La caccia di Letta per cambiare il “rosatellum”

Francesco Verderami Corriere della Sera 11 giugno 2022
Legge elettorale,
quel messaggio di Letta per convincere Berlusconi sul sistema proporzionale
Il segretario del Pd prova a modificare un risultato dato già per acquisito: Forza Italia non cederà e il Cavaliere si tiene pronta la carta della federazione con la Lega

 

«Cercate di convincere Berlusconi sul proporzionale», ha detto Enrico Letta a uno dei leader di centrodestra. È come quei lanci lunghi nei finali di partita, che quando c’è di mezzo la legge elettorale non finiscono mai. È così, confidando in una mossa del cavallo del Cavaliere, che il segretario del Pd prova a modificare un risultato dato già per acquisito. Anche se nel suo stesso partito il tentativo appare «bello ma irrealistico»: «Berlusconi non cederà e su Salvini abbiamo lavorato tanto senza ottenere risultati». Due mesi fa Franceschini lanciò un appello pubblico al capo del Carroccio. Per convertirlo al proporzionale i dem gli spiegarono che ne avrebbe tratto beneficio: usando il peso della Lega nelle trattative di centrodestra con la Meloni, o sfruttando la centralità acquisita con il sostegno a Draghi per un governo con una maggioranza più composita.

Niente da fare. E pure la missione con Berlusconi sembra destinata a fallire, se è vero che l’ex premier si tiene pronta la carta della federazione con la Lega: servirebbe ai due partiti per competere con FdI e consentirebbe a Forza Italia di ottenere — grazie agli accordi sui collegi — una sessantina di seggi. Con il proporzionale sarebbero la metà. Insomma il Rosatellum val bene quel matrimonio d’interessi che tiene formalmente unito il centrodestra e dovrebbe consentirgli di vincere. Governare sarebbe invece un’altra cosa, perché — in base ad alcuni studi — per effetto del taglio dei parlamentari la coalizione otterrebbe al Senato una maggioranza di soli tre seggi.
È uno dei temi con cui Letta prova a forzare il blocco: «In più — aggiunge nei colloqui riservati — il proporzionale agevolerebbe tutti i partiti nell’azione politica». Non è ovviamente un ragionamento disinteressato. Con l’attuale sistema di voto il leader del Pd è costretto al «campo largo», che è una sorta di catenaccio, uno schema difensivo con cui è consapevole di avere poche probabilità di vincere. «La campagna elettorale — ammette uno dei maggiorenti dem più disponibili all’intesa con M5S — sarebbe difficile insieme ai grillini nei collegi». Già oggi la coabitazione con Conte è problematica: «Abbiamo faticato a spiegargli che sarebbe stato impossibile allearci se fosse uscito dal governo».

Con il proporzionale si scioglierebbero i vincoli e per i democratici cambierebbe il mondo. Certo, rinnegherebbero l’antica vocazione maggioritaria e rischierebbero di entrare in conflitto con una parte del loro mondo di riferimento. Ma correndo da soli potrebbero aspirare ad arrivare primi nelle urne: un risultato che garantirebbe a Letta l’incarico di formare il governo. E non solo. Il ritorno al meccanismo di voto della Prima Repubblica, creerebbe le condizioni per la rinascita del centro. Come ha spiegato Lupi nell’intervista al Corriere , si aprirebbe infatti uno «spazio per una proposta ragionata e però tutta da costruire, con valori, idee comuni, con una mission e un collante politico». E il centro sarebbe l’area a cui il Pd si rivolgerebbe per costruire la maggioranza in Parlamento.

Ecco perché Letta ancora l’altro ieri teneva a debita distanza l’ipotesi delle primarie con M5S: «Dipenderà dalla legge elettorale». Nel suo partito sostengono che per cambiarla si debba trovare l’accordo «entro fine luglio. O dovremo iniziare a concentrarci sulla realizzazione del campo largo». In realtà il segretario dem ritiene ci sia tempo fino all’autunno, a ridosso del voto regionale in Sicilia. «Se Meloni e Salvini romperanno sul candidato governatore — avvisa un dirigente di FdI — salterà l’alleanza nazionale. E sarà chiaro che si andrà al proporzionale». Quando c’è di mezzo la legge elettorale le partite non finiscono mai. D’altronde, anche il Rosatellum nacque nei tempi supplementari della scorsa legislatura. Perciò, alla disperata, si prova con il lancio lungo.

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