Nomine, Salvini a caccia di poltrone. Meloni blinda Eni, Enel e Leonardo

Tommaso Ciriaco, Giuliano Foschini La Repubblica 15 marzo 2023
Nomine, Salvini a caccia di poltrone. Meloni blinda Eni, Enel e Leonardo
Vertice d’urgenza a Palazzo Chigi: la presidente del Consiglio alle prese con le istanze degli alleati ambiziosi. Descalzi non si tocca, forse Donnarumma al posto di Starace. Istat, maggioranza senza voti: a rischio il Blangiardo bis

Il vertice delle nomine. Quelle targate Fratelli d’Italia. Quelle benedette da Giorgia Meloni. Quelle da imporre agli alleati ambiziosi, in particolare Matteo Salvini. Non è ancora ora di pranzo quando Giorgia Meloni convoca una riunione di massimo livello a Palazzo Chigi. Ci sono i plenipotenziari della leader per gli affari che contano: il ministro Francesco Lollobrigida, il sottosegretario alla Presidenza Giovanbattista Fazzolari e Alfredo Mantovano. Una partecipazione, quella di Mantovano, non banale: su questo dossier partiva in sordina, visto che in un primo tempo il lavoro era stato delegato soprattutto al capo di gabinetto Gaetano Caputi. La premier fa la spola tra il summit e il suo ufficio di Montecitorio. Il pacchetto deve ancora essere blindato, ma si parte da alcuni paletti che la presidente intende fissare con i partner.

Innanzitutto il metodo: al lavoro sui dossier ci sono tre società di cacciatori di teste incaricate di trovare “i migliori” sul mercato. Ma la scelta finale non dovrà essere, come chiede Salvini, basata solo sulle indicazioni dei selezionatori. La politica dovrà prendersi la responsabilità di scegliere. E quindi: non si tocca Claudio Descalzi alla guida dell’Eni, innanzitutto.

Alla guida dell’Enel via Giuseppe Starace, che paga su tutti l’incontro con Putin pochi giorni prima dello scoppio della guerra. Al suo posto sarebbe promosso Stefano Donnarumma, oggi ad di Terna, assai stimato dalla presidente del Consiglio. E proprio a Terna andrebbe Giuseppe Lasco, attualmente in Poste e gradito al segretario leghista, l’unico ruolo operativo di livello che sarebbe garantito al numero uno del Carroccio. A guidare Poste verrebbe invece confermato l’attuale amministratore delegato Matteo Del Fante.

Il punto di caduta però è politico: Meloni deve scegliere quanto tirare la corda con gli alleati. Salvini, ad esempio, continua a reclamare spazio. Il fatto è che la premier vuole concedere pochissimo, se si ragiona di amministratori delegati di Eni, Enel, Leonardo. Al Carroccio offre solo presidenze e, al massimo, la gestione di Terna e di Sport e Salute. Proprio Leonardo è tra i capitoli più sensibili, anche perché è in corso un dibattito all’interno di FdI. Il nome in pole è quello di Lorenzo Mariani, managing director della filiale italiana di Mbda, il consorzio europeo costruttore di missili e tecnologie militare. È un profilo che piace al ministro della Difesa Guido Crosetto.

L’altra opzione è che Meloni recuperi Roberto Cingolani, già ministro con Draghi, rimasto a consigliare la leader. A Sport e Salute, invece, alla Lega (ma anche a pezzi di FdI e FI) non dispiacerebbe confermare Vito Cozzoli, forte dei numeri del mandato in scadenza. Ma il ministro dello Sport, Andrea Abodi, pensa a Giuseppe De Mita.

Un capitolo a parte vale invece per Carlo Fuortes. Spostarlo significherebbe liberare l’ambita casella della Rai. Ma, per convincerlo, la Presidenza di Poste non sembra sufficiente: diverso – ma improbabile – sarebbe con la nomina di ad. Durante l’incontro di ieri viene vagliato anche il profilo di Flavio Cattaneo, vicino al presidente del Senato Ignazio La Russa, non sgradito alla presidente del Consiglio. Come detto, però, il favorito resta l’uscente Del Fante.

L’altro nodo affrontato è quello di individuare una donna – richiesta esplicita della Meloni – a capo di una delle principali società di cui si discute. Il nome più spendibile è quello della direttrice del Dis, Elisabetta Belloni. Al suo posto ai Servizi potrebbe andare un altro “profilo di Stato”, quello del comandante generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, in scadenza. Ma è probabile che il governo cambi la legge, consentendo a Zafarana di restare ancora alla guida delle Fiamme gialle.

Nel frattempo si complica la partita per la nomina di Gian Carlo Blangiardo alla guida dell’Istat. Indicato dal Consiglio dei ministri, serve anche il parere vincolante dei due terzi delle commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato. Occorre dunque un accordo con almeno uno tra Pd e 5S visto che il Terzo polo non sarebbe comunque sufficiente. Ieri la maggioranza, spiazzata e in assenza di intesa, ha potuto solo prendere tempo.

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