Prima o poi la politica torna. Ultima chiamata per la sinistra

Paolo Carrazza 13/02/2021
Un manuale Cencelli da politico di vecchia data, con la purezza del tecnico. Un capolavoro da Draghi.

 

Ma dentro questa conclusione della crisi si può leggere molto di più. Una istantanea del momento attuale, che naturalmente è destinata ad evolversi passo dopo passo, sciogliendo i molti punti interrogativi che qui seguono.

Infatti, il primo interrogativo, è: Draghi arriverà al voto nel 2023 o preparerà per Gennaio 2022 il suo sostituto in vista della successione al Quirinale?

E’ chiaro che la scelta Draghi ci consentirà di accedere ai fondi europei e di riprendere parola in Europa. Una boccata di ossigeno per l’Italia nel quadro Europeo e per l’Europa nel quadro internazionale, perché l’Italia è alla frutta, ma l’Europa non sta tanto bene, seppure l’elezione di Biden un aiuto l’abbia dato, ma le incognite sul futuro sono tutte li ad attendere  scelte tuttora irrisolte.

E’ anche chiaro che la “transizione” Draghi determinerà come si arriverà al voto del 2023.

Il voto del 2023 rimane il tema irrisolto. E’ da escludere che Draghi possa lavorare perché vinca una ricostituenda maggioranza di centro destra divisa tra sovranisti  e fragili europeisti magari con l’annessione di un Renzi in cerca di una terza vita politica.

Più probabilmente determinerà una scomposizione del quadro politico:  nella prospettiva del proporzionale o in una aggiornata forma del bipolarismo?

Si favorirà la nascita di un nuovo centro che spacchi il centro destra, polverizzi i cinque stelle, favorisca un asse post Pd e post Forza Italia annullando le prospettive Renziani e Contiane sull’occupazione Craxiana del centro politico?

Certamente si chiude il quadro precedente, ma la prospettiva è tutta da chiarire e da costruire. Sarà importante la soggettività politica.

Un gran punto interrogativo riguarda la sinistra.

Quella cosa che sta tra Leu, parti del Pd e parte dei Cinque Stelle: il luogo della più grande confusione mai vista.

Scomparse tutte le parole d’ordine, sistema di valori, idee  di futuro, credibilità. Spappolati tra irrilevanza governativa e minoritarismo parolaio, lontanissimi da quegli interessi che vorrebbe rappresentare, interessi che richiamano a soggetti sociali che chiedono vicinanza, concretezza e coerenza:  virtù smarrite da troppo tempo dopo aver abbandonato la bussola di  una indispensabile visione del mondo e della vita. Se si ragiona solo su quale alleanza elettorale ci può salvare dalla vittoria di Salvini e Meloni, l’estinzione apparirà senza nessun preavviso a breve scadenza.

Il presente invece oggi ci dice cosa segna l’operazione Draghi, a poche ore dal compimento.

Draghi ha la sua squadra di 8 tecnici che rispondono direttamente a lui. Determinanti per decidere qualsiasi scelta sul terreno dell’orientamento del CdM. Escludendo che si arrivi mai ad un voto nell’esecutivo del Presidente , in CdM Pd M5S e Leu, sono in 8, FI e Lega 6, Renzi (il famoso “ago” della bilancia…) 1.

I tecnici saranno determinanti qualora si producano scelte di centro destra o di centro sinistra.

Tradotto: decide Draghi, e per fortuna in alcuni casi. In altri casi, mettiamoci l’elmetto perché saranno “cazzi”. La “transizione” attuale ci fa propendere per “fortuna”, ma attenzione, le fasi possono cambiare velocemente, perché questo capitalismo è quanto di più instabile abbiamo mai conosciuto.

E’ evidente che Renzi subisce un ridimensionamento che potrebbe costituire la sua fine politica.

Ma Renzi ha il dna del politico, quello che sbaglia sempre l’ultima mossa quando pensa di aver già vinto (come Salvini del resto), e quindi può rigenerarsi esattamente come i virus.

Fine politica meritata probabilmente anche per Giuseppe Conte, perché è difficile che M5S, Pd e Leu possano essere l’alleanza del 2023. Conte scompare perché non si può essere un leader politico senza capire la politica, e Conte ha avuto nella non-politica la sua forza e la sua implicita debolezza.

Prima o poi la politica torna, e stavolta è addirittura tornata travestita da tecnica. Un capolavoro dei due Presidenti, che stravincono sui leader di carta, social e media, . Vincono nel mondo reale e concreto, vincono nella comunicazione, quella che non ha bisogno di  sprecare neanche una parola

Ma dovremmo studiare anche il caso-Travaglio.

Travaglio ad un certo punto deve essersi sentito il governo Conte-ombra, se lo ascoltiamo oggi è “fuori di testa” perché Draghi ha fatto in modo pulito quello che Conte non era in grado di fare, perché pur di rimanere, Conte  avrebbe fatto di tutto, come ha provato infatti a fare senza riuscirci.

Dopotutto, siamo arrivati alla bancarotta dei partiti, quella che Travaglio e i Cinque Stelle hanno per un decennio evocato, sostituendola con il “governo dei sorteggiati” che è durato due anni con le varianti “gialloverde” e “giallorosse”. Non hanno lavorato a nessuna prospettiva politica, si sono preoccupati della loro sopravvivenza politica, smentendo tutto di loro stessi, mantenendo solo il taglio dei parlamentari: un suicidio perfetto.

Grillo ha mantenuto un residuo di politicità, nel tentare di ancorarsi ad una identità ecologista, la grande assente in Italia,  quella di una forza ambientalista. Ed infatti questo è lo spazio di una ultima riconversione del soggetto politico Cinque Stelle. Si è ancora in tempo? Ve ne sono le personalità politiche capaci di farlo? Ad occhio non mi pare ma tutto può accadere anche dopo  un ammaraggio disastroso.

“Ne valeva la pena?” questo scrivono i  “vedovi”  del Conte 2 nel rimproverare ai Cinque Stelle l’appoggio al governo Draghi: mi sfugge però l’alternativa alla scelta fatta. Dopo che dici “Con Renzi mai più”, “Costruttori e Mastella lasciamo stare”, restano solo le elezioni anticipate.

Come dire… estinzione-subito da Covid o da voto? Scegliete voti, grandi strateghi.

Cosa rimarrà dei Cinque Stelle?

Cosa ne sarà di una sinistra a cui i tecnici di Draghi hanno tolto anche il “famoso” nuovo modello di sviluppo evocato per un trentennio?

Ecco, mentre Draghi proverà nei prossimi mesi a spendersi tutta la credibilità accumulata in 74 anni, per i sopravvissuti dei cinque stelle e della sinistra si apre il tema non semplice del “come” rigenerarsi.

Il tempo è finito. Fate in fretta.

 

 

 

 

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.