Ora New York teme l’assalto. I giorni di Trump

Massimo Gaggi Corriere della Sera 20 marzo 2023
Trump, muro repubblicano sulla possibile incriminazione. Ora New York teme l’assalto
I conservatori parlano di persecuzione politica, i fan manifestano davanti alla residenza in Florida. Ma il procuratore: «Non ci faremo intimidire»

I magistrati di New York non hanno ancora emesso alcun provvedimento nei confronti di Donald Trump né preavvertito i suoi avvocati di una possibile incriminazione. Eppure, dopo che l’ex presidente ha detto, basandosi su quelle che ha definito «indiscrezioni illegali», che martedì verrà arrestato, i repubblicani sono corsi a fare muro attorno a lui.

Manifestanti a Pal Beach
Gli esponenti politici conservatori, da Mike Pence a Kevin McCarthy, lo hanno fatto metaforicamente definendo inaudito un eventuale arresto e parlando di persecuzione politica da parte di procuratori della sinistra radicale. I fan di Trump si sono mossi, invece, fisicamente, manifestando a Palm Beach davanti alla residenza di Trump e affermando che, se verrà emesso un mandato di cattura, Mar-a-Lago diventerà una fortezza circondata da uno sbarramento umano per impedire l’esecuzione dell’arresto.

Di più: le falangi dei Maga trumpiani, chiedono al governatore della Florida Ron DeSantis, l’avversario conservatore di Trump nella corsa alla Casa Bianca che ancora non ha dato la sua solidarietà al leader, di mobilitare la Guardia Nazionale dello Stato per impedire l’arresto. Mentre la pasionaria trumpiana Marjorie Taylor Greene afferma che ora ogni repubblicano ha il dovere di fare terra bruciata mentre in Congresso deve partire subito l’impeachment di Biden.
Allarme a Manhattan
Venti di guerra civile che cominciano, insomma, a soffiare quando ancora non è accaduto nulla, almeno in modo ufficiale: l’attività intensa del grand jury che è al lavoro da gennaio effettivamente fa pensare a un’imminente conclusione dell’indagine e la messa in allarme delle forze dell’ordine di New York, dell’Fbi e del servizio segreto inducono a ritenere probabile un’incriminazione di Trump.

Ma il grand jury deve ancora ascoltare almeno un testimone e dopo la probabile decisione di mandare a processo l’ex presidente per il caso Stormy Daniels ci saranno i tempi tecnici per la comunicazione all’imputato e per l’organizzazione della sua trasferta: difficile che avvenga tutto in 24 ore e ha poco senso creare un cordone attorno alla residenza di Trump in Florida, visto che il suo avvocato ha già detto che, se incriminato, l’ex presidente si presenterà in tribunale a New York.

Tralicci e reti metalliche intorno alla corte penale
La tensione sarà tutta intorno alla corte penale di Manhattan, già circondata da tralicci e reti metalliche ma perché l’edificio è in ristrutturazione, non in attesa di un assedio. Anche in caso di incriminazione, poi, a Trump verrebbe probabilmente risparmiato l’arresto — o verrebbe comunque rimesso subito in libertà su cauzione — soprattutto se il procuratore distrettuale Alvin Bragg, un magistrato normalmente restio a usare la mano pesante contro i criminali, lo accuserà di un «misdemeanour», la categoria dei reati meno gravi, per i quali è prevista la pena massima di un anno.

Protezione per i 1.600 dipendenti
Ma che il momento delle decisioni sia imminente e che ci siano timori di azioni violente contro gli investigatori è testimoniato da una mail interna che lo stesso Bragg ha inviato ai suoi collaboratori e che è arrivata al sito Politico.com. Nel messaggio, il district attorney afferma che gli investigatori non si faranno condizionare dal clima di intimidazione e assicura che le forze dell’ordine proteggeranno in modo adeguato tutti i 1.600 dipendenti della corte penale.

I repubblicani: «Indagine sulla procura di New York»
L’intimidazione non è solo quella fisica delle milizie trumpiane che minacciano di scendere in piazza facendo temere sommosse simili all’assalto al Congresso del 6 gennaio di due anni fa: il capo della maggioranza repubblicana alla Camera, McCarthy, non solo ha definito la possibile incriminazione di Trump «un abuso di potere perpetrato da un magistrato radicale in cerca di vendette politiche», ma ha promesso un’indagine parlamentare sulla procura di New York e su come spende i fondi federali.

 

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