Meloni teme contestazioni, da Rimini a Piombino

Tommaso Ciriaco La Repubblica 15 marzo 2023
Fischi o sala che si svuota. I timori di Meloni per il congresso Cgil
Dubbi della premier sulla trasferta di Piombino, dove domenica è attesa la nave rigassificatore
Il timore di essere fischiata, possibile e anzi probabile.

L’ipotesi, concreta in queste ore, che un gruppo più o meno nutrito di delegati del congresso della Cgil abbandoni la sala quando prenderà la parola la presidente del Consiglio. Giorgia Meloni è di fronte a un bivio. Ufficialmente è attesa a Rimini venerdì a mezzogiorno, ospite dell’assise. Ma è ovvio che il programma dipende dal rapporto tra costi e benefici di un’eventuale contestazione pubblica. Di certo c’è che la platea sindacale è divisa sull’opportunità dell’invito, anche perché la ferita dei naufragi di Cutro resta aperta. Maurizio Landini, anche nelle ultime ore, ha chiesto con discrezione ai suoi di trattare l’ospite con rispetto. Di non fischiare. Ma nessuno, non ancora almeno, può escludere l’idea di un videocollegamento, anche se al momento, da Palazzo Chigi confermano la presenza.

Permetterebbe una smaterializzazione, servirebbe a mantenere una distanza anche fisica e dunque ridurrebbe la probabilità di una protesta. Perché proprio le proteste pubbliche hanno sancito in passato per molti leader la fine della luna di miele. Perché rotto l’argine psicologico, le proteste si sono spesso ripetute, dopo la prima volta. Perché se è vero che per storia e cultura Meloni non si è mai sottratta al confronto, neanche il più aspro, è altrettanto chiaro che nessuno ha voglia di esporsi al rischio di una pioggia di fischi.

Costi e benefici, dunque. Dubbi non troppo diversi in queste ore accompagnano la presidente del Consiglio anche su un’altra possibile trasferta “calda”. La storia è quella della nave rigassificatore Golar Tundra, in viaggio da settimane alla volta di Piombino, attesa in Toscana entro pochi giorni per iniziare a operare al servizio dei metanodotti italiani. La data di attracco non è ufficiale, anche perché le tensioni intorno a questo piano energetico dividono la politica e la comunità locale dai tempi dell’esecutivo di Mario Draghi. L’approdo dovrebbe avvenire al mattino di domenica. E il governo dovrebbe essere presente. Di certo con il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. Ma sul tavolo esiste la possibilità che si presenti anche Meloni. Il dispositivo per accoglierla è pronto, se necessario. La scelta politica sarebbe netta, simbolica.

Anche qui però si ripropone il bivio: esporsi, a rischio di subire una contestazione? Decidere se è il momento più adatto per farlo. E ancora: i costi politici superano i benefici? Dubbi, come quelli che precedono l’eventuale visita alla Cgil. Il principale sindacato italiano, d’altra parte, vive questa vigilia con trepidazione. La scelta di Maurizio Landini di coinvolgere la leader di Fratelli d’Italia, dettata dalla volontà di mostrarsi disposto al confronto anche con un esecutivo in teoria poco “amico”, ha alimentato il dibattito interno. Le perplessità riguardano non solo il fatto di aver coinvolto la presidente del Consiglio più a destra della storia d’Italia (quella repubblicana, ovviamente), ma anche il prezzo da pagare per questo invito: la sola presenza della premier coprirà mediaticamente gran parte dell’evento, inevitabilmente. Ma c’è di più.

Quando Meloni ha accettato l’invito della Cgil, tutto a Palazzo Chigi sembrava girare per il meglio. Partecipare sembrava l’assist ideale per una presidente del Consiglio pronta a “contaminarsi” fuori dal proprio perimetro di riferimento. Circostanza che ovviamente resta intatta. In mezzo, però, c’è stato il tragico naufragio di Cutro, a cui è seguita la conferenza stampa meno riuscita del suo mandato, assieme ai provvedimenti “salviniani” approvati in Calabria e al karaoke con Salvini sulle note della “Canzone di Marinella”. Senza dimenticare i concetti ruvidi sulle migrazioni sfoderati l’altro ieri davanti a Civiltà Cattolica e al Segretario di Stato Pietro Parolin.

Troppo, è il timore di queste ore, per una platea dalle sensibilità assai variegate come quella della Cgil. Senza dimenticare un altro dettaglio: domani, a poche ore dall’eventuale partecipazione in presenza all’assise in Romagna, il governo varerà la riforma fiscale, che assai difficilmente potrà incontrare il consenso dei delegati. Un altro nodo che potrebbe spingere i presenti a fischiare, oppure a inscenare una clamorosa protesta lasciando la sala.

 

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