Letta prende tempo: «Alzano steccati ideologici, i fatti uniranno le opposizioni»

Roberto Gressi Corriere della Sera 3 novembre 2022
Letta sul governo: «Il decreto sui rave un atto divisivo per distrarre dai veri temi»
Il segretario del Pd: Saranno i fatti a portare a una unità delle opposizioni. Il nuovo leader del partito avrà un’ampia maggioranza


«Decreto aberrante, va ritirato. Scelte pericolose sul Covid. Puntano a spaccare il Paese e a emarginare i moderati, è alla ricerca di nemici per evitare i problemi veri: il carovita, i rischi di recessione. I fatti porteranno le opposizioni a unirsi». Enrico Letta poi parla del Pd: «Sarà un congresso vero, chi si iscriverà alla fase costituente potrà dire la sua, votare e anche candidarsi alla guida del nuovo Pd».

Segretario, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dice che il decreto del governo riguarda solo i rave.
«Che il ministro abbia il bisogno di fornire un chiarimento verbale sul decreto rende evidente che si tratta di una norma oscura, messa in piedi solo per fare propaganda, un pasticcio che crea danni nell’ordinamento penale, che mette in difficoltà gli operatori del diritto e le forze dell’ordine. Una legge così sbagliata da non essere nemmeno emendabile: va ritirata».

Ci sono rischi che la norma possa estendersi ad altre situazioni?
«Non è esplicitato che riguardi solo i rave. Cattive interpretazioni e incertezze sono dietro l’angolo. Può interessare scuole, università, fabbriche, proteste ambientaliste… tutto ciò che coinvolge più di cinquanta persone. È un’aberrazione giuridica. Serve solo a mandare un messaggio identitario e a distrarre dai problemi veri: il carovita, le bollette, il rischio della recessione. Ed è gravissimo che si sia agito con un decreto, che è subito in funzione, quando c’è già l’articolo 633 del codice penale per queste situazioni. Si è voluto mettere in piedi una minaccia preventiva rispetto al dissenso».

Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna, critica il decreto ma dice che la legalità va difesa.
«Sono pienamente d’accordo con Bonaccini. A Modena, e con le normative esistenti, autorità e forze dell’ordine hanno gestito la situazione in modo impeccabile. Non difendiamo certo i rave party illegali. Ma qui c’è una scelta populista, la costruzione di un nemico, si sfascia il codice penale per ragioni identitarie e per nascondere i problemi. È una strada che punta a spaccare il Paese e a rendere insignificanti i moderati della stessa maggioranza: non li porterà lontano».

C’è un cambio di passo netto sulla gestione del Covid.
«Lega e Fratelli d’Italia sono coerenti con la linea che strizza l’occhio ai no vax che hanno seguito per tutta la pandemia. E ora, con l’inverno in arrivo e con il virus che andrebbe tenuto a bada, compiono scelte gravi che mettono in pericolo la salute degli italiani. Anche qui una mossa ideologica, fatta per dividere. Tutto poi nel primo Consiglio dei ministri, quando era doveroso attendersi risposte ai problemi concreti. Solo demagogia. Con Meloni che evoca Falcone e Borsellino e poi nomina sottosegretario Claudio Durigon, che voleva cancellare la dedica del parco comunale di Latina ai due magistrati uccisi dalla mafia per intitolarlo ad Arnaldo Mussolini».

Letizia Moratti, anche per il Covid, consuma lo strappo e si chiama fuori in Lombardia.
«È la prova di una gestione della pandemia disastrosa e del fatto che non c’è posto per i moderati. Basta guardare i dubbi di Forza Italia sulla gestione del virus. O sui contanti. O il no di Tajani all’uso delle intercettazioni».

Si può guardare a Moratti per le elezioni regionali?
«Ci sono le condizioni questa volta per vincere. Il Pd lombardo presenterà una candidatura forte e apriremo una discussione con tutti coloro che vogliono mandare la Lega all’opposizione».

Il governo blocca due navi cariche di migranti. Sostiene che non si tratta di soccorso in mare, ma di traffico di persone tra Ong e scafisti.
«Non vanno strumentalizzati i drammi delle persone. Spero che Meloni a Bruxelles capisca che serve cooperazione. Accordi con i Paesi che ci stanno per gestire la questione dei migranti, quindi senza Polonia e Ungheria, anche per evitare che il no di questi due Paesi servano da alibi per non fare nulla. E sono certo che Piantedosi parteciperà alle riunioni europee, al contrario di Salvini».

Opposizioni unite sul no al decreto, ma una strategia comune pare lontana.
«Saranno i fatti a portare a un’unità delle opposizioni. Questo governo non cercherà sponde. Scelgono lo scontro, anche a costo di pasticci, come quello sul decreto».

Non teme un Pd stretto tra Cinque stelle e Terzo polo che puntano a dissanguarlo, come è successo ai socialisti in Francia?
«È già stato un tema della campagna elettorale. Il risultato del voto ci dà una chance, con noi prima forza di opposizione, sta al Pd non sprecare l’occasione».

Sconcertano i tempi lunghi per il congresso del Pd, con le primarie fissate al 12 marzo.
«Io sono per un congresso che vada in profondità, ma con tempi rapidi. Ma i tempi li fissa il nostro statuto. Si possono comprimere non oltre un certo limite. Farò un appello a iscriversi alla fase costituente: si ripartirà da qui. Apriremo una consultazione rivolta a tutti gli aderenti, vecchi e nuovi, sulla strada che il Pd dovrà intraprendere. Avremo una carta dei valori, spero che le candidature alla segreteria arrivino rapidamente. Poi, se la prima fase congressuale avrà avuto successo, potremo rendere più rapida la seconda».

Chi si iscrive potrà candidarsi a guidare il partito?
«Assolutamente sì. Ricordo che il Pd è l’unica forza a fare un congresso, tutti gli altri sono partiti personali».

Ma anche nella sinistra c’è una forte tradizione di cooptazione.
«Sarà una cosa vera. Non sappiamo chi vincerà la sfida. Mi sento di dire: venite e decidete, faremo un congresso nel solco dei grandi partiti europei, dove si confronteranno idee e candidati».

Tanti temono: chiunque vincerà sarà prigioniero dei capi delle correnti.
«Non sarà così, perché ci sarà un confronto e un voto così ampi che il nuovo leader e tutto il gruppo dirigente che ne usciranno avranno una legittimazione enorme, che darà loro tutta l’autonomia necessaria per fare scelte coraggiose».

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