Le due sinistre di Stefano Fassina, al Pd quella Ztl

Stefano Fassina Il Fatto Quotidiano 11 Marzo 2023
  
PD e M5S, così le due “sinistre” possono battere la destra
 
Strategie. Non devono competere per la “z t l”, ma tornare alle periferie sociali

L’elezione di Elly  Schlein a segretaria del Pd si compie in un’altra fase storica rispetto a quella di nascita del suo partito e dell’Ulivo, stagione peraltro già allora al tramonto.

Siamo entrati in una stagione di de-globalizzazione e ridefinizione dell’impalcatura economica e politica globale.  Servono due “sinistre” (utilizzo il termine in senso lato), complementari e in relazione sinergica.

Non soltanto in Italia, anche in Europa e negli Usa.  La “prima sinistra” c’è: erede delle sinistre storiche, sebbene dopo il ’68 si sia riprodotta in radicale discontinuità di cultura politica con le sue origini, si è consolidata dopo l’89.  Il suo paradigma accomuna l’elettorato di +Europa, Pd, Verdi e, in molti aspetti, sinistre radicali.

La “seconda sinistra”, invece, è da costruire quasi ovunque.  È forte in Francia con il movimento di Jean Luc Melénchon.  Vive, assediata, in Germania con Sahra Wagenknecht nella Linke. Cresce oltre Atlantico con le truppe di Bernie Sanders e le misure da “America first” di Biden.  In Italia, ha una presenza embrionale, istintiva e contrastata nel M5S.

Per costruirla, al paradigma cosmopolita e no- border della “prima sinistra” va sostituito un paradigma inter-nazionalista, dove Nazione e Patria, come famiglia, sono parole da recuperare nel senso scritto nella nostra Costituzione: luoghi di appartenenza imprescindibili della persona-comunità, diversificati, aperti, solidali.

Sono le basi per fermare l’autonomia differenziata e, in Europa, per cooperare con le altre Nazioni e le altre Patrie a ognuna delle quali “appartiene” uno specifico popolo di un continente plurale, irriducibile a un unico popolo europeo, illusione dei federalisti.  Qui, il riferimento da coltivare è la “demoicracy ” assente nel dibattito politico italiano.  Nelle relazioni con Usa e Nato, la seconda sinistra persegue, con ostinata autonomia, un atlantismo adulto, realista, per un ordine internazionale multipolare e multilaterale.

Sul versante economico, riconosce il “controlimite ” sociale incardinato nella nostra Carta, sovraordinato, anche per la Corte costituzionale, alle norme dell ’Ue.  Quindi, è “no Bolkestein”, discute il primato della Bce ed esige filtri ambientali e sociali alle dogane.  Difende Rdc e salario minimo come ultime trincee, ma l’obiettivo rimane la piena e buona occupazione.  Per le migrazioni, oltre al sacro dovere di salvare le persone, connette l’accoglienza alla capacità di integrazione e riapre il libro della cooperazione internazionale per promuovere il diritto a non emigrare.

Per la conversione ecologica, valuta l’impatto sociale oltre che ambientale.  Pratica l’antifascismo come denominatore comune della politica, non conforto identitario e illusoria scorciatoia per conquistare la maggioranza.  Infine, l’impegno per i diritti civili muove dall’autodeterminazione della persona e in particolare della donna, ma segue la rotta umanista tra argini invalicabili: no all’acquisto della vita su un catalogo dopo aver affittato una madre; no al disconoscimento sessuale dell’umano, nel pieno rispetto e protezione per le persone omosessuali o transessuali e per le loro unioni.  Qui, il femminismo non si ferma alle pari opportunità di genere, ma riconosce il potenziale femminile per scardinare il dominio dell’economico e le connesse gerarchie di potere.

In conclusione, la sfida di fronte alle leadership dell ’area progressista è avviare la “seconda sinistra”, non competere per il primato nelle Ztl.  È l’unica strada per ritrovare connessione sentimentale con le periferie sociali, rispondere alle loro domande di protezione economica e identitaria, e allargarne la rappresentanza.

Così, insieme, le due sinistre possono superare le destre.

   

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