Nuovi geni all’ Economia. “Senza detrazioni, tutti pagheranno meno”

Federico Fubini Corriere della Sera 19 marzo 2023
Leo: «La flat tax? Arriverà a fine legislatura. Come ridurre le detrazioni che pesano 125 miliardi»
Un approccio di questo tipo porta con sé l’idea che le imposte devono diminuire per tutti.


Ma lei crede veramente alla flat tax sull’Irpef? Se non è realistico, quanti dovrebbero essere gli scaglioni?
«Credo in un sistema con un’unica aliquota — risponde il viceministro dell’Economia Maurizio Leo — nel quale la progressività sia garantita da un sistema che combini no-tax area e detrazioni in funzione del reddito. Ha il vantaggio della chiarezza e della semplicità. Un approccio di questo tipo porta con sé l’idea che le imposte devono diminuire per tutti. È un progetto di prospettiva, senza fughe in avanti né forzature finanziarie. La prima fase sarà il passaggio dell’Irpef a tre aliquote. Un passo alla volta».

Per la Cgil, con la flat tax la progressività diminuisce…
«La flat tax la dobbiamo applicare a tutti, in via tendenziale. Applicando detrazioni e no-tax area, rispettiamo il principio costituzionale della progressività. Ma qui parliamo di cose che faremo a fine legislatura. E se si dovesse arrivare alla flat tax generalizzata, la progressività non è comunque in discussione».

L’articolo 22 della delega prevede che la riforma sia a saldi invariati. Da dove vengono le coperture?
«È presto per dirlo, andranno individuate man mano. C’è il riordino delle spese fiscali, per esempio. Ma si potranno valutare le compatibilità anche vedendo come vanno i conti, alla luce dei documenti di bilancio».

Quali possono essere i costi da coprire?
«Nella delega del precedente governo si partì dai tre miliardi dalla lotta all’evasione. Vediamo come vanno i conti di quest’anno e poi si faranno le valutazioni».

Quanti risparmi si possano trovare sulle spese fiscali? E come?
«Ci sono centinaia di spese fiscali, che hanno un costo di oltre 125 miliardi all’anno. Nessuno sostiene che sia tutto da azzerare. Noi preserviamo le voci necessarie: casa, famiglia, salute, istruzione, previdenza integrativa. Poi vediamo cosa resta. C’è un eccessivo ricorso ai crediti di imposta dove occorre fare chiarezza: qualcuno può negare che ci siano cose da fare con urgenza? E che non se ne possano trarre significativi risparmi, senza neppure scomodare le vicende degli abusi sui bonus edilizi? Ricordo poi che è già previsto un meccanismo che lega il diritto a beneficiare degli sconti al reddito. Ci si può ragionare».

Sull’Iva pensa a un accorpamento su meno aliquote? Dovrebbe produrre gettito addizionale?
«Le aliquote del 5 e del 10% possono essere oggetto di rivisitazione, come pure quella su alcuni beni, ad esempio quella applicata sull’acqua al 22%. Dobbiamo rendere omogenea la tassazione per beni e servizi simili. E possiamo sfruttare le regole europee che consentono di applicare un’aliquota zero su alcuni prodotti di prima necessità, come quelli per l’infanzia. Sul gettito e sulle coperture c’è tempo per valutare, ma credo che un riordino possa offrire le risorse per rendere più equa e leggera la tassazione sui consumi indispensabili: pesano di più sulle fasce meno abbienti».

Invece della flat tax incrementale, non era meglio mettere più incentivi ai premi di produttività?
«Premi e accordi di produttività hanno già agevolazioni e, se ci saranno le risorse, si potrà fare di più. Il progetto della flat tax incrementale vuole anche spingere i contribuenti a far emergere imponibile, in cambio di una tassazione più favorevole sulle quote incrementali. Vedremo il risultato alla prova dei fatti. Ci servirà per calibrare l’ intervento anche su altri redditi, oltre quelli di impresa e autonomi».

Gli autonomi, secondo l’ultimo rapporto del governo sull’evasione, tendono in media a evadere molto. Fare concordati biennali preventivi con loro sulla base di lievi aumenti di gettito non rischia di produrre «condoni biennali preventivi»?
«Qui nessuno vuole fare regali. Vogliamo far pagare le tasse in un contesto in cui non è solo il livello esorbitante che pesa, ma anche la complicazione, l’incertezza, il rischio nel rapporto fiscale. Non si tratta di fare sconti, ma di dare certezze. Abbiamo un sistema di banche dati con una quantità di informazioni con cui l’amministrazione potrà lavorare per definire gli accordi con i contribuenti. In cambio, il contribuente avrà certezza delle regole, semplificazioni, un rapporto non conflittuale. Anche l’Ocse ci dice che per fare emergere l’evasione i sistemi premiali sono più efficaci di quelli punitivi».

Ma con la soglia del contante a 5.000 molti dati per determinare i tenori di vita e gettito dovuto mancheranno.
«Oggi noi abbiamo un meccanismo che determina gli indici di affidabilità fiscale (Isa) e dà dei premi di conseguenza. Se sappiamo che un soggetto è meritevole perché ha un Isa elevato, ecco che possiamo fare un concordato».

E se il contribuente è ritenuto poco affidabile?
«Allora, oltre alla interoperabilità delle banche dati, possiamo lavorare con l’intelligenza artificiale e le analisi predittive».

Il governo è molto critico per l’ultimo aumento dei tassi della Bce. Ma ha portato a un calo dei rendimenti e dello spread…
«Mi pare che le critiche siano arrivate da più parti, anche il governatore Ignazio Visco aveva suggerito cautela. L’aumento dei tassi non è una buona notizia, né per i consumatori né per il costo del debito. Ma è positivo che Christine Lagarde sia stata prudente su possibili aumenti futuri».

 

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.