Il governo da cinico ad accogliente, salvando Piantedosi

Andrea Colombo il Manifesto 7 marzo 2023
Giovedì il consiglio dei ministri a Cutro. Tutti con Piantedosi, per scelta o per forza
Meloni prova a capovolgere l’immagine cinica del governo senza scaricare il ministro. Mentre la Lega rilancia i «decreti Salvini». La premier ha voluto leggere in anticipo il testo dell’informativa di oggi alla camera


«L’Italia non può rimanere più sola a affrontare l’immigrazione clandestina. Per questo nel consiglio dei ministri giovedì e nel prossimo consiglio europeo il governo continuerà la sua battaglia per fermare i trafficanti di esseri umani e le morti in mare». Giorgia Meloni dà appuntamento giovedì pomeriggio a Cutro, lo scenario dell’orrore, per il consiglio dei ministri «riparatore» convocato lì nella speranza di capovolgere l’immagine cinica e senz’anima che il governo ha proiettato di se stesso. Il ministro degli Interni, nonostante il contemporaneo summit dei ministri Ue, ci sarà, se del caso facendosi rappresentare a Bruxelles da un sottosegretario. La riunione del governo non sarebbe slittata comunque «o rientra prima o si fa senza di lui», facevano sapere ieri dai piani alti del governo e già questo dice tutto sugli umori interni all’esecutivo.

IERI PALAZZO CHIGI ha smentito con una nota insolitamente dura la notizia di una convocazione del ministro da parte della premier: una chiamata a rapporto che chiunque avrebbe tradotto con la parola «commissariamento». Le indiscrezioni sulla convocazione e su «presunte divergenze», recita il laconico comunicato, «sono letteralmente inventate e dunque destituite di fondamento». La smentita era inevitabile: se confermata dai fatti, l’indiscrezione avrebbe sancito una lacerazione quasi irrecuperabile non solo con il ministro ma con l’intera Lega. La tensione però c’è ed è palpabile nonostante la vibrata negazione di un Donzelli più stridulo del solito. La presidente ha chiesto di vedere il testo dell’informativa di oggi alla Camera di Piantedosi. Controlla passo passo il procedere dell’inchiesta a Crotone. Non vuole altre sorprese, né sul piano fattuale né su quello dell’immagine.

OGGI PIANTEDOSI intende svolgere «un’informativa nel senso letterale, puntuale e completa su tutti gli elementi». Insisterà soprattutto sulle norme e dunque sulle responsabilità e sulle diverse competenze. Spiegherà che non c’è stato nulla di scorretto nel mancato soccorso da parte della Guardia costiera. Cercherà così di assolversi a norma di regolamento senza convincere l’opposizione che, pur senza presentare apposita mozione, ne reclama e ne continuerà a reclamare le dimissioni. Non arriveranno. La maggioranza è costretta a difenderlo, anche se con sfumature palesemente diverse: con entusiasmo la Lega che conferma per bocca dello stesso Salvini «assoluta fiducia», con convinzione Fi, se non proprio obtorto collo certo senza passione FdI.

Il confronto vero nella maggioranza non riguarda però il dibattito di oggi ma la riunione del governo a Cutro, dalla quale devono uscire scelte precise sul fronte dell’immigrazione pena il risolversi in un controproducente boomerang. Di certo c’è solo la stretta sulle pene per i trafficanti, decisione ovvia ma di dubbia efficacia, necessaria soprattutto per sostenere la tesi del governo: quella per cui tutto si riduce a una questione di guerra ai trafficanti. Dopo le parole del papa all’Angelus di domenica, «i trafficanti vanno fermati», quella parola d’ordine è stata strillata con toni stentorei da tutti, con Meloni e Salvini a guidare il coro.

DI CERTO NEI GIORNI precedenti c’erano stati colloqui tra il sottosegretario Mantovano, l’anima cattolicissima del governo, e la segreteria di Stato vaticana, ma è molto difficile immaginare un condizionamento del pontefice da parte del governo. La strumentalizzazione delle parole di Francesco non deve essere piaciuta affatto oltre Tevere. Il segretario di Stato cardinal Parolin è infatti perentorio: «La tragedia di Cutro è un monito per le nostre coscienze. Non ci si può ridurre a combattere solo gli scafisti». Lo stesso pontefice è tornato sul tema, chiedendo «un rinnovato impegno nel favorire accoglienza e solidarietà». L’obiettivo di Salvini e Piantedosi era ed è ancora uscire dalla riunione di Cutro con regole molto più rigide sull’immigrazione, il ritorno di quei «decreti Salvini» che il ministro ha già provato più volte a resuscitare. Il miraggio è ancora quello: «Bisogna riadottare i decreti Sicurezza di Salvini», conferma il sottosegretario leghista agli Interni Molteni. Ma Meloni, che ha già congelato le nuove norme proposte da Matteo Piantedosi, non ha alcuna intenzione di fare un simile passo in questo momento. Perché sa che buona parte dell’opinione pubblica non apprezzerebbe. Soprattutto perché scommette molto sul buon esito della sua lettera alla Ue, alla quale Bruxelles ha fatto sapere ieri che risponderà presto. Come viatico per una trattativa con l’Unione europea è difficile immaginare qualcosa tanto controproducente quanto rivangare le politiche sull’immigrazione di Salvini.

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