Walter Galbiati La Repubblica 11 marzo 2023
L’incubo di una nuova Lehman
Le differenze tra la crisi del 2008 e quella che ha portato allo stop di Silicon Valley Bank
Alla Silicon Valley Bank è successo quello che è successo a Lehman Brothers a settembre 2008. Una fuga di depositi e un crollo di fiducia tale da porla subito di fronte a un bivio: fallimento o salvataggio. E le autorità Usa hanno deciso di mettere la banca in fallimento, congelando i depositi..
Nei primi due mesi dell’anno i clienti di Svb hanno ritirato depositi per 5 miliardi di dollari, forse spaventati dal business rischioso della banca che per vocazione finanzia le start up della Silicon Valley. La banca, allarmata a sua volta da questa forte uscita di capitali, ha fatto due cose: per prima cosa per poter restituire i soldi, ha venduto titoli obbligazionari che aveva in portafoglio per 21 miliardi, ma a un prezzo inferiore rispetto a quanto li aveva comprati, realizzando così una perdita da 1,8 miliardi.
Per seconda cosa, per neutralizzare questa perdita ha annunciato un aumento di capitale di poco più di 2 miliardi. Queste due mosse più che tranquillizzare i clienti della banca, li hanno terrorizzati ed è nata una corsa a ritirare i depositi che a fine 2022 ammontavano a 177 miliardi di dollari.
Ora nessuno, nemmeno il Dipartimento per la protezione e l’innovazione finanziaria della California, è convinto, vista com’è andata la vendita dei bond, tra l’altro svalutati dal rialzo dei tassi della Fed, che Svb abbia asset a sufficienza da vendere per restituire tutti quei depositi. Ed è stata nominato la Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC), una sorta di assicuratore dei depositi, come curatore fallimentare.
Le banche in genere si procurano la liquidità finanziandosi o presso gli istituti centrali o attraverso operazioni note come pronti contro termine tra banche. Per combattere l’inflazione, la Fed ha deciso di ridurre queste operazioni e col rialzo dei tassi i finanziamenti interbancari sono diventati più onerosi. Chi non riesce a trovare liquidità in questo modo, ricorre da ultimo a un aumento di capitale o alla vendita di asset. E Svb pur di incassare soldi ha venduto asset a sconto, a un prezzo inferiore a quanto li aveva pagati, un chiaro segnale della difficoltà di recuperare finanziamenti sul mercato tradizionale. E ha cercato di lanciare un aumento di capitale.
Una situazione identica a quanto è capitato a Lehman Brothers. Cinque giorni prima di fallire, Lehman aveva comunicato al mercato che il suo capitale a fine agosto era di 28 miliardi di dollari, perché nei nove mesi precedenti aveva raccolto attraverso aumenti di capitale ben 10 miliardi di dollari. Nessuno, però, si era sentito rassicurato e in molti pensavano che Lehman non aveva abbastanza asset per far fronte a una fuga di capitali. Prima fra tutti la Fed che non volle fare affidamento sui numeri dei libri contabili: “Il capitale iscritto a bilancio non è così rilevante, se tu stai subendo una fuga di massa”, aveva messo nero su bianco, in una nota interna, un dirigente della Fed di New York.
Se i fondi istituzionali, gli hedge fund e le banche d’affari ritengono che gli asset di una banca valgano meno del valore iscritto a bilancio, escono dall’investimento, chiedono più garanzie e tagliano i prestiti. La banca rimane senza liquidità, si avvita su se stessa e corre dritta verso il fallimento. A Lehman era successo proprio questo, stava subendo una fuga che l’avrebbe lasciata senza liquidità e finanziamenti, sarebbe stata costretta a vendere i suoi asset per far fronte ai debiti a prezzi di saldo, e quel capitale, per le svalutazioni da iscrivere a bilancio, sarebbe sparito nel giro di una notte.
Anche a Svb, nel suo piccolo, è andata così. Ed è facile che accada la stessa cosa alle banche che finanziano business altrettanto rischiosi come le start up o le criptovalute. Quando il 15 settembre Lehman Brothers portò i libri in tribunale, fu predisposto un piano per salvare le altre banche d’affari Usa. Il 14 settembre, un giorno prima del fallimento, Bank of America fu dirottata ad acquistare Merrill Lynch, indicata come la prossima vittima. Il 22 settembre la Fed permise a Morgan Stanley e Goldman Sachs di trasformarsi in banche commerciali, che a differenza delle banche d’affari possono accedere alla liquidità erogata dalla stessa Fed. Nel giro di un weekend di fatto sparirono tutte la banche d’affari Usa. Ora, con la crisi di liquidità in atto, c’è il rischio che spariscano tutte le altre banche simili a Svb. E al momento non c’è nessun segnale che qualcuno le voglia salvare.