Salvini day. Il governo varca lo Stretto e cambia il fisco

Andrea Colombo il Manifesto 17 marzo 2023
Salvini day. Il governo varca lo Stretto e cambia il fisco
Approvato il decreto per l’opera che dovrà collegare Calabria e Sicilia. Via libera anche alla la riforma che porterà alla Flat tax

«Questa volta non ci fermano»: il primo a intonare il peana è Silvio Berlusconi, che il super ponte lo sognava già vent’anni fa. Molto più sobria la premier, che allude però soprattutto alla riforma fiscale: «Lo avevamo promesso e oggi manteniamo l’impegno». Ma il più giubilante è Matteo Salvini che segue a ruota con un video all’insegna dell’iperbole.

Annuncia «la costruzione del ponte più bello, più sicuro e più green di tutto il mondo, che darà lavoro a decine di migliaia di persone per molto tempo». Il decreto che segna lo sparo d’inizio per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina è stato approvato «salvo intese»: clausola che riflette la diversità di vedute registrata nella riunione del governo tra Salvini, che mira all’opera più faraonica dai tempi delle piramidi e i Fratelli, più morigerati.

NESSUN DISTINGUO invece sull’altra «decisione di portata storica» varata dal governo ieri: l’approvazione della delega fiscale che dovrebbe portare, nel giro di due anni, a riscrivere completamente il sistema del fisco italiano. Qui la festa più rumorosa è in casa azzurra, con la capogruppo Ronzulli che palpita: «Aspettavamo questa riforma da cinquant’anni». Ma si frega le mani anche Salvini perché alla fine del lungo percorso c’è, almeno nel progetto, il suo sogno di sempre: la Flat Tax.

La clausola di protezione del «salvo intese» comunque dovrebbe figurare anche qui: la delega è in buona misura un testo in bianco e di intese nei prossimi 24 mesi se ne dovranno trovare parecchie. Il primo scoglio si è presentato già ieri, con un passaggio sulla fiscalità regionale del quale Calderoli ha chiesto e ottenuto lo stralcio perché in collisione con l’autonomia differenziata, la cui approvazione è stata confermata ieri nella medesima riunione.

LA RIFORMA FISCALE prevede il passaggio immediato da 4 a 3 aliquote Irpef, ma l’approdo della Flat Tax entro la legislatura è già nero su bianco. L’Ires dovrebbe essere drasticamente abbassata per chi investe o assume, l’Irap tagliata progressivamente sino alla cancellazione, l’Iva «razionalizzata»: aumenterà per alcuni prodotti, calerà per altri. Le coperture sono il salto nel buio ma se ne discuterà al momento di varare i decreti delegati.

Nelle intenzioni del governo l’iter parlamentare del decreto dovrebbe chiudersi a maggio. Il peccato di ottimismo è quasi certo: una tempistica più affidabile prevede l’approvazione prima della pausa estiva. Ad allungare i tempi sono i due passaggi istituzionali necessari prima di avviare la corsa in parlamento: il vaglio della conferenza Stato-Regioni e quello del Colle. I dettagli reali arriveranno però solo nei due anni seguenti: con i decreti delegati che fisseranno le nuove aliquote, i tagli e le razionalizzazioni e metteranno anche sul tavolo i conti, le coperture al momento fantasmatiche.

SARANNO RISCRITTE infine anche le regole del sistema sanzionatorio sui piani sia amministrativo che penale, tenendo conto della eventuale «sopraggiunta impossibilità di far fronte al pagamento» e dei concordati amministrativi. Si tratta, secondo la formula del ministro Giorgetti, del «passaggio da una lotta all’evasione che diventa preventiva e non più repressiva».

E I TEMPI DEL PONTE, opera costata già miliardi senza che si sia posata una sola pietra? Salvini punta all’approvazione del progetto esecutivo entro il 31 luglio dell’anno prossimo, basandosi sul progetto berlusconiano del 2011 riveduto e corretto. Il decreto, che conta 7 articoli, resuscita la Stretto di Messina s.p.a., controllata alla quale parteciperanno le due regioni interessate e, con quota non inferiore al 51% il Mef.

Nel cda composto da 5 membri due, presidente e amministratore delegato, saranno indicati dal Ministero dell’Economia, due da Calabria e Sicilia, uno da Rfi e Anas. L’azionista di maggioranza è però tenuto a procedere d’intesa con il Mit, al quale competono «le funzioni di indirizzo, controllo, vigilanza tecnica e operativa». Il ponte è e deve essere di Matteo Salvini.

Il consiglio dei ministri di ieri, che ha anche ridisegnato in parte la struttura del Mef, non è uno dei tanti. È uno spartiacque: il governo, dopo la fase di rodaggio, inizia a perseguire sul serio il proprio progetto. Ed è da ogni punto di vista un progetto di destra. Premia chi ha di più, punisce chi ha di meno, penalizza in modo forse irreparabile la transizione ecologica.

 

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.