Salvatore Cannavò il Fatto Quotidiano 14 marzo 2023
Negoziato, il governo si accoda “La Santa Sede è la sola idonea”
Incontro tra Parolin e Meloni. Il segretario dello Stato Vaticano: “La soluzione non può essere una polarizzazione tra buoni e cattivi”
Un appoggio allo sforzo della Santa Sede che è “la più idonea a favorire una soluzione negoziale perché non ha interessi da difendere. Sostengo questo sforzo e spero si intensifichi”. È la chiara affermazione con cui la presidente del Consiglio offre un dialogo diretto al Vaticano, rappresentato accanto a lei dalla figura eminente del Segretario di Stato, Pietro Parolin.
L’occasione è data dalla presentazione del libro di padre Antonio Spadaro, direttore de La civiltà cattolica, L’Atlante di Francesco che offre una ricostruzione davvero ricca di cultura e storia della visione di politica internazionale di papa Francesco e della sua missione.
PAROLIN LA RIEPILOGA in un intervento che sembra più una lectio magistralis sul significato di pace e di diplomazia. La diplomazia, infatti, è “efficace solo se è servizio della causa dell ’uomo e non degli interessi nazionali”.
Francesco professa una “diplomazia della misericordia” che significa che “nien – te e nessuno va inteso definitivamente perduto nei rapporti tra i popoli e gli stati”. Viene ricordato il lavoro instancabile di papa Giovanni XXIII nel corso della famosa crisi dei missili russi a Cuba e del suo appello all’allora segretario del partito comunista russo, Krusciev, affinché operasse una scelta di pace. E quindi il dialogo è necessario sempre e oggi, nel vivo del conflitto ucraino, “la soluzione dei conflitti non giunge dalla polarizzazione del mondo tra il buono e il cattivo, ma sulla certezza che in questo mondo non c’è un impero del bene e nessuno è il demonio”. Il cardinale Parolin richiama le parole di Pio XI del 1929 quando si spinse a dire che “quando si trattasse di salvare qualche anima, di impedire maggiori danni di anime, ci sentiremmo il coraggio di trattare col diavolo in persona”.
E quindi “l’unica soluzione realistica rimane il negoziato, per questo la Santa Sede dialoga con tutti”. Questo è il quadro che Giorgia Meloni si trova davanti quando arriva il suo turno. Davanti a una platea che raccoglie una buona sintesi del potere romano – ministri, dirigenti dei Servizi di sicurezza, ampia rappresentanza del corpo diplomatico, prelati – la presidente del Consiglio è venuta per officiare se non una nuova pace almeno un armistizio. Lo conferma anche il colloquio riservato prima e dopo il dibattito con il cardinale in cui rassicura quest ’ultimo sulla volontà del governo di provvedere a una politica dei flussi con corridoi umanitari per i migranti.
Nel suo intervento sottolinea tre punti cari al Vaticano: un approccio “non predatorio” nella cooperazione allo sviluppo, un po’ terzomondista, un p o’da “aiutiamoli a casa loro”; il riconoscimento dell’accoglien – za qualora sia espressione di “un bisogno inderogabile” e quindi una politica dei flussi, sapendo però che “il volano della libertà è lo sviluppo” e l’importanza di condizioni di lavoro dei migranti “pari a quelle dei nostri connazionali” e quindi senza forme di sfruttamento. Dice di sentirsi “la coscienza a posto” rispetto a quanto fatto finora, ma evita torni come quelli della conferenza stampa di Cutro.
Ma è sulla guerra che compie il gesto più vistoso: non deflette dal più volte ribadito sostegno all’Ucraina perché il supporto a chi si sta difendendo serve a “creare un equilibrio tra le forze in campo”. Ma riconosce apertamente che è “la Santa Sede la più idonea a favorire una soluzione negoziale perché non ha interessi da difendere”. L’a p p r o va z i o n e del cardinal Parolin appare evidente nei gesti mentre l’o fficiante di questo dialogo, padre Spadaro, chiude il confronto contento del risultato i n c a s s at o .