L’Europa è ad una svolta, solo la Francia può assumere l’iniziativa

Romano Prodi Il Messaggero 26 giugno 2022
Il ruolo della Francia​ nella nuova politica UE

 

La guerra di Ucraina continua con le sue crudeltà e le sue sofferenze. Da qualche settimana sembra entrare in una fase di stallo, quasi una guerra di trincea in cui gli eserciti si fronteggiano con estrema durezza, ma con scarsi movimenti sul territorio.

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Il rinculo delle sanzioni, sul price cap facciamo come dice Biden…

Federico Fubini Corriere Della Sera 22 giugno 2022

 

Il razionamento del gas di Mosca e la morsa dell’inflazione in Europa: la scossa ai governi

 

Magari occorreva che l’inflazione da energia entrasse brutalmente nella vita politica occidentale, perché l’Unione europea almeno provasse a giocare d’anticipo su Vladimir Putin.

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La trattativa si può fare: la via di Draghi, cioè di Zelensky, pardon di Minzolini

Augusto Minzolini il Giornale 17 giugno 2022

 

La sola via per la pace

 

I tempi sono quelli dell’Europa. più lunghi di quelli che la storia nel terzo millennio pretenderebbe Ma la promessa fatta dai leader dei tre principali paesi europei, Germania, Francia Italia a Kiev, cioè di un ingresso dell’Ucraina nella Ue con lo status in tempi brevi di nazione candidata è dato da non trascurare. leggi tutto

Galluzzo c’era, Draghi sul treno convince tutti

Marco Galluzzo Corriere della Sera 17 giugno 2022
Così Draghi ha convinto Macron e Scholz sull’Ucraina nella Ue: la cena all’Eliseo, l’incontro in treno
Durante il viaggio notturno il premier ha esortato all’urgenza di una scelta rapida e fortemente politica. Il nodo del grano: «Serve l’Onu per sbloccare i porti, lavoriamo a questo»

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L’Europa destabilizzata dai tre imperi: Russia, Turchia e Regno Unito

Marco Bascetta il manifesto 9 giugno 2022
L’Europa destabilizzata dai tre imperi vicini
Questa nuova debolezza, dell’Ue, alimentata dalla guerra, può anche non dispiacere a Washington, ma è un azzardo: potrebbe costare più caro del Vietnam e dell’Afghanistan

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Per una federazione all’interno dell’Unione Europea

Pasqualina Napoletano il manifesto 5 giugno 2022
Intenti convergenti contro l’Europa soggetto autonomo

 

Per gli Usa, l’Unione europea dovrebbe «dipendere» sempre più dalla Nato; per Putin, essa costituisce un ostacolo ai suoi progetti di ricostruzione di una nuova identità russa conservatrice e ortodossa

 

L’incedere drammatico della guerra ed il comportamento dei vari attori in campo ha portato molti a parlare di «eterogenesi dei fini» con una Russia convergente sugli obiettivi degli Usa, sia pure nella catastrofica dinamica di azione e reazione. Un esempio per tutti: l’ossessione russa sulla Nato ai propri confini che si risolve con il suo quasi completo accerchiamento. Non è certo che sia del tutto così; al contrario emerge una non improvvisata convergenza d’intenti per una dissoluzione dell’Europa come soggetto politico autonomo.

Per gli Usa, l’Unione europea dovrebbe «dipendere» sempre più dalla Nato; per Putin, essa costituisce un ostacolo ai suoi progetti di ricostruzione di una nuova identità russa conservatrice e ortodossa. Non è un caso che uno dei suoi filosofi di riferimento in questa impresa sia Kostantin Nicolaevic Leont’ev il quale additava nell’Europa, soprattutto come Federazione di Stati, una delle peggiori minacce all’identità russa, fino ad arrivare nel 1875 a un testo dal titolo “L’europeo medio come arma di distruzione universale”. Tutto ciò in contrapposizione a Victor Hugo, che, nel 1849 in occasione della Conferenza internazionale della Pace di Parigi, aveva indicato gli Stati Uniti d’Europa come strumento di pace universale pronunciando per primo la famosa espressione: ”Europa dall’Atlantico agli Urali.

Da parte loro, gli Usa hanno sempre concepito l’Europa, in particolare quella nata con i Trattati di Roma, come creatura del Piano Marshall da legare a sé con il Patto Atlantico; tanto che, qualsiasi tentativo di darle una struttura federale autonoma e democratica, come il progetto di Costituzione Europea elaborato da Altiero Spinelli nel 1984, si è scontrato con l’opposizione dei Governi che hanno consentito nel tempo soltanto progressi compatibili con la costruzione del mercato interno, con scompensi evidenti dovuti all’assenza di una politica economica, sociale e fiscale comune.

Oggi il destino dell’Europa è di nuovo in gioco e i segnali politici non sono rassicuranti circa il suo futuro che non può che essere immaginato nei nuovi equilibri che questa guerra definirà. Si parla molto di una politica di difesa comune e si fa riferimento alla «Bussola strategica» approvata prima della guerra in corso, che prevede un misero battaglione composto da 5.000 unità. Ma, dopo gli ultimi accadimenti, è impossibile, illusorio e pericoloso ipotizzare qualsiasi politica di Difesa Comune nell’attuale assetto intergovernativo dell’Unione e senza una politica estera condivisa. Insomma, qualcosa che faccia dimenticare il pellegrinaggio a Kiev dei leader europei – più per la propria visibilità che non per offrire proposte utili alla soluzione del conflitto – o le diverse telefonate al Cremlino, nessuna in grado di rappresentare una posizione comune.

Emmanuel Macron , nel suo discorso del 9 maggio, è sembrato voler assegnare a ciascuno il proprio posto nello spazio europeo di là da venire, senza indicare come riformare questo spazio. Dalle anticipazioni affidate a dichiarazioni o testi scritti di diversi esponenti politici europei, la questione del voto all’unanimità del Consiglio sembra essere individuato come l’ostacolo principale da sormontare; cosa non facile perché la modifica dei Trattati prevede, in ogni caso, il voto unanime dei 27 nonché le ratifiche parlamentari . Quand’anche si dovesse arrivare al superamento dell’unanimità, la prospettiva non sarebbe altro che un direttorio dei governi dei principali Paesi membri. Un bizzarro destino autocratico per un’Europa che esecra l’autocrazia russa; anche se si tratterebbe di una autocrazia non esercitata da un uomo solo ma da un gruppo di governi sempre più deboli ma, proprio per questo, meno democratici.

Ciò che, invece, sarebbe risolutivo è il superamento stesso dell’attuale assetto intergovernativo dell’Unione che esclude, in tutto o in parte, i Parlamenti dal processo decisionale. Nei governi, però, non si rintracciano volontà riformatrici che lo mettano in causa. L’assetto intergovernativo si può superare soltanto con uno di tipo federale. È evidente che, realisticamente, questa non può essere una prospettiva accettata da tutti i membri dell’Unione. La questione centrale è, quindi, come nei singoli Paesi si possa affermare la determinazione ad una cessione di sovranità garantita da una Costituzione che sancisca a livello europeo quei principi di democrazia che, per esempio, sono presenti nella nostra Costituzione. La prospettiva potrebbe essere quella di una Federazione (composta solo da alcuni degli attuali Paesi membri) che aderisca a una più ampia Unione europea, che assumerebbe sempre più la fisionomia di una Confederazione.

Per quanto riguarda l’allargamento a nuovi Paesi, si porrà la scelta tra l’aderire a criteri più vincolanti quali quelli della Federazione oppure aderire semplicemente all’Unione. In quest’ultimo caso, però, dovrebbero essere rigorosamente rispettati i principi relativi allo Stato di Diritto, ai diritti e alle libertà fondamentali, alla democrazia già oggi presenti – ancorché migliorabili – nei Trattati dell’Ue.

Uniti sulle armi, divisi su tutto il resto

Romano Prodi Il Messaggero 22 maggio 2022
Sanzioni alla Russia – Gli interessi che dividono il fronte occidentale

 

Anche se nessuno è in grado di prevedere quando e come finirà la guerra di Ucraina, è già comune opinione che, dal punto di vista militare, si tratti di una sconfitta russa, dovuta non solo all’imprevidenza dell’operazione ma, soprattutto, alla straordinaria unità del mondo occidentale.

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C. Galli: Per cosa si combatte in Ucraina, il Parlamento potrebbe chiederselo

di Carlo Galli Repubblica 13 maggio 2022

 

Per cosa si combatte in Ucraina
Russia, Usa ed Europa: il dibattito sulle ragioni del conflitto

What are we fighting for?, per che cosa stiamo combattendo?, era un opuscolo americano, al tempo della Seconda guerra mondiale. Ma viene da chiederselo anche oggi: è tipico infatti della guerra che gli eventi eludano le intenzioni, che sfuggano al controllo, costringendo a sempre nuovi interrogativi. leggi tutto