Al Congresso Cgil c’è l’effetto Schlein

Valentina Conte, Lorenzo De Cicco La Repubblica 17 marzo 2023
Schlein conquista il congresso Cgil.  Applausi e selfie “Qui è casa sua”
La segretaria dem a Rimini insieme agli altri leader delle opposizioni Sprazzi di campo largo ma Calenda si tira fuori. Fischi per lui dalla platea

Pd e Cgil, dov’eravamo rimasti. Sarà pur vero, come ha messo in chiaro Maurizio Landini l’altro ieri, che il sindacato rosso non vuole essere “collaterale” a un partito solo. Ma insomma, il filo si è riannodato.

Dopo un’ora e mezzo di confronto a quattro fra i leader di opposizione, l’ago dell’applausometro punta forte su Elly Schlein: i mille delegati cigiellini arrivati al Palacongressi di Rimini da tutto lo Stivale battono le mani per lei 20 volte. Giuseppe Conte insegue, staccato, a quota 12. E questo dice molto, sul riposizionamento del corpaccione del sindacato, che col Pd renziano (e del Jobsact) aveva tagliato i ponti, e su cui anche per questo i 5 Stelle avevano lanciato l’Opa. La sensazione è che le primarie abbiano rimescolato le carte. Ripristinato i vecchi equilibri.

Non a caso da qui, Schlein prova a ritagliarsi il ruolo di federatrice del centrosinistra. Lucia Annunziata, che modera il dibattito, propone un «coordinamento anti-Papeete». E lei, la segretaria del Pd, coglie l’assist. Lancia un «confronto continuo» con gli altri tre invitati, cioè oltre a Conte, Carlo Calenda e Nicola Fratoianni.

La mette giù così: «Vediamoci, chiudiamoci in una stanza, non usciamo fino a notte e troviamoqualcosa da fare insieme piuttosto che far vincere quegli altri». Fratoianni accetta subito, Conte un po’ si smarca sull’alleanza strutturale – è prematura, dice – ma promette un patto su quattro punti: «Istruzione, sanità, lavoro e rilancio della produttività, lotta alle disuguaglianze». E sul salario minimo, su cui Schlein si è impegnata a rivedere la proposta dem, pur di arrivare a un testo comune. Sprazzi di campo largo, anche se Calenda si tira fuori subito: a Rimini non ci sarà un’altra foto alla Vasto, chiarisce. «Se mi chiedete se possiamo governare, dico no».

Si prende i fischi, con l’aria del capitano di unasquadra in trasferta che non rinuncia a giocare a modo suo (dunque sì alle armi all’Ucraina, lodi al Jobs act, sì ai termovalorizzatori). A un certo punto dà pure dei «pecoroni» ai fischiatori. Un corpo a corpo.
Ma l’esigente platea cigiellina non ha orecchie che per lei: Elly che prende appunti, Elly che evita le frecciatine, Elly senza scorciatoie.

Elly che parla di nuovo la lingua del sindacato. «Ho avuto la sensazione che il popolo Cgil abbia ritrovato con Schlein un pezzo di casa, una sintonia culturale e politica», dice a caldo Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea (edili). «È scattato qualcosa, mi ha stupito: lei parla al mondo del lavoro vecchio e nuovo, vede l’ambiente nel futuro del lavoro. Sono finiti gli anni della disintermediazione».

Giulia Grandi, bolognese della Filt (trasporti), ha conosciuto Elly Schlein da vicepresidente della Regione Emilia Romagna e «già allora te la ritrovavi, senza stampa al seguito, in una casa famiglia con donne single e figli disabili, ma qui al Congresso ci ha colpito perché siamo affamati di sinistra e lei si è sentita a casa».

Myriam Pastorino, medico di Sassari, delegata della Funzione pubblica, è tornata a votare alle primarie pd dopo anni: «Hovotato Schlein, ha visione, brillano le sue idee innovative. Pensa alla sanità pubblica come investimento, Calenda solo come tema per contrastare la Meloni».

Alessandro Cambi, coordinatore Nidil dell’Emilia Romagna, si stupisce: «La reazione della platea è andata oltre ogni aspettativa. Schlein ha spostato a sinistra il partito, contesta il Jobs Act, apre alla riforma spagnola per contrastare la precarietà, vuole il salario minimo come lo vogliamo noi, valorizzando la contrattazione. Un vento di speranza».

C’è chi teme che prima o poi qualcuno nel Pd possa metterla in difficoltà. «Il partito non ha votato per lei e questo può essere un problema, quando proverà a mettere a terra la sua strategia politica», osserva Daniele Calosi, segretario generale della Fiom di Firenze. «Ma era da un po’ che non si sentiva un esponente del Pd in sintonia con i nostri temi: salario minimo, riduzione dell’orario, legge sulla rappresentanza, fisco equo. È lecito sognare una Schlein come la ministra spagnola Yolanda Díaz, quella che ha sconfitto la precarietà».

E infatti è una gara di selfie, i delegati rincorrono le due con gli smartphone in aria. Pure Landini si improvvisa fotografo con la Diaz travolta dai fan Cgil dopo aver infiammato la platea invocando l’Internazionale del Lavoro e chiudendo con: «¡Adelante compañeros!». Tutti in piedi. Pazzi di lei. E di Elly.

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