Se la scuola non fa politica che scuola è?

Michela Marzano La Stampa 5 marzo 2023
Se la scuola non fa politica che scuola è?
In Francia, c’è un detto che recita: bisogna girare sette volte la lingua nella bocca prima di parlare.

È un proverbio semplice e giudizioso che mi è già capitato di citare per commentare le parole del Ministro Giuseppe Valditara e che, però, voglio ricordare nuovamente oggi, sempre a proposito del nostro Ministro dell’Istruzione, che la lingua in bocca sembra davvero non volerla girare mai nemmeno una volta, anzi, più il tempo passa, più ho la sensazione che lo faccia apposta a rilanciare la palla, in attesa che qualcuno gliela schiacci.

Che cosa gli è passato per la testa, ad esempio, quando ha attaccato la preside del liceo Da Vinci, Annalisa Savino? Qual era lo scopo, se ce n’era uno, oltre a quello di tornare sulle prime pagine dei giornali facendo inorridire, per l’ennesima volta, docenti e studenti di ogni ordine e grado? Ma procediamo con ordine e partiamo dai fatti.

Una decina di giorni fa, dopo l’aggressione squadrista da parte di sei giovani di destra fuori dal liceo Michelangiolo di Firenze, la preside del liceo Da Vinci aveva giudiziosamente deciso di scrivere una lettera ai ragazzi e alle ragazze della propria scuola. «Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone, aveva scritto Annalisa Savino. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti».

E ancora: «Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura». La preside Savino, con queste parole, intendeva far riflettere i giovani, spingendoli a non dimenticare gli anni bui della storia del nostro Paese e, soprattutto, a non rassegnarsi né alla violenza né alla prepotenza.

Non l’avesse mai fatto! Il Ministro Valditara, che pure non si era privato di scrivere alle ragazze e ai ragazzi per ricordare loro il crollo del muro di Berlino e gli orrori del comunismo, e che non aveva avuto occasione (tempo? voglia? desiderio?) di condannare lo squadrismo nostrano, l’ha fortemente attaccata perché «non si fa politica a scuola». Cioè? Non è compito della scuola stimolare lo spirito critico?

Non spetta alla scuola insegnare a ragionare con la propria testa ? Che idea ha, della scuola, il nostro Ministro? Oddio, ripensando a quello che Valditara aveva detto sull’umiliazione, i conti tornano pure. Visto che è umiliante, per chi si occupa di trasmettere ai giovani non solo una serie di nozioni, ma soprattutto valori e rispetto, ascoltare un Ministro che, invece di incoraggiare, minaccia, invece di avere una visione alta dell’insegnamento, interviene parlando di gabbie salariali o evocando visioni manageriali e privatistiche.

Ma, questa volta, è peggio del solito. Il mondo della scuola va protetto, signor ministro, non brutalizzato. E non è certo abusando del proprio potere che si può poi pretendere che i più giovani imparino cosa sia il rispetto, e come si possano combattere ingiustizie, disuguaglianze e violenze.

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