Il laboratorio Lazio è saltato, la partita del primato è nazionale

Giuliano Santoro il Manifesto 10 novembre 2022
Il campo largo è sempre più stretto. Le sinistre provano a ricucire
Si allontana l’alleanza per le elezioni regionali del Lazio. Appello di Verdi e Si: «Proviamoci». Nicola Zingaretti oggi si dimette da presidente: «Possiamo vincere anche senza M5S»


Oggi Nicola Zingaretti si dimette e apre ufficialmente il cammino verso le elezioni. E però, colui il quale benedì Giuseppe Conte come punto di riferimento fortissimo dei progressisti e che allargò prima di tutti la sua maggioranza in Regione ai 5 Stelle, oggi utilizza tutt’altre parole. «Conte rompe l’alleanza di centrosinistra senza motivo – sostiene Zingaretti – La questione dell’inceneritore non riguarda la Regione». Il capogruppo alla Camera del M5S Francesco Silvestri ribadisce: «Zingaretti sa bene che a volere fortemente l’inceneritore, rinnegando il Piano della stessa Regione Lazio, è il suo partito. È stato il Pd a inserire nel decreto che stanziava aiuti a famiglie e imprese in difficoltà, una norma che dà al sindaco di Roma poteri straordinari per costruire un inceneritore a Roma. E sa anche che Gualtieri ha confermato di volerlo realizzare».

Il sospetto è che queste posizioni nascondano i tatticismi della sfida per l’egemonia. Conte è impegnato a rosicchiare terreno al Pd e i dem presi dalle loro lotte intestine. Il rischio, insomma, è che i dirigenti facendo le valutazioni del caso a tutto pensino tranne che al destino amministrativo del Lazio, che in questo modo verrebbe consegnato alla destra in una riproposizione in piccolo della ritirata delle scorse elezioni politiche. Ieri Roberta Lombardi, assessora alla transizione ecologica con Zingaretti e grillina della prima ora, era assente (giustificata) all’evento finale della giunta laziale. Nella sua ricostruzione, la guerra sull’inceneritore parte dalle divisioni romane (e dunque dalla decisione di Virginia Raggi di ricandidarsi a sindaca). «A me nessuno toglie dalla testa che se su Roma fossero state fatte scelte diverse, optando per un più ampio progetto progressista ed evitando di inseguire egoismi personali, adesso dell’inceneritore non staremmo parlando». Tuttavia, avvisa Lombardi, si sta di nuovo sbagliando tutto e questa volta non solo per responsabilità del M5S: «Quello che è accaduto a Roma, e che ci ha portato ad andare divisi, avverrà anche nel Lazio, se non ci sarà un passo di lato, non indietro, su uno dei temi che ha diviso un campo più o meno largo che nel Lazio ha portato ottimi risultati».

L’operazione di ricucitura appare poco meno che disperata. Ci stanno provando dal lato grillino i promotori del Coordinamento 2050, che hanno riconosciuto il valore delle rivendicazioni di Conte ma hanno auspicato che il confronto programmatico possa ripartire dall’attuale maggioranza regionale, dunque senza escludere neppure gli esponenti locali del Terzo Polo. Anche Sinistra italiana e Verdi hanno auspicato un accordo. «Pensiamo che si debba costruire una convergenza con il M5S – dice il segretario di Si Nicola Fratoianni – Abbiamo delle idee per trovare delle soluzioni». Per il co-portavoce dei Verdi Angelo Bonelli «le indicazioni di Conte, seppur generali, sono condivisibili ma non sufficienti. Pd e M5S si parlino, noi vogliamo assumere la funzione di costruttori di convergenze, di ponti». Se tutto dovesse, come sembra, questa volta i rossoverdi potrebbero scegliere di contribuire al fronte progressista evocato da Conte, che ha già raccolto l’interesse di esponenti locali di Rifondazione comunista. Oggi Alessio D’Amato annuncerà la sua disponibilità a scendere in campo. L’assessore regionale alla sanità dice di non voler correre senza l’appoggio del Pd. Zingaretti, da sempre favorevole all’intesa col M5S, ora dice: «Possiamo vincere anche senza di loro».

Se il Pd dovesse convergere con il Terzo Polo nel Lazio ciò avrebbe ricadute anche sulla Lombardia? Difficile dirlo, viste le divisioni al Nazareno e il sindaco di Firenze Dario Nardella che addirittura evoca la possibilità di una scissione. Di sicuro, ogni giorno che passa la strada che conduce Giuliano Pisapia verso il Pirellone diventa più accidentata.

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