Il fratello del ministro Nordio aumenta le pene

Mattia Feltri La Stampa 10 marzo 2023
Talk show
Trovo incantevole il convincimento secondo cui, se c’è un problema, si inventa un reato e il problema è risolto. Stavolta riguarda gli scafisti che, in casi come quello di Cutro, saranno imputabili per “morte o lesione come conseguenze di delitti in materia di immigrazione clandestina”. Incantevole.

 

Il governo è andato fino in Calabria per annunciare il colpo di genio, e mi domando: ma se provoco morte o lesioni in conseguenza di altro che non sia immigrazione clandestina, è tutto ok? Oppure, ohibò, provocare morte o lesioni era reato anche prima? Però fa tanto figo arrivare a Cutro e dire che le pene previste per “la fattispecie” vanno dai venti ai trent’anni, per non dire dei famosi inasprimenti. Un esempio: il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina passa, pena massima, da cinque a sei anni.

Ricordo un professore, Carlo Nordio, il quale avrà scritto tremila volte sull’inutilità dell’inasprimento delle pene, “una minaccia che non intimidisce nessuno”, e ieri un omonimo ministro della Giustizia ha annunciato i suoi, di inasprimenti, e “estremamente severi”. Ve lo immaginate lo scafista tunisino scoraggiato dalle modifiche al codice penale? Ma davvero così si pensa di risolvere qualcosa?

Davvero si ritiene che i 79 morti di Cutro dipendano dalle pene agli scafisti? Davvero l’urgenza era come punire quelli e non come salvare gli altri? Davvero non avete capito niente di quei cadaveri, di quei bambini, di quelle mamme piangenti, di quei pescatori che non dormono più la notte, di quei peluche che in protesta vi hanno lanciato addosso, di quelle bare che partivano mentre voi arrivavate per il vostro talk show?

 

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