Archivio tag: Norma Rangeri
Primi passi di una lunga marcia
Norma Rangeri il Manifesto 5 marzo 2023
Primi passi di una lunga marcia
Molte cose distinguono i progressisti dai conservatori, dai reazionari. Democrazia, giustizia, libertà, solidarietà, umanità, antifascismo.
Una donna sola al comando è un successo ma non può bastare
Norma Rangeri il Manifesto 28 febbraio 2023
La missione possibile di Elly Schlein
Una attivista e dirigente di sinistra, una giovane femminista, una donna che ama un’altra donna. Basterebbe questa carta d’identità, per capire – e far capire – che la vittoria di Elly Schlein alle primarie, è una mini rivoluzione per un partito tradizionalmente maschilista, liberista sul piano economico, moderato sul piano politico, tartaruga nella difesa dei diritti civili.
La sinistra responsabile ed intelligente va a votare, comunque
Norma Rangeri il Manifesto 12 febbraio 2023
Al voto con volontà e intelligenza
Alla nostra mente, e al nostro cuore, le elezioni di oggi e domani non danno conforto. Centrosinistra diviso e indebolito, centrodestra a cavallo dell’onda del 25 settembre. Non il miglior viatico per recarsi alle urne.
Quelle innocenti canzonette dell’Ariston
Norma Rangeri il Manifesto 9 febbraio 2023
Quelle innocenti canzonette dell’Ariston
Nel bene e nel male, la canzone popolare parla, seppure in musica e in versi, di quel che siamo, segnala l’evoluzione del costume, e una volta all’anno, dà vita a un canovaccio di italian teles, in cinque interminabili serate
Il ricordo della direttrice del manifesto
Norma Rangeri il Manifesto 22 dicembre 2022
Addio Asor, compagno e maestro
Il ricordo della direttrice del manifesto: “Alberto Asor Rosa è stato per me anche un maestro. Oggi siamo in tanti a piangerlo, ci mancherà il suo pensiero profondo, il suo sguardo comprensivo e benevolo”
L’establishment è deluso, Renziani spiazzati. La Costituente ultima chance
Norma Rangeri il Manifesto 7 dicembre 2022
C’è ancora nuova vita a sinistra
Il presente e il futuro democratico del nostro Paese dipendono strettamente dal peso politico e sociale delle forze progressiste e di sinistra.
La premier Meloni si conferma leader di partito, come premier deve ancora studiare
Norma Rangeri il Manifesto 26 ottobre 2022
Sì, la premier Meloni è di destra
Il presidente del consiglio Meloni (che non è un uomo ma una donna che vuole essere appellata come un politico maschio), ieri si è presentata in Parlamento per il discorso di fiducia, testimoniando, in diretta tv, l’avvilente retromarcia lessicale. Confermata dall’incipit, con quel «onorevoli colleghi» che ha cancellato d’un colpo le altrettanto onorevoli «colleghe».
Sconfitti si, ma non moriremo reazionari
Norma Rangeri il Manifesto 22 ottobre 2022
Adesso comincia l’incubo
Noi di sinistra, come ogni cittadino democratico e antifascista, dobbiamo chiederci come mai siamo stati sconfitti tanto duramente, per quali ragioni ci ritroviamo la destra al potere, perché non siamo riusciti a diventare una maggioranza solida, credibile, duratura
Per chi è di sinistra, l’immagine di una ex missina che sale al Colle per ricevere dal presidente Mattarella l’incarico di formare il nuovo governo, è una sorta di shock politico e culturale. Nessuno, fino a qualche tempo fa, avrebbe mai potuto presagire un avvenimento così devastante per la storia di un Paese che affonda le proprie radici nella Resistenza al nazifascismo.
Ancora oggi, con tutti i rituali che accompagnano la presa del potere da parte della destra, sembra di aver fatto un brutto sogno e di vivere un orrendo risveglio.
Perfino alcuni esponenti della maggioranza, fascisti non pentiti, non credono alla realtà del passaggio dal Colle Oppio (nota sede di fasci picchiatori di Roma), al governo. Ma questo è. Dobbiamo prenderne atto, non stiamo dentro il set di un orribile film fanta-politico.
Giorgia Meloni sarà il prossimo presidente del Consiglio, sostenuta da una maggioranza solida, da un gruppo di fedelissimi nei ruoli chiave della compagine, nonostante i balletti ministeriali degli ultimi giorni, e le temerarie, comiche, patetiche uscite del Cavaliere, pronto a tutto per strappare la luce dei riflettori, e difendere il patrimonio familiare.
Si è molto discusso poi sul significato, storico per il nostro arretrato paese, della nomina di una donna alla guida di Palazzo Chigi. Ma, almeno in questo caso, la differenza di genere ha contato nulla.
Perché la giovane Meloni non ha mai messo le donne al centro dell’attività del e nel suo partito. Semmai, c’è da temere che proprio sui diritti conquistati dalle donne, si faranno drammatici passi indietro.
Tuttavia le va riconosciuta una notevole capacità politica che la colloca sicuramente al di sopra dei suoi alleati, Salvini e Berlusconi. E, grazie ai numeri parlamentari, Meloni potrà esercitare una leadership probabilmente anche più duratura rispetto ai partner di maggioranza.
Il tempo ci dirà molte cose, anche se già parla chiaro il lessico autarchico usato per cambiare i nomi di alcuni ministeri (“Famiglia e natalità”, “Agricoltura e sovranità alimentare”, “Delle imprese e del Made in Italy), e di segno liberista (“Istruzione e merito”). Con gli impegni programmatici che seguiranno, capiremo quale direzione prenderà il Paese sul piano economico, sociale, internazionale (indigesto mix di atlantismo e putinismo).
E sul piano costituzionale, quando questa destra (che nulla ha a che fare con le destre liberali di altri Paesi), metterà mano alla Costituzione, cambiandola in senso presidenzialista e del regionalismo censitario.
Lo shock iniziale non può, non deve essere superato come fosse soltanto uno stordimento momentaneo. Noi di sinistra, come ogni cittadino democratico e antifascista, dobbiamo chiederci come mai siamo stati sconfitti tanto duramente, per quali ragioni ci ritroviamo la destra al potere, perché non siamo riusciti a diventare una maggioranza solida, credibile, duratura.
In tanti hanno perso fiducia nelle “magnifiche sorti e progressive”.
Tanti, troppi lavoratori non riconoscono più nei partiti democratici uno “scudo” protettivo. E tanti, troppi giovani non vedono la sinistra come forza propulsiva, in grado di offrire un futuro, una speranza.
Dovremo capire perché il nostro mondo stia vivendo un dramma tanto profondo, quasi esistenziale.
Ma dovremo anche impegnarci a contrastare, giorno per giorno, le parole, gli atti, i comportamenti di chi crede solo nel vecchio motto della Casa delle libertà di guzzantiana memoria. La libertà non già nei diritti di tutti, con qualunque colore della pelle, orientamento sessuale, condizione sociale.
Saranno tempi duri. Ma metteremo tutto l’ impegno per non morire reazionari.