Annunziata, la destra scappa dai suoi fantasmi

Lucia Annunziata La Stampa 10 marzo 2023
La destra scappa dai suoi fantasmi
I fantasmi arrivano di notte. Raggiungono Riccardo III nella tenda dove dorme prima della battaglia di Bosworth. Spiriti delle sue vittime che gli ricordano uno per volta il loro destino.

La colpa produce fantasmi, e il senso di colpa – respinto a ogni passo, in ogni secondo e dichiarazione – pare inseguire il vertice delle nostre istituzioni, impegnato da giorni a negare non solo ogni responsabilità, non importa quanto indiretta, ma anche di assumersi la responsabilità dei sopravvissuti.

Magari guardandoli negli occhi, magari andando a incontrarli. Il consiglio dei ministri trasferito ieri a Cutro per omaggiare le vittime del naufragio, è stata una impietosa messa in scena di questa fuga. Accompagnato da alcuni lanci di peluche, è arrivato veloce il corteo delle grandi monovolumi con vetri oscurati (modello Usa, molto favorito anni fa dai dittatori sudamericani).

Veloce anche la fila dei ministri per entrare nel piccolo comune, una sosta davanti alla lapide ai defunti appena inaugurata nell’angusta entrata, la presidente che ormai maneggia bene i cerimoniali si avvicina e sistema i nastri sulla corona di fiori, poi via tutti stretti stretti sui banchetti dell’aula consiliare. Per approvare con la maggiore velocità possibile un decreto sull’immigrazione già scritto a Roma.

La Premier farà tutto a Cutro. Non andrà a Crotone. Programma “compresso” (da quale impegno più importante?), fa sapere Chigi, inclusa la conferenza stampa scossa dall’ormai usuale nervosismo della premier nei confronti dei giornalisti. Il famoso annunciato barchino, che doveva servire per portare un omaggio floreale ai morti, è stato annullato per il mal tempo. Amen.

Peccato che a Crotone, dove il governo non è andato per via del “compresso” programma, ci fossero al Palazzetto dello Sport le salme delle vittime. Peccato davvero, perché lì in quelle stesse ore, le famiglie stavano vivendo il loro momento peggiore di questi giorni neri: le salme sono in via di trasferimento. Chi, dove, come? Chi sarà scelto per andare, e perché, e dove? Urla disperate di resistenza, corpi abbracciati alle bare, l’ultimo segno di mogli, mariti, figli amati. Estrema resistenza anche fuori dal Palazzetto. Infine si trova una mediazione, sulla destinazione finale dei corpi, ed è il via libera alla cancellazione dell’ultimo luogo in cui sono stati tutti insieme gli uomini e donne dello sfortunato viaggio. Un morto afghano finisce così nel cimitero di Crotone, invece un’altra salma afghana viene rimpatriata in Germania. Un tunisino va in Tunisia, e quattro invece vanno in Pakistan. Alle undici di mattina sono arrivate al cimitero musulmano di Bologna sette bare. Via via tutte queste salme troveranno una loro strada. Qualche decina presto andrà in Afghanistan. Altre otto sono già destinate alla Germania. È il disegno di un percorso alla rovescia – dai luoghi del desiderio al luogo di fuga – di questo dramma.

E neppure questa volta lo Stato italiano è stato presente. Nessuna mano da stringere, nessun bambino da accarezzare. D’altra parte lo Stato italiano al momento è questo: non la forza che rassicura, ma una forza che si celebra come erculea, decisiva, e, soprattutto, non discutibile.

Il decreto approvato a Cutro ha suscitato molti commenti negli ambienti politici: su quanto abbia accontentato la Lega piuttosto che Fratelli d’Italia; su come il ministro Piantedosi ne esca ridimensionato; su come il ministro Crosetto sia intervenuto per fermare una delle decisioni più “avventurose” (se non avventuriste) prese – l’impiego anche della Marina Militare nelle missioni di controllo dell’immigrazione clandestina -.

Ma tutto questo è roba per gli esperti, gli analisti, e per appassionati dei giochi di potere dentro le sacre stanze. La verità del decreto approvato ieri è che, ancora una volta, come in tutte le decisioni prese in questi primi mesi di governo Meloni, la soluzione di questo esecutivo a ogni difficoltà consiste sempre nel “rafforzare” le misure punitive – dai rave, al pericolo nelle stazioni, al controllo degli anarchici – la reazione è sempre quella “identitaria” della “mano dura”: aumentare le forze dell’ordine e le pene.

Lo stesso spirito soffia in questo decreto: contro l’immigrazione clandestina si aumentano le punizioni per gli scafisti. “Li cercheremo in tutto il mondo”, e immagino la paura che hanno ora questi delinquenti, fantasmi (ci sono anche i fantasmi della mente, si) di un universo rovesciato.

Nella conferenza stampa finale è stata fatta la domanda su perché la Presidente non abbia incontrato i familiari delle vittime. La risposta è stata che la Presidente li vedrà a Palazzo Chigi. Immaginiamo che nel caso questo avvenga, i sopravvissuti saranno puliti, e rivestiti. Decorosamente vestite, da vittime saranno infine decorosamente trattate.

La fuga è questa: cancellare le vittime, e se non è possibile cancellarle, farle diventare corresponsabili delle loro disgrazie. Piantedosi, l’incauto ministro degli Interni, non è mai riuscito davvero a ritirare le sue frasi sulla irresponsabilità di chi si avventura in tali viaggi con i figli.

Ma la Premier non ha fatto da meno ieri. Sfidando i giornalisti, sempre nella conferenza stampa, ha chiesto se davvero qualcuno pensa che “ci siamo voltati dall’altra parte”.

No, Signora. L’abbiamo capito che Lei è forte, che lo Stato è presente a sé stesso e che le pene sono pronte. Molti di noi tuttavia non dubitano della forza ma della pietà.

Uno dei peluche lanciato contro il corteo delle macchine del governo, era l’orsetto Winnie the Pooh. Dopo il passaggio del corteo di governo, è rimasto sull’asfalto, ignorato e guardato da un poliziotto in tenuta antisommossa.

Forse sarebbe bastato fermare la macchina e raccogliere l’orsetto. Pensi che forza in questo salvataggio.

 

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