conte non considerò la mia proposta sul salario minimo. Dobbiamo attrarre tutti, non solo i più radicali

«Elly Schlein accende l’entusiasmo. A me non preoccupa certo se il Pd si sposta a sinistra sui migranti e sulla pace, ma la nostra scommessa deve essere di attrarre la società tutta, non solo la parte più radicale».

Graziano Delrio, cattolico dossettiano, ex ministro ed ex capogruppo dem, sostenitore di Stefano Bonaccini al congresso, ha una raccomandazione per la neo segretaria: «L’innovazione non consiste nello spingere fuori dal partito chi la pensa diversamente da te».

Delrio, le è piaciuto l’esordio nella piazza di Firenze della segretaria Schlein?
«La segretaria ha fatto benissimo a rappresentare tutto il popolo democratico a Firenze perché l’antifascismo nella sua radice culturale è la base della Costituzione e quindi della convivenza democratica. La piazza di Firenze ribadisce l’importanza di rimanere vigili e di educare, educare, educare al dialogo e alla comprensione delle ragioni dell’altro».

Il Pd con Schlein è già cambiato?
Rischia di non essere più il Pd che è stato, ma un’altra cosa?
«Sono un medico e uso una metafora medica: il Pd non era malato terminale e quindi ora non è risuscitato. Ma certamente non stava in buona salute. Però è un partito ampio e accogliente dove convivono diverse sensibilità. Se nei confronti di alcuni ci fosse un senso di fastidio, il Pd non sarebbe più il Pd».

Ma senza un programma chiaro si condanna a essere debole e gregario rispetto al M5S, è così?
«Per farlo ritornare sano bisogna stare sui problemi concreti. Penso occorra convocare per esempio gli Stati generali del mezzogiorno con tutte le associazioni del terzo settore, gli imprenditori, i sindacati, le università perché c’è il rischio serio che i fondi Pnrr non ottengano il risultato sperato. Credo poi dovremmo elaborare proposte per rafforzare le comunità locali e famigliari. Si guarisce pensando, studiando e lavorando con la società.Come dice Romano Prodi giustamente, prima il programma, poi le alleanze».

Tra Schlein e Giuseppe Conte sono partite prove d’intesa, quale giudizio ne dà?
«Certo non mi preoccupano le prove d’intesa. Non mi preoccupa davvero un Pd di sinistra su immigrati e pacifismo. Contano le convergenze sulle cose da fare. Nel 2018 presentai un disegno di legge sul salario minimo che allora non fu nemmeno preso in considerazione dal governo Conte. Così come sull’immigrazione i 5Stelle hanno cambiato idea, perfortuna. Quindi oggi vedo un bell’impegno di tutti e spero sarà così anche sulla sanità pubblica che rischia il collasso. Vanno alzate le bandiere dei bisogni della gente più che quelle di partito. Sarà vera svolta solo così».

Vede insidie all’orizzonte per i Dem?
«L’insidia è pensare alle nuove sfide con schemi culturali vecchi. La tecnologia sta cambiando la vita dei bambini di 2 o 3 anni come dimostrano i pediatri, sta sconvolgendo le relazioni umane, il rapporto fra capitale e lavoro. Poi c’è il rischio di non vedere la necessità di una cultura dei doveri: verso sé stessi e verso le comunità ove viviamo. I diritti individuali e sociali non sono separabili dai doveri. Insomma le insidie sono nella superficialità del dibattito».

I cattolici democratici sono a disagio per la radicalità della neo segretaria?
«Non sono a disagio se l’agenda è quella dell’ecologia integrale di Papa Francesco. Ma possono esserlo se spostare l’asse più a sinistra significa mettere in secondo piano sussidiarietà e comunità famigliari».

Cosa faranno i riformisti dem, di cui lei fa parte?
«Faranno quello che serve per tenere unito e radicato nella società il partito. Costruiremo con la segretaria un progetto di governo dei problemi reali. L’area riformista è in minoranza già da 4 anni: anche Nicola Zingaretti era esponente della sinistra dem. Minoranza non significa opposizione a una segretaria che ha fatto rinascere una bella e positiva speranza».

Bonaccini dovrebbe avere un ruolo? Lavorare con Schlein?
«Bonaccini non chiede nulla, ma sono sicuro darà una mano sempre».

Teme scissioni?
«Le scissioni sono sempre state un errore. Il partito democratico, ripeto, nasce e cresce nella diversità. Chiaro che l’innovazione non consiste nello spingere fuori chi la pensa diversamente da te».

Il pacifismo deve essere la cifra del nuovo Pd?
«La pace è il bene più grande ed è fondativa dell’ Europa e dell’Italia. Mentre aiutiamo la legittima resistenza alla violenza del popolo ucraino dobbiamo ricordare che solo il dialogo e la diplomazia multilaterale possono permettere di porre fine alle sofferenze. Non vi sarà nessun vincitore. La guerra è sconfitta di politica e umanità».

Se il Pd cambiasse nome a lei andrebbe bene?
«A me piace molto il nome che c’è».

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