Chi sono i cacicchi del Pd. Chi sono i nemici della Schlein

Daniela Preziosi Domani 15 marzo 2023
 
Con chi ce l’ha la segretaria
 
I «cacicchi» non sono i capicorrente. Schlein parla ai padroni delle tessere

 

Il caso di Caserta trascinerà il Pd campano verso un nuovo commissariamento. E De Luca, nel mirino, avvisa: «Prevedo un periodo di grande effervescenza». Sotto la lente anche Cosenza, Frosinone e il sud del Lazio

Quando domenica scorsa, all’assemblea nazionale del Pd, Elly Schlein ha scelto parole di fuoco contro «cacicchi e capibastone» sapeva o non sapeva di citare Massimo D’Alema? Forse no. L’attuale segretaria aveva 12 anni nel 1997 quando l’allora segretario del Pds se la prendeva contro il «partito dei sindaci» che rischiava, secondo lui, di diventare «un accampamento di cacicchi», signorotti che nel Messico e nel Perù dell’ età dei conquistadores combattevano guerricciole piccole ma sanguinose contro i colonizzatori spagnoli.

L’allusione di D’Alema era all’allora potente sindaco di Napoli Antonio Bassolino: il combinato disposto fra i deputati eletti col sistema uninominale e la forza dei sindaci votati a elezione diretta produceva «una versione moderna del vecchio notabilato, la continuazione in modi diversi della vecchia Italia». Le parole di Schlein sono state lette in maniera più estensiva, come una variazione della sua (annunciata) guerra contro le correnti.

Che poi è un grande dassico per il Pd, a parole. Contro le correnti è stato duro Enrico Letta, salvo lasciare oggi un drappello di parlamentari che risponderebbero a Marco Meloni, suo braccio destro. Prima di lui Nicola Zingaretti si era dimesso contro correnti e capicorrente, che erano appena diventati ministri del governo Draghi, a sua insaputa, dopo due anni di segreteria in cui aveva governato facendo patti, appunto con le relative correnti. Ancora prima c’era stata la promessa di Matteo Renzi di «usare il lanciafiamme» sulle aree organizzate «il male del partito»: è finita come noto, con una corrente sua. Una tradizione di promesse rimangiate, dunque.

Per fortuna del Pd, talvolta. Ieri un sondaggio di Euromedia dava il partito di nuovo sopra quota 20 per cento e capace di suscitare l’entusiasmo dell’88,4 per cento dei suoi elettori, ma quando il Pd era allo sbando, non molti mesi fa, le uniche a tenere sono state proprio le filiere In ogni caso, per questa tradizione, le parole di Schlein alla Nuvola sono state pigramente interpretate dai media in maniera rituale «Non vogliamo più vedere capibastone e cacicchi vari, su questo non cedo di un millimetro», ha detto. Ma prima aveva fatto una premessa Che svela la corretta interpretazione di quello che aveva in testa «Non vogliamo più vedere irregolarità sui tesseramenti, abbiamo dei mali da estirpare».

Ri-commissario campano

La premessa offra la giusta chiave. Lo suggeriscono fonti vicine alla segretaria, ma con giudizio e prudenza: l’argomento è delicato prima che si definiscano gli assetti interni. Non per la neoiscritta sardina Jasmine Corallo, che invece spiega che è Vincenzo De Luca il principale indiziato «per la sua postura», perché «detiene il potere da tanto tempo nei suoi territori». Insomma la segretaria non ce l’aveva con i capicorrente, del resto equamente distribuiti nella sua mozione e in quella di Stefano Bonaccini. Ce l’aveva coni signori delle tessere gonfiate, vassalli valvassori e valvassini. E dei voti annullati. In Campania, in primis. A Napoli, nel corso del congresso, sono state stracciate 974 tessere non regolari. Irregolarità corpose sono state denunciate anche a Avellino. E a Salerno, per ammissione della stessa commissione provinciale per il congresso, non c’è un’anagrafe degli iscritti.

A Caserta sono state escluse 485 iscrizioni fatte con PayPal, carta di credito e prepagate superiori a tre pagamenti, 1.236 tessere fatte con bonifico da stesso conto, 110 tessere ripetute a stesso soggetto. Per queste ragioni è difficile, anche tecnicamente, che il possibile futuro commissariamento della federazione provinciale di Caserta non si riestenda a tutto il Pd della Campania, già commissariato e dove già il commissario Francesco Boccia si è dimesso per protesta contro le irregolarità.

La storia si intreccia con il caso Vincenzo De Luca, il cui appoggio a Bonaccini aveva l’obiettivo, più o meno esplicito, di ottenere il nulla osta per far approvare dal consiglio regionale la possibilità di un terzo mandato. Se avesse vinto, sarebbero stati guai suoi. Una tentazione che poteva stuzzicare anche il presidente della Puglia Michele Emiliano, se non avesse già un aspirante successore, il sindaco di Bari Antonio Decaro: bonacciniano della prima ora ma anche fra i più veloci a complimentarsi con la nuova segretaria e mettersi a disposizione del nuovo corso.

Con la vittoria di Schlein, il terzo mandato è storia chiusa legge o non legge, la segretaria non accetta l’eterno ritorno di quello che considera il cacicco per antonomasia. De Luca promette fuochi d’artificio: «vedo un periodo di grande effervescenza e di grande allegria davanti a noi». Schlein è avvisata L’eventuale percorso formale verso il commissariamento è semplice la segretaria indica alla commissione di garanzia le sue proposte, la commissione istruisce la pratica, e infine la direzione nazionale ha 30 giorni per votarla

Voti migranti Oltre alle irregolarità denunciate, ci sono i fenomeni in cui la segretaria vuole vedere chiaro. Affiorati nelle cronache per lo più. E successo in Calabria, a Cosenza E nel sud del Lazio, nella zona del frusinate, dove ha vinto Bonaccini grazie all’appoggio di Antonio Pompeo (Base riformista), Francesco De Angelis e Sara Battisti, stravotata consigliera regionale finita nelle pagine di cronaca per l’episodio che ha portato alle dimissioni il suo compagno Albino Ruberti da capo di gabinetto del sindaco di Roma Roberto Gualtieri: in un filmato diffuso dai media, lei lo scongiurava di contenere l’irritazione (Ali sparo, vi ammazzo. Vi dovete inginocchiare») contro due commensali, dopo una cena a Frosinone. Alla cena Cera anche De Angelis. Storia poi spiegata dagli interessati come «un diverbio per motivi calcistici»; e così consegnata all’oblio.

 

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