Declino Ronzulli, chi comanda in Forza Italia

Antonio Fraschilla La Repubblica 20 marzo 2023
Il giro di valzer che cambia Forza Italia: Fascina guida la virata meloniana
La premier avrebbe agito d’intesa con Pier Silvio e Marina, figli di Berlusconi, per la linea governista. Ronzulli e i suoi fedelissimi ora in secondo piano. In ascesa Tajani e alcuni volti nuovi

 

“Vedrete, qui cambierà tutto e a breve salteranno anche delle poltrone di peso nel partito”. Un senatore che conta in casa Forza Italia, ma che ultimamente era stato messo un po’ da parte, non ha dubbi. Nei giorni scorsi è stato convocato ad Arcore da Silvio Berlusconi attraverso la consorte Marta Fascina. E ha ricevuto indicazioni chiare sul nuovo corso che il fondatore e leader assoluto vorrebbe per gli azzurri, con una linea che dia meno grattacapi alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e che metta in secondo piano chi in questi mesi ha invece più volte creato tensioni.

Tira una nuova aria in Forza Italia. Un vento che piace molto a Giorgia Meloni, che con modi felpati ma con l’insistenza di una goccia che spacca le rocce, avrebbe convinto i figli del capo famiglia, Pier Silvio e Marina, ad abbandonare la linea forzista critica nei confronti del governo tenuta fino a oggi.

Compleanno a sorpresa per Salvini
Qualche segnale del cambio di vento c’era stato. Ad esempio il comunicato di sostegno dato da Berlusconi alla deputata di FdI Augusta Montaruli, condannata in via definitiva per le spese pazze di quando era consigliera regionale in Piemonte. Il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè aveva fatto una dichiarazione critica su Montaruli qualche ora prima. Sconfessato dal capo, il deputato da allora si è chiuso nel silenzio più assoluto. Poi c’è stato il caso della formazione della giunta in Lombardia, con la capogruppo alla Camera Licia Ronzulli accusata di non aver difeso abbastanza il partito che alla fine ha ottenuto solo due assessorati.

Ma la stessa Ronzulli non aveva dato molto peso a certe tensioni e ha continuato, e continua, a frequentare Arcore sempre accolta da grandi sorrisi anche da Fascina, che lei stessa ha introdotto al grande leader dopo la separazione da Francesca Pascale. Ma la consorte del capo si è guardata bene, poi, dall’invitare Ronzulli al compleanno a sorpresa organizzato in un agriturismo della Brianza al neo cinquantenne Matteo Salvini alla presenza anche di Meloni.

In ascesa Tajani e la “nuova corrente Fascina”
Così dalle avvisaglie, e scortesie, si è passati a segnali molto chiari del cambio di passo politico: in primis la scelta di inviare al tavolo di maggioranza sulle nomine nelle società di Stato l’eterno Gianni Letta e il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Due governativi di ferro. Dalle parti della Ronzulli gettano acqua sul fuoco: normale, dicono, che la capogruppo non vada ad incontri su nomine di governo. Nel suo cerchio magico però tutti sono convinti che dietro il cambio di passo ci sia lei: Meloni.

Oggi in casa azzurra comunque sono date in grande ascesa le quote di Tajani, considerato molto vicino all’area meloniana e che dopo il caso delle frasi pro Putin dette da Berlusconi rischiava di essere sfiduciato con l’accusa di “mancato sostegno al leader”. In ascesa sono le quotazioni anche di alcuni trentenni-quarantenni rampanti legati alla Fascina. Sabato scorso, ad esempio, Berlusconi è andato a Bergamo (sono ormai rarissime le sue uscite da Arcore per motivi di partito), per partecipare a un pranzo organizzato dai deputati Alessandro Sorte e Stefano Benigni. Questi ultimi considerati, insieme al deputato campano Tullio Ferrante, esponenti della “nuova corrente Fascina”.

Ma il tema vero è che Berlusconi si è convinto a smorzare i toni contro il governo: i maligni dicono anche come conseguenza di decisioni prese a Palazzo Chigi, come il ritiro della costituzione di parte civile in diversi processi nei quali è (o era) coinvolto. Nel frattempo chi nei mesi scorsi ha avuto scontri forti con i volti più vicini alla Ronzulli adesso torna a farsi rivedere in Transatlantico: come il deputato Paolo Barelli, molto legato a Tajani, scavalcato da Cattaneo nel ruolo di capogruppo. Ecco, Cattaneo secondo voci interne sarebbe il primo a rischiare di venire azzoppato dal nuovo corso.

 

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