«Price cap» al gas, cos’è? Risposta non facile: contraria l’Olanda, dubbiosa la Germania

Valentina Iorio Corriere della Sera 24 giugno 2022

 

«Price cap» al gas, cos’è e perché l’Olanda rimanda a ottobre la richiesta di Draghi

 

La richiesta di Mario Draghi non viene accolta: non ci sarà un Consiglio europeo straordinario sull’energia a luglio per discutere di un tetto al prezzo del gas.

 

«Mi è stato fatto notare che non abbiamo ancora uno studio sul quale discutere – ha detto il premier in una conferenza stampa da Bruxelles -. Ecco, ora nella risoluzione finale il Consiglio invita la Commissione a produrre questo piano a livello europeo entro settembre, per poi discuterne nel Consiglio di ottobre». Ha poi ribadito che se dovessero esserci nuove azioni da parte di Mosca, allora il Consiglio europeo è aperto all’ipotesi di una riunione straordinaria e ha aggiunto: «È stato detto in modo esplicito: non faremo passare due mesi e mezzo senza far niente nel caso in cui dovessero avvenire altre cose sul fronte dell’energia».
In attesa che i Paesi Ue raggiungano un verdetto, vediamo in cosa consiste il cosiddetto «price cap» e a quali conseguenze porterebbe.

 

Cos’è il «price cap»?

L’idea di introdurre un «price cap», ovvero un tetto al prezzo del gas a livello europeo, è una battaglia che il governo italiano porta avanti da mesi. «L’imposizione di un tetto al prezzo del gas russo consentirebbe di ridurre i flussi finanziari verso Mosca», ha ricordato di recente il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Di fatto si tratterebbe di individuare un meccanismo per fissare un tetto nelle piattaforme di negoziazione del gas, un prezzo al di sopra del quale gli operatori europei non possono comprare. L’ipotesi è quella di una soglia massima tra gli 80 e 90 euro a megawattora.

Perché il governo italiano ritiene che sia uno strumento utile?

Secondo il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, questo meccanismo consentirebbe di attutire gli effetti del caro energia e di scoraggiare la «speculazione su imprese e famiglie». Inoltre, dato che le tariffe dell’elettricità rinnovabile sono connesse al prezzo della produzione elettrica a gas, il tetto al gas potrebbe spingere a rivedere l’intero sistema delle tariffe. «Il problema è che non possiamo imporre il tetto solo alla Russia, quindi, una volta applicato non sappiamo come reagirebbero altri produttori, ad esempio l’Algeria, nei confronti del mercato europeo», osserva Gianclaudio Torlizzi, esperto di commodity. Il timore è che una volta fissato un limite in Europa, la concorrenza di Paesi in cui il tetto non c’è, come quelli asiatici, possa diventare più forte.

Perché alcuni Paesi europei si oppongono al tetto al prezzo del gas?

Chi, in modo particolare, ha voluto rimandare a ottobre la discussione sul tetto al prezzo del gas sono i Paesi che più si sono manifestati contrati in questi mesi: i Paesi Nordici, Olanda in testa, secondo la quale fissare un tetto al prezzo del gas sarebbe un passo indietro rispetto alla liberalizzazione del mercato dell’energia. Per comprendere il no di Amsterdam bisogna tenere conto del fatto che l’Olanda è un paese produttore di gas e la sua capitale è sede del principale mercato Ue dell’energia. «Non siamo contrari» al price cap sul gas «per principio ma, sulla base delle prove che abbiamo, pensiamo che potrebbe non funzionare come alcuni pensano», ha dichiarato ieri il premier Mark Rutte. Anche la Germania fino a poco tempo fa si è sempre opposta all’ipotesi di introdurre un tetto al prezzo del gas, ma, dato che a Berlino la situazione è di massimo allarme dopo il razionamento delle forniture di gas deciso da Mosca, il governo tedesco potrebbe adottare una linea più morbida su questo tema. La linea italiana invece è condivisa da Francia, Spagna, Portogallo e Grecia.

Perché Draghi ha proposto un Consiglio Ue straordinario?

Il tentativo era di cercare di accelerare una svolta a livello europeo proprio sul tema del «price cap. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha proposto ai leader Ue di convocare un summit straordinario a luglio, ma appunto la decisione finale è stata di rimandare il Consiglio europeo a ottobre, dopo che la Commissione Ue avrà elaborato un progetto che sarà argomento di discussione.

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